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Suburra

Tra le uscite più attese durante il CinemaDays figura “Suburra”, diretto da Stefano Sollima e basato sull’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Ambientato nel periodo precedente la caduta del governo Berlusconi, il regista decide di scandire drammaticamente il tempo dividendo gli avvenimenti in più giornate. Attorno a un grande evento, la trasformazione di Ostia nella Las Vegas d’Italia, si intrecciano le vicende dei tre protagonisti. Numero 8, giovane boss di Ostia, che incarna lo spirito ribelle restio ad attenersi alle rigide “leggi” della malavita. Filippo Malgradi, parlamentare corrotto e dalla vita dissoluta, pronto ad usare la sua posizione per garantire i propri interessi. Ed infine Manfredi Anacleti, capo di un clan di zingari disposto a tutto per ottenere un posto nella criminalità che conta. A colorare le loro vicende il regista inserisce una serie di personaggi minori ma decisivi; Viola, la tossica compagna di Numero 8, Sabrina, giovane escort di fiducia di Malgradi, emblemi del vizio e della lussuria, e Sebastiano, organizzatore di feste vip che si ritrova in un gioco più grande di lui. Su tutti aleggia l’ombra del temuto quanto rispettato Samurai, ex componente della Banda della Magliana, interpretato da un serafico Claudio Amendola, che si adopera per mantenere l’ordine e la pace tra i clan. 130 minuti per avere una panoramica della malavita della capitale, passando attraverso il contrasto tra le nuove potenze emergenti e i vecchi baluardi della criminalità in lotta per il rispetto degli antichi codici. Entrambi si richiamano ad una terza potenza, la politica, che finisce per ridursi a un mero sfondo di scontri in cui non si risparmia il sangue. Film da vedere per un pubblico medio che ha voglia di immergersi in questo spaccato di realtà. Da segnalare le interpretazioni di un sorprendente Claudio Amendola, ineccepibile nella serietà del suo ruolo, e di Pierfrancesco Favino, che da personalità al suo personaggio forse un po’ troppo stereotipato. Unica nota negativa è a volte l’eccessiva approssimazione di alcune storie (soprattutto le dimissioni di un cardinale) e un finale che si presta a non troppo chiare interpretazioni.

Diva Famà e Alessia Edvige Attivissimo

di Redazione UniVersoMe

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