Attentato alla metropolitana di Tokyo: Che cosa è successo?

Nel 1995 una setta organizzò un attentato con il sarin nella metro di Tokyo.

Nel 1995 un attentato nella metropolitana di Tokyo, condotto con il gas sarin, causò la morte di 13 persone e conseguenze non letali per altre migliaia di persone.

Il gas, sotto forma liquida, fu messo in sacchetti di plastica avvolti da giornali che, in alcune situazioni, furono forati dagli attentatori con la punta di alcuni ombrelli, favorendo quindi la diffusione della tossina negli ambienti chiusi della metro, provocando ai passeggeri soffocamento, paralisi, nausea e problemi agli occhi.

In una delle stazioni colpite dalla setta la strage fu evitata solo grazie alla prontezza di un dipendente della metropolitana e del vice capostazione, i quali persero la vita  a causa dell’inalazione del gas sarin.

Inizialmente, le indagini della polizia si indirizzarono su alcuni gruppi di estrema destra attivi nel paese che avevano  minacciato azioni violente, dopo le scuse del governo per l’attacco di Pearl Harbor. I sospetti si concentrarono poi sul gruppo Aum Shinrikyo e sul suo leader Shoko Asahara , che a due mesi dall’attacco, fu arrestato e condannato a morte per impiccagione il 27 febbraio 2004.

Asahara, pseudonimo di Chizuo Matsumoto, fu responsabile anche di altri crimini, tra cui un altro attacco attraverso l’utilizzo del  gas condotto a Matsumoto nel giugno del 1994. La sentenza di condanna era stata emessa dalla Suprema Corte nel 2006, aveva respinto l’ipotesi di una incapacità mentale da parte di Asahara.

Una condanna a morte che, se da un lato chiude la vicenda giudiziaria, dall’altro riapre anche qualche ferita, come scrive il Japan Times, per un attentato, quello del ’95 a Tokyo, che ha segnato di fatto una cesura epocale rispetto al senso di sicurezza avvertito dai giapponesi nel post guerra. Laddove  il sipario scende sui crimini sconvolgenti causati dalla setta, qualche domanda resta;  una tra queste, il fatto che Asahara si fosse  rinchiuso nell’ultimo decennio nel silenzio, senza mai assumersi la responsabilità, o senza mai approfondire le ragioni dei crimini oltre a quelle legate al culto della setta.

In Giappone le condanne a morte non vengono eseguite fino a quando il verdetto contro tutti gli imputati e complici siano definitivi, senza ammettere alcun.

Il 6 Luglio 2018 la condanna viene definitiva. i sette responsabili dell’attentato sono stati giustiziati, mentre gli altri sei seguaci del gruppo sono ancora in carcere, condannati all’ergastolo.

 

 

 

Selina Nicita

di Selina Nicita

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