La battaglia di Lepanto in una carta nautica d'epoca. Ignazio Danti, 1572, Musei Vatican i

… una delle più importanti spedizioni militari della storia moderna partì da Messina?

Messina, città portuale per eccellenza, per via della sua posizione privilegiata di controllo sul Mediterraneo, è sempre stata considerata una importantissima base militare, e sono dunque davvero tantissime le imprese belliche a cui è legato il suo nome; ma una è davvero importante, tanto che la troverete, in un posto di rilievo, praticamente su qualsiasi libro di storia moderna.

Proprio da Messina, infatti, partì la flotta che prese parte alla battaglia di Lepanto, considerata da alcuni storici come “l’ultima Crociata”; l’ultima volta, cioè, in cui un grande esercito formato da soldati di diverse nazionalità si riunisce in risposta all’appello papale per recarsi a combattere gli Infedeli.

È il 1571 e il bacino del Mediterraneo è una bomba a orologeria: la politica espansionistica dell’Impero Ottomano, con le sue famigerate navi corsare, minaccia la sicurezza delle città marinare e dei commerci via mare delle nazioni cristiane.

A coalizzarsi contro il nemico turco sono dunque proprio gli Stati dell’epoca che dal commercio marittimo traggono i maggiori vantaggi: la Repubblica di Venezia, che all’epoca controllava gran paete dei commerci con l’Oriente; Genova e alcune città della Toscana, mosse da simili interessi; l’Ordine di Malta, che con gli Ottomani ha qualche conto in sospeso (neanche sei anni prima i Turchi erano arrivati a un passo dal conquistare La Valletta); e infine, ovviamente, il Papato.

È proprio il Papa, Pio V, a chiamare in causa il re di Spagna, Filippo II, un re devoto ai limiti del fanatismo che si fregia del titolo di difensore della Chiesa. Il monarca risponde all’appello ponendo a capo della spedizione un suo generale di fiducia, il fratellastro, don Giovanni d’Austria, all’epoca appena ventitreenne: nasce così la Lega Santa.

Quando si tratta di scegliere un quartier generale in cui organizzare le forze, nessuno ha dubbi: spetta a Messina, per la sua posizione geografica vantaggiosa, l’onore e l’onere di accogliere le forze cristiane, e la tradizione vuole che proprio lo scienziato messinese Francesco Maurolico si sia occupato di fornire le carte nautiche per la spedizione.

Lo scontro decisivo avviene al largo di Lepanto, una isola greca, domenica 7 ottobre 1571. È una mattanza nel corso della quale migliaia di soldati di entrambe le parti perdono la vita; si conclude, dopo diverse ore, con una sofferta vittoria delle truppe cristiane, che riescono a uccidere il generale nemico, Alì Pasha. I vincitori rientrano dunque a Messina, per festeggiare l’esito dell’impresa e curare i feriti: tra essi, anche un giovanissimo Miguel de Cervantes.

Si trattò di una vittoria decisiva o di un inutile spargimento di sangue?

Il dibattito storiografico su questo interrogativo è tutt’ora accesissimo, infuocato da abbastanza ovvie implicazioni politiche e ideologiche. Quel che è certo è che, per il mondo cristiano, la battaglia di Lepanto fu celebrata come un incredibile miracolo e una vittoria della Fede, tanto che fu istituita addirittura una festa religiosa per commemorarla (quella della Madonna del Rosario). Anche a Messina è rimasta viva la memoria di questo evento nell’omonima piazza Lepanto, di fronte all’Annunziata dei Catalani, dove si trova il monumento a Don Giovanni d’Austria.

Gianpaolo Basile

di Gianpaolo Basile

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