Brancaccio – Storie di Mafia Quotidiana

  “Carme’, tu ci sei mai stato in treno?”
“E per andarmene dove?  C’è qualche posto meglio di Palermo?”
Brancaccio è lo sfondo e l’involucro avvolgente di molte storie. Così come delle vite che al suo interno si incrociano. E’ un luogo stantio e sospeso, separato apparentemente dal resto del mondo, dove gli eventi si ripetono seguendo ciascuno il medesimo corso circolare in un’atavica perpetua immobilità. Di recente la Bao Publishing ha curato questa nuova edizione del fumetto, uscita nelle librerie nel mese di febbraio. Al soggetto scritto da Giovanni di Gregorio che ha ottenuto nel 2007, all’epoca della prima pubblicazione, il riconoscimento Attilio Micheluzzi per la migliore sceneggiatura di un romanzo grafico e il premio Carlo Boscarato, si è aggiunta un’inedita appendice illustrata a colori di Claudio Stassi e una nuova copertina.
Entrambi gli autori, affermati e di fama internazionale, sono nati a Palermo, e già nelle dediche di apertura mettono nero su bianco quel plumbeo senso di nostalgia e di rassegnazione di chi ama la propria terra ma è costretto a lasciarla. Lo stesso destino che in un altro contesto, quello proprio del fumetto e della Palermo della metà degli anni ’90, Nino, l’adolescente protagonista delle illustrazioni, interpreta attraverso il desiderio di partire con il treno che di notte porta nel continente. La fuga verso un futuro diverso e migliore è solo uno degli aspetti che formano l’intreccio delle piccole storie quotidiane che agitano Brancaccio, il quartiere industriale che Pino Puglisi aveva sottratto alla mafia e fatto rivivere grazie alla forza comunicativa delle sue parole prima di venire assassinato nel settembre del 1993. Ma, se la mafia uccide, lo fa anche senza pallottole o bombe: “basta far finta che non ci sia”.
L’esigenza urgente di parlare e raccontare, come Rita Borsellino sottolinea nella prefazione, è la causa che ancora oggi portano avanti Libera, Addio Pizzo ed altre realtà e associazioni che operano nei quartieri della città per contrastare la mentalità mafiosa e interrompere l’immobilità che storie come quelle narrate rappresentano. La  capacità del fumetto di rivolgersi soprattutto ai giovani è interprete efficace di questa esigenza. Le linee dei disegni tracciano con nettezza, come i limiti della ferrovia, i confini di un quartiere schiacciato dalla misera e dalle pieghe dell’omertà: le moto rubate e rivendute nelle officine, le lotte dei cani cresciuti con le bastonate perché imparino ad attaccare, la malasanità e la corruzione negli ospedali, l’acqua che manca per giorni interi, i favoritismi e le mazzette. Dall’altra parte la rivalsa del doposcuola e le figure eroiche che in questa Palermo si incontrano, unite da un filo che le congiunge, ma che finisce per travolgerle:  Nino appunto, un venditore ambulante di panelle, e Angelina.
Il cambiamento può avvenire se non si rinuncia a gridare a gran voce. E ciò vale da sempre per Brancaccio e oltre Brancaccio, come nel titolo della prefazione. Il fumetto è un viaggio intenso e doloroso attraverso i chiaroscuri dei disegni di luoghi che ci sono familiari. E’ un romanzo disegnato che ha ottenuto un ampio consenso da parte dei lettori già nella prima edizione, e che in questa nuova veste torna a parlare di sé, senza smettere di parlare agli altri.
              
  Eulalia Cambria           

di Eulalia Cambria

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