Il concerto: la funzione della musica in tutte le sue sfaccettature.

Radu Mihăileanu, regista conosciuto al grande pubblico per Train de vie, film del 1998, torna nel 2009 con Il concerto, vincitore di un David di Donatello, di un Nastro d’argento e nominato ai Golden Globe come miglior film straniero.

Il protagonista è Andrei Filipov, un direttore di orchestra del teatro Bol’šoj di Mosca che nel 1981 si rifiuta di licenziare tutti i musicisti ebrei della sua orchestra, come richiesto dal presidente Brežnev. Per questo motivo Filipov perde il posto e con lui tutti i musicisti dell’orchestra.

Trent’anni dopo Filipov lavora ancora al Bol’šoj, ma come custode. Casualmente legge un fax indirizzato al direttore in cui si legge che l’orchestra è invitata a Parigi per tenere un concerto al Teatro Châtelet. Senza pensarci due volte, Filipov distrugge le prove del fax e decide di riunire i suoi vecchi amici musicisti spacciandoli per la vera orchestra del Bol’šoj per esibirsi a Parigi nel Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij. A Parigi avrà modo di conoscere Anne Marie Jacquet, una giovane violinista francese di fama internazionale a cui il protagonista è legato da un vecchio segreto.

Gli elementi in comune con Train de Vie sicuramente non mancano: dall’impostura positiva che permette ai protagonisti di raggiungere un obbiettivo, l’impianto che oscilla vertiginosamente tra favola e realtà e la musica che diventa strumento di unione tra varie etnie. Lavoro eccellente quello di Armand Amar, che ha curato la colonna sonora e che è riuscito a trovare un connubio tra la musica classica, la musica gitana e la musica popolare dell’est.

Già dalle prime scene il film delinea la società odierna di una Russia piena di contraddizioni, descrivendo una manifestazione comunista i cui partecipanti sono comparse, o con un matrimonio di un mafioso finito in una grottesca sparatoria.

Il regista in varie interviste ha precisato che l’intento del film è quello di opporsi a tutte quelle dittature che mettono in ginocchio le persone e impediscono loro di compiere il loro destino. In fondo Il Concerto mette in scena proprio questo, musicisti eccezionali acclamati in tutto il mondo che si ritrovano da un giorno all’altro a fare i lavori più umili, dal facchino al tassista, al doppiatore di film erotici.

Ad ogni modo, trascendendo l’aspetto puramente socio-economico, rimane soltanto la musica, l’Armonia suprema ricercata in maniera ossessiva dal protagonista. La musica diviene strumento di catarsi, che permette a Filipov di riconciliarsi con il passato; diviene strumento di verità per la giovane violinista, che scoprirà qualcosa che riguarda i suoi genitori; diviene strumento di rivalsa per degli uomini che sono stati messi in ginocchio da una dittatura a cui è stato impedito di compiere il loro destino; diviene infine strumento di unione e armonia. Citando Filipov

“L’orchestra è un mondo. Ognuno contribuisce con il proprio strumento, con il proprio talento. Per il tempo di un concerto siamo tutti uniti, e suoniamo insieme, nella speranza di arrivare ad un suono magico: l’armonia.”

La scena è retta meravigliosamente da un talentuoso Aleksej Gus’kov (nel ruolo di Filipov) stella del cinema russo che speriamo di vedere presto nelle produzioni occidentali. Non si può infine non citare Mélanie Laurent (Shoshanna nel tarantiniano Bastardi senza gloria) che interpreta egregiamente la violinista Anne Marie Jacquet.

Nonostante a volte scada nel grottesco, Il concerto è un film godibile che sicuramente vi strapperà più di una risata.

 

Renata Cuzzola

di Redazione UniVersoMe

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