Big Eyes : grandi occhi per grandi ambizioni.

Margaret Ulbric (Amy Adams), una giovane artista, decide di trasferirsi a San Francisco insieme alla figlia Jane per intraprendere una nuova vita lontana dal marito.
Artista di professione, cerca invano di trovare un’occupazione nel suo ambito ma pur di non abbandonare la sua passione e sfruttare il suo talento, si adatta diventando un’artista di strada dipingendo ritratti commissionati dai passanti firmati con il suo marchio di fabbrica, nonché tratto distintivo: grandi occhi. Lei non è la sola a dipingere e proprio nella stessa strada del suo lavoro, Walter Keane (Christoph Waltz), altro artista, rimane incantato dalla bellezza della donna e senza pensarci troppo, avvia un approccio.
I due, fra giornate spese all’insegna della spensieratezza e scambi di opinioni artistiche, finisco per innamorarsi a tal punto che Margaret si convince a divorziare dal marito e a sposare Walter, nonostante lo conosca da non molto tempo.
Poiché i due coltivano una grande passione per l’arte da volerla trasformare in professione, cercano in tutti i modi di allestire una galleria con i loro quadri, sia per farsi conoscere ed entrare finalmente nel mondo dell’arte ritagliandosi un loro spazio, sia per racimolare del denaro e poter vivere dei loro lavori. Dopo numerosissimi tentativi e fallimenti riescono nel loro intento, riuscendo addirittura a vendere dei loro quadri. Tutto sembra andare per il meglio. O forse no…

Big Eyes” è un film del 2014 prodotto e diretto da Tim Burton con la cura della sceneggiatura affidata alla penna di Scott Alexander e Larry Karaszewski.
Inevitabile aspettarsi lo stile controverso, cupo, psichedelico e caratteristico di Burton in ogni sua pellicola, ma non è questo il caso.
Infatti questa volta il buon Tim si dedica ad un film biografico, legandosi alla realtà anziché alla sua classica e pazza fantasia. E forse è questa aspettativa pregiudiziosa che rende Big Eyes un buon lavoro, ma deludente se legato alla figura del regista.
La scena è caratterizzata costantemente da coerenza, una linea guida continua e poco pathos, lasciando la pellicola quasi anonima e lo spettatore, con l’amaro in bocca.
Benché questo possa essere un giudizio legato al singolo, il vero problema è la spettacolarizzazione, fondamentale se si parla di cinema. Infatti Big Eyes sembra quasi “evitabile”, o meglio, basato su una storia particolare giusta da conoscere ma forse non abbastanza per il cinema.
Complessivamente, al contrario, si rivela essere ben studiato, curato e sicuramente piacevole da guardare, magari anche in compagnia.

   Giuseppe Maimone

di Redazione UniVersoMe

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