La finestra sul cortile: quando il cinema diventa protagonista del film

Il semiologo francese Christian Metz, nel saggio Cinema e psicanalisi, afferma che gli spettatori cinematografici possono essere divisi in due categorie. In primo luogo c’è il sognatore che immobile, rilassato, nel buio della sala, come in un sogno, osserva un’illusione con cui non può interagire. Poi c’è il voyeur (termine francese che può essere semplicisticamente tradotto come “guardone”), che si introduce indisturbato nell’intimità dell’oggetto del desiderio, spiandolo come dal buco della serratura. 

Senza dubbio, nei cinefili più attenti, l’immagine dello spettatore-voyeur rievoca La finestra sul cortile, capolavoro di Alfred Hitchcock del 1954, tratto dal racconto di Cornell Woolrich.

Jeff (interpretato da uno splendido e spassoso James Stewart) un fotoreporter, è costretto all’immobilità a causa di una gamba rotta. Per trascorrere le afose giornate estive che gli restano prima della rimozione del gesso, osserva con un binocolo gli inquilini della palazzina di fronte alla sua finestra. Alcuni eventi sospetti osservati catturano la sua attenzione e grazie all’aiuto della devota fidanzata Lisa (interpretata dalla talentuosa Grace Kelly, che sembra nata per questo ruolo), comincia ad indagare.

Il sapiente gioco di alternare inquadrature convenzionali ed in soggettiva, attraverso il binocolo, suggerisce un rapporto strettissimo, spesso di immedesimazione, tra lo spettatore e Jeff. Come lo spettatore, Jeff osserva la realtà attraverso  una finestra che funge da schermo, ed un binocolo che funge da obbiettivo. Allo stesso tempo, come Jeff, lo spettatore è voyeur, vorrebbe avvertire i personaggi  dell’imminente pericolo, agire, ma non può muoversi, è immobile, incollato alla sedia. Ma non basta. Jeff difatti risulta essere anche regista, è colui che decide ciò che lo spettatore può vedere.

Jeff è un  personaggio statico, prototipo dell’inetto, che osserva la realtà ed è incapace di interagirvi. La vera azione viene svolta da Lisa, che per amore del fidanzato, arriva persino a mettere a rischio la vita. Solo alla fine il fotoreporter diventa attore della vicenda, quando l’azione si sposta nella sua camera, quando (riprendendo l’analogia esposta prima) si ha una rottura della quarta parete.

James Stewart veste i panni di Jeff

In generale, non è difficile identificarsi con il protagonista. Dopotutto, ancora oggi, basta guardarsi intorno per trovare tanti Jeff in mezzo a noi: lo vediamo incollato alla televisione davanti al reality di turno; lo vediamo cercare morbosamente dettagli sanguinosi sull’ultimo fatto di cronaca nera; più banalmente lo troviamo dietro un computer mentre si relaziona con il mondo attraverso uno schermo.

Una regia impeccabile, un soggetto accattivante,  una recitazione eccellente e mille spunti di riflessione . In poche parole un capolavoro che non può mancare nella lista dei film da vedere assolutamente.

Renata Cuzzola

di Redazione UniVersoMe

Leggi Anche...

wall of eyes

Wall of Eyes dei The Smile è un album magnetico

Qualche critico musicale parla ogni tanto dell’esistenza di un nuovo genere musicale nato dopo dopo …