Un regalo inaspettato

Mancano dieci giorni al Natale.

Sono sommerso dal lavoro e non rispondo al cellulare da giorni. Mi alzo dal letto a rilento. Mi infilo nella doccia e sento scorrere addosso l’acqua calda, piano il mio corpo si risveglia dal torpore. Butto gli occhi allo specchio e vedo un uomo diverso.

Eccolo lì Giorgio Marinetti, trentenne single che nella vita ha sempre pensato di fare bene, la cosa giusta. Vedo riflessa l’immagine di un uomo stanco, la barba incolta e un sorriso spento. E’ il suono del cellulare che mi riporta alla realtà. Sono solo le sette del mattino e già il capo vuole gettarmi addosso ansie e preoccupazioni.

Automaticamente faccio una cosa che forse avrei dovuto fare da troppo tempo: rifiuto la chiamata. Preparo con cura la colazione friggendo delle uova. Il profumo invade la casa e mi fa sorridere.

La mia casa non profuma mai di cibo, immerso come sono nel lavoro, non ho mai il tempo di cucinare. Prendo la giacca e la sciarpa e corro in ufficio. Vado dritto dal capo: – “Buongiorno oggi la mia scrivania rimarrà vuota” – gli dico a bruciapelo. –  “Ma cosa diamine dici Giorgio siamo indietro col programma e lo sai” – prova a controbattere.

Ma il mio bisogno di evadere batte tutto. Lavoro per una agenzia pubblicitaria prestigiosa da sei anni e in tutto questo tempo non ho mai preso un giorno libero. Quando esco dall’azienda il vento gelido mi scuote e mi sento bene come non mai.

Mi siedo su una panchina e chiamo mia madre rassicurandola che tutto va bene e che presto la raggiungerò per trascorrere insieme le feste. Il Natale non mi piace da quando mio padre è andato: via quel posto vuoto fa male; è come una lama che arriva dritta al cuore.

Passeggio per i portici, la neve ha imbiancato tutta la città. Mi accorgo di una piccola libreria a cui non avevo fatto mai caso, tanto vado di fretta. Decido di entrare. L’odore mi riporta alla mia infanzia. Da bambino me ne stavo sempre in soffitta a leggere. Ho sempre amato la lettura. Non mi rendo conto di come non abbia mai prestato attenzione a questa libreria. Si respira magia. Le pareti sono di un blu scuro, intenso; gli scaffali sono di legno chiaro realizzati con dei vecchi bancali.

Balza ai miei occhi un libro di Calvino, il preferito di papà. Lo afferro e inizio a sfogliarlo. Una lacrima riga il mio volto. Questa è davvero una giornata speciale: non piangevo da anni. Quella lacrima riuscì a dare sfogo a tutto quello che da troppo tempo mi portavo dentro. Riposi il libro con cura mi asciugai il viso e mentre mi apprestavo a uscire sentii una voce.

Mi sono voltato e l’ho vista. Altro colpo di scena della giornata. Le luci natalizie illuminano i suoi capelli nero corvino che incorniciano un volto dalle linee perfette. Occhi verdi e un neo accanto alla bocca come se fosse disegnato. Si muove confusa tra gli scaffali. Un lungo cappotto color caramello e una vecchia borsa di pelle. Aveva l’aria sofisticata. Urtò dei libri e caddero sul pavimento. Mi precipitai a raccoglierli in cerca di un contatto.

-“Lei è davvero gentile, cosa posso fare per sdebitarmi?” – mentre parlava notai quelle labbra carnose che veniva voglia di mordere. –“Un caffè con lei mi sembra un’ottima ricompensa” – dissi cercando di usare un tono gentile e simpatico.  – “Mi chiamo Rachele piacere”– mi disse stringendomi la mano – “ sono qui in vacanza e di questa città conosco davvero pochissimo le andrebbe di farmi da cicerone?”.

Siamo usciti dalla libreria. Camminiamo per le vie della città mentre la neve continua a cadere. Rachele con naturalezza mi racconta di lei, del suo lavoro, della sua vita. E’ bellissima e non riesco a staccare gli occhi dalle sua labbra. Quella naturalezza nel parlare di sé mi strega. Non avevo mai conosciuto una donna così. Ha addosso una energia che travolge.

Ho scelto una trattoria, quelle classiche con la tovaglia rossa a quadretti. Rachele si esalta per la bontà del cibo e mi racconta i suoi disastri in cucina.

Improvvisamente le squilla il cellulare.  –“Arrivo” – dice con tono quasi preoccupato. Le chiedo cosa succede ma lei non risponde. Mi guarda intensamente. Mi bacia e va via.

Chi è davvero Rachele. Dove vive. Non so nulla di lei e forse non la vedrò mai più. Mi invade un senso di tristezza. Di Rachele resta poco. Resta il suo profumo addosso.

Per quanto riguarda questa giornata resta molto. Forse questo è il mio regalo inaspettato di Natale: un cambiamento. Giorgio Marinetti è vivo e ha capito che oltre il lavoro c’è una vita che aspetta solo di essere vissuta.

Veronica Micali

di Redazione UniVersoMe

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