Gatta Cenerentola: quando l’animazione è cosa da adulti.

E’ un momento d’oro per Napoli.
Vittorio Basile (Mariano Rigillo), un ricco scienziato di origini napoletane, è pronto a rilanciare la città ed il territorio con un progetto ambizioso consistente nella trasformazione dell’area partenopea in un polo tecnologico, sfruttando la tecnologia della nuova nave di sua proprietà, la “Megaride”, in grado di trasmettere sotto forma di ologrammi ciò che accade al suo interno. Ma Vittorio è più di questo.

E’ anche padre di Mia, sua unica figlia e futuro sposo di Angelica Carannante (Maria Pia Calzone), avvenente donna con a carico cinque figli, quattro femmine e un maschio al quale piace assumere atteggiamenti femminili. In realtà la promessa sposa cela un grande segreto: una relazione con Salvatore Lo Giusto (Massimiliano Gallo), un malavitoso con l’intento di arricchirsi sfruttando le radici del lavoro in fase embrionale di Vittorio. Sarà proprio Lo Giusto a convincere Angelica a sposare lo scienziato, secondo un piano elaborato nei minimi dettagli dove Vittorio ne uscirà inevitabilmente sconfitto. Questo evento stravolgerà la vita promessa di Napoli, ma soprattutto, quella di Mia.

“Gatta Cenerentola” è un film di animazione del 2017, diretto da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone.
Riconosciuto con svariati premi e nomination tra cui due David di Donatello, vanta di essere un progetto tutto italiano e unico nel suo genere, vista la quasi estraneità italiana ad un ambito cinematografico così mirato, spesso cedendo il passo alla ormai consacrata arte nipponica, leader del genere.
Eppure l’Italia non smette di stupire, proponendo un prodotto alieno che suscita stupore se in relazione al nostro territorio e che riesce a scardinare la inevitabile relazione disegno-bambino.

Perché qui di infantile, c’è davvero poco. Benché lontani dalla concorrenza “Made in USA” firmata Pixar e il “Re” del Sol Levante, Studio Ghibli, è lodevole il lavoro svolto nella realizzazione dei soggetti e lo stile usato, nonostante molti difetti e forse un disegno volutamente grezzo.
Interessante è la scelta di usare “un cartone” per narrare vicende adulte, quali sanguinarie faide familiari, che a primo impatto andrebbero in contrasto. Eppure, dopo aver superato questo “ostacolo”, tutto sembra funzionare senza badarci troppo, accompagnato da un doppiaggio altalenante, che oscilla fra il bene e il male (primeggia senza dubbio Massimiliano Gallo, alla sua prima esperienza di doppiaggio).
Purtroppo la scelta del parlato, quasi del tutto in lingua napoletana, è un arma a doppio taglio. Se da una parte è una precisa cura del dettaglio e azzeccata decisione al fine di intersecare temi e luoghi, per una coerenza e immedesimazione maggiore assolutamente apprezzabile, dall’altra rischia di far abbassare l’attenzione dello spettatore più focalizzato nel tentativo di comprendere i dialoghi che nel seguire le immagini a schermo.

“Gatta Cenerentola” è un ottimo inizio per espandere il cinema italiano in altri ambiti cinematografici ancora poco esplorati e un buon banco di prova che dimostra che con costante impegno, tenacia e, possibilmente, coraggio, si può solo migliorare.

                                                                                             Giuseppe Maimone

di Redazione UniVersoMe

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