Ruby bis, l’esito della sentenza

Nel pomeriggio del 7 maggio la Corte d’Appello ha emesso la sentenza: condanne lievemente ridotte per Fede e Minetti, ora rispettivamente a 4 anni e 7 mesi e a 2 anni e 10 mesi.

L’avvocato di Nicole MinettiPasquale Pantano, ha esordito così davanti alla Corte d’Appello di Milano: “Come nel caso di dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito, Marco Cappato ha solo aiutato quell’uomo nell’esercizio di un diritto, anche Nicole Minetti, ex consigliera lombarda, ha solo dato un aiuto alle giovani ospiti alle serate di Silvio Berlusconi ad Arcore “nell’esercizio libero della prostituzione”. Una pratica che rientrerebbe in una generica libertà di autodeterminazione.” 

 

Il legale, sostenendo questo scioccante e forzato parallelismo ha scatenato nell’opinione pubblica una massiccia indignazione: nonostante si trovi giusto che ogni imputato abbia diritto ad essere difeso dal punto di vista della libertà, non è accettabile che un avvocato possa porre sullo stesso piano suicidio assistito e prostituzione.

Per sostenere la tesi, Pantano, richiamando l’ordinanza nel processo a Cappato «sulla libertà di decidere della propria vita» , afferma:

«Non si comprende come possa essere criminologicamente rilevante aiutare qualcuno nell’esercizio libero della prostituzione, in una società che si è evoluta rispetto alla prostituzione degli anni ’40 a cui si riferisce la legge Merlin. All’epoca – ha aggiunto – non c’erano le escort che oggi si offrono liberamente». E ancora: «Se non c’è violazione della sfera di libertà, come avviene invece nella tratta delle prostitute ‘schiave’, non c’è reato».

La difesa della Minetti, così come quella di Emilio Fede – anch’egli sotto processo – ha chiesto prima l’assoluzione, per poi sollevare la questione del favoreggiamento alla prostituzione «quando non c’è costrizione ma libero esercizio».

Per questo motivo nella scorsa udienza il sostituto procuratore generale, Daniela Meliota, ha insistito sulla tesi del “sistema prostitutivo” per chiedere: sia di respingere la questione di illegittimità costituzionale sia la conferma delle condanne per l’ex direttore del Tg4 e per l’ex consigliera lombarda, affermando che:

“Oggi non è possibile pensare a un’attività di libera prostituzione”

Ciò che più indigna e lascia sconcertati è il mancato rispetto mostrato verso la questione etica, per cui un avvocato ha rischiato la galera autodenunciandosi per un caso che seppur difeso dalla rimarrà sempre sporco.

Francesca Grasso

Cristina Geraci

 

 

 

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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