I Nostri Mari invasi dalla plastica

Il 5 Giugno si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’8 Giugno la Giornata Mondiale degli Oceani; pochi giorni di distanza l’uno dall’altro per questi due importantissimi eventi, vicini quest’anno anche per il tema affrontato. La lotta all’inquinamento da plastica.

Sono 8 milioni, secondo quanto riportato dall’Unep, i rifiuti plastici riversati negli oceani.

“L’80% dell’inquinamento marino proviene dalla terra, compresi otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che ogni anno finiscono in mare”. La plastica soffoca corsi d’acqua, danneggia le comunità che dipendono dalla pesca e dal turismo, uccide tartarughe e uccelli, balene e delfini, si fa strada nelle zone più remote del pianeta e lungo tutta la catena alimentare”, questo è cio che ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite.

Questo dovrebbe bastare a sensibilizzare le coscienze di tutti a riguardo, eppure il consumo di plastica non diminuisce, le precauzioni che sono state adottate, ad esempio quella della Bioplastica, sono poca cosa a fronte ad un problema tanto grande.

 

Siamo tutti coinvolti, vittime e carnefici del degrado ambientale che dilaga. Ci tocca molto, troppo da vicino.

E’ il caso del Mare Nostrum, ospitante il 7% delle microplastiche presenti sul pianeta, forse un dato non esageratamente alto se non fosse che il Mediterraneo rappresenta solamente l’1% delle acque internazionali. I pesci che vivono lì (e che poi ritroviamo sulla nostra tavola) presentano rifiuti di plastica nello stomaco. Danneggiamo l’ambiente e noi stessi. E si avvertono ripercussioni in qualunque ambito, da quello già detto della salute, della biodiversità a quello economico, nel settore della pesca e del turismo ad esempio.

Ma come è possibile venire a capo di tale problema? Inutile dire solamente “bisogna agire nel nostro piccolo”, purtroppo non basta; sono le grandi industrie, le grandi aziende a doversi occupare del corretto recupero e smaltimento dei rifiuti, a dover applicare politiche a rifiuti zero, il cambiamento più grande deve partire da loro, il nostro contributo è necessario, serve, ma da solo non basterà mai.

 

Un grande esempio ci viene da Roma, dove l’artista Maria Cristina Finucci, ai Fori Imperiali ha realizzato l’installazione luminosa “HELP the Ocean”, costituita da un insieme di gabbioni in rete metallica rivestiti da un ricamo di sei milioni di tappini di plastica colorati. L’intento è quello di lanciare un grido di sensibilizzazione sulla condizione del mare e di tutto il pianeta. Renderci consapevoli di un problema di fronte al quale non possiamo chiudere gli occhi.

 

Benedetta Sisinni

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