Messina ed il Monastero di Montevergine Santa Eustochia Smeralda

 

DSC_0008“Oppresso da pene ed angustie
vengo a Voi, Santa Madre Eustochia,
per trovare nel vostro cuore
soccorso, conforto e pace.
Voi siete Avvocata, aiutatemi;
siete Protettrice, proteggetemi;
siete stata sempre fedelissima ascoltatrice, esauditemi;
ottenetemi da Gesù, vostro Divino Sposo,
le sospirate grazie e benedizioni celesti.
Amen”
Così recita
una delle preghiere della suora claustrale, che non è solamente un’elevazione della propria persona ma carità e dono d’amore per gli altri. Il sacrificio che compie per restare più vicina a Dio e partecipare della sua luce, si riversa misteriosamente sull’intera comunità degli uomini secondo le leggi della reversibilità nel bene e la Comunione dei Santi.

DSC_0027Ma, chi sono le suore claustrali? Entriamo nella macchina del tempo e configuriamo i parametri del viaggio all’anno 1212 d.C. quando, Santa Chiara fuggì dalla casa del padre, subì da San Francesco d’Assisi il taglio dei capelli e rice
vette il velo monastico. Inizialmente affidata all’ordine delle Benedettine, fu seguita dalla sorella e da altre compagne per poi essere trasferita negli umili locali della chiesa di San Damiano; da qui deriva il nome con il quale erano inizialmente designate: Povere Dame di San Damiano. A partire dal 1218 il cardinale Ugolino dei Conti di Segni iniziò a formulare per loro una nuova regola molto rigida, che prevedeva l’obbligo della clausura: questa regola fu rivista e definitivamente redatta da Chiara (per cui è detta Regola di Santa Chiara) e venne approvata da Papa Innocenzo IV il 9 agosto 1253. Anche a Messina esiste una comunità di clarisse che vive di preghiera e carità, l’unica nella diocesi di Messina ed in Sicilia. Questa realtà esiste grazie ad Eustochia Smeralda Calafato che nel 1464 ha fondato il monastero di Montevergine, oggi conosciuto anche sotto il nome di “Santa Maria degli Angioli”, per far rivivere lo spirito di vera povertà voluto da Chiara d’Assisi e che nei secoli era stato mitigato. In più di cinque secoli, molte donne hanno potuto abbracciare la regola di Chiara seguendo il Signore sulla via della perfezione.

Molto si sa sulla vita di Eustochia grazie ad uno scritto biografico redatto da una consorella. Si tramanda che sin da piccola la sua bellezza non passasse inosservata. Tuttavia, all’età di 15 anni decise di prendere i voti contro il parere della famiglia, ed entrò nel Monastero di Basicò con il nome di suor Eustochia, ove rimase per oltre dieci anni.
Amante della povertà e molto risoluta nei suoi propositi, riteneva che nel monastero non si osservasse alla lettera la regola delle clarisse, decise quindi di fondare un nuovo convento che chiamò “Montevergine“, dove alla sua morte vi erano ben 50 suore. Il suo Monastero ebbe scambi culturali e spirituali con altri monasteri dell’Osservanza. Il suo corpo è ancora incorrotto ed è conservato nel Monastero. Venne canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 giugno 1988, durante una sua visita a Messina.

 

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La primitiva Via dei Monasteri, oggi corrispondente grossomodo alla Via XXIV Maggio, ove sorge il santuario di Montevergine, era una delle più importanti arterie urbane. In epoca greco-bizantina essa era denominata “dromo“, ossia corso per eccellenza, per la teoria di monasteri che la fiancheggiavano, spettacolare colpo d’occhio per chi ammirava la città dal basso e per chi proveniva via mare. In epoca contemporanea l’aggregato religioso di Montevergine costituisce l’unica istituzione superstite ai terremoti della Calabria, della Val di Noto, e di Messina del 1908.

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La chiesa era ad unica navata, abbellita con tarsie marmoree e grandi affreschi nel soffitto, opere di Letterio Paladino, come il quadro della Concezione e della Sacra Lettera. Il portale tardo cinquecentesco e la tribuna sono attribuiti agli architetti Maffei. La “basilica nuova”, costruita dopo il terremoto del 1908, è stata eretta dall’architetto romano Florestano di Fausto a partire dal 1952. È un edificio in stile romanico modernizzato, a tre navate. Nella sua semplicità e purezza di linee architettoniche è un vero monumento di fede e di arte. In fondo alla navata centrale, si apre l’ampio Presbiterio, fiancheggiato in alto da due matronei e dal maestoso organo. Sotto, il semplice e moderno coro in legno di noce e radica di olivo. Addossato alla parete di fondo si innalza il monumentale Trono dove è collocata l’ immagine della Madonna, una bellissima pittura, su due tavoloni di pino: una delle più belle immagini di Madonne italiche. Il Trono si compone di marmi pregiati, di statue e bassorilievi di bronzo, su uno sfondo di mosaico monocromo, opera di J. Hainal.

Ad oggi, il Monastero è situato in Via XXIV Maggio, 161 ed è aperto al pubblico per la Santa Messa e per la visita al corpo di Sant’Eustochia.

Erika Santoddì

foto: Erika Santoddì

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