Cinefilia per idioti: i film Horror

Credo che questo sia l’anno dell’horror.  Non so se dipenda dal fatto che Facebook abbia deciso di propormi (durante lo scorrimento bacheca serale) solo trailer di film horror che usciranno , o dal fatto che effettivamente questo genere di film stia facendo il boom ultimamente, ma credo di poter ingenuamente affermare che sia l’anno dell’horror.
Non mi ritengo un’appassionata di questo genere di film, né un esperta. Dopo un’attenta osservazione, dovuta ad anni di film horror insieme a mia cugina, ( il suo archivio film, a quanto pare, non contemplava altri generi) sono arrivata a due conclusioni che mi hanno spinta a scrivere quanto segue.
1. Non esistono più i film horror di una volta. Sanno tutti di ” Déjà vu”, trame noiose, banali e ripetitive. Il mio ultimo errore più grande fu quello di andare a vedere “The Green Inferno”: a confronto un film horror degli anni ’80 mette va più paura ed aveva anche più effetti speciali.
2. Come qualsiasi altro genere, l’horror presenta degli elementi frequenti che lo caratterizzano. Vi chiederete quale possa essere la novità nella mia osservazione. Beh, io non mi riferisco agli elementi che categorizzano un genere e lo distinguono da un ‘altro, mi riferisco invece a quei “must” che un film horror ha da sempre, quel tipo di must che permettono a film parodie ( vedi Scary Movie) di esistere. Prima di cominciare è bene individuare due macro categorie dell’horror (ho assolto io questo arduo compito): triller/splatter e paranormale.
Ecco cosa potremo trovare nei Triller/Splatter.
Si parte sempre da un gruppo di amici: in questo genere di film non si è mai soli, a farti compagnia per la tua morte imminente ci sono gli amici di sempre. O anche no. In situazioni drammatiche, chiunque diventa tuo amico, anche il tizio sfigato con gli occhiali, conosciuto il primo giorno di campeggio. Il consiglio che mi sento di dare? Non affezionatevi troppo.
Tra l’altro, il range d’età scelto è sempre lo stesso: ci sono sempre i soliti. Si sa che, le prede preferite dai serial killer incompresi, sono gli adolescenti. In particolare una cheerleader , un giocatore di football, l’amico di colore saggio e simpatico a tutti , il bad boy e il/la nuovo/a arrivato/a con peculiare personalità e con un misterioso passato. Il nostro bel gruppetto di stereotipi, capirai, in sella a veicoli non funzionanti: prima di partire per un lungo viaggio, oltre a portare con te la voglia di non tornare più, bisognerebbe anche controllare la batteria, olio e freni. Cosa che i nostri cari protagonisti, a quanto pare, non fanno mai. Qualunque sia la loro meta ad un certo punto del film, la macchina smetterà di funzionare. Qualunque sia la loro meta , quando cercheranno di scappare in preda all’ansia ( vedremo mazzi di chiavi cadere almeno 5 volte a terra), la macchina, proprio in quel momento, deciderà di non funzionare.
Quando la macchina si fermerà per un guasto ( perché si fermerà) non lo farà mai in una cittadina piena di abitanti gioiosi e puliti ma in posti terribilmente isolati: i veicoli, nei film horror, puntano il posto più brutto e isolato del mondo. Posto in cui gli unici abitanti sono proprio dei serial killer. Killer, con evidenti problemi di sviluppo pisco-socio-emotivo : ovviamente un uomo ( perché è quasi sempre un uomo, il cui accessorio preferito sono una maschera e un arma a scelta tra una motosega e un machete) che decide di torturare a morte un gruppo di adolescenti o chiunque gli capiti sottomano, solo perché non ha avuto un infanzia felice. Madri severe, genitori anaffettivi, compagni di classe della scuola elementare che non ti facevano giocare a nascondino con loro, sembrano d’un tratto buoni motivi per decidere che, da grande, vuoi fare il killer. Così persino io , con un’evidente disturbo psico-emotivo , mi accorgo di aver avuto un infanzia migliore della loro che quasi provo tenerezza.
Ma poi arriva il colpo di scena. Un genio a caso esclama “dividiamoci”: suggerimento tipico che tutti daremmo in situazioni del genere. Perché è lapalissiano; ciò che bisogna fare ,quando un uomo con un grembiule imbrattato di sangue rincorre te e i tuoi amici, è dividersi. Solitamente il primo che consiglia e chiede la votazione per questa idea geniale, è il primo a morire.
Dulcis in fundo non scordiamoci di loro due, essenziali, sono la coppia appartata: definiti anche ” bersaglio facile”. Storie d’amore finite brutalmente per imprudenza e mancanza di autocontrollo, o semplice menefreghismo. Fanno la fine peggiore di tutti.
A chi questa categoria di horror non dovesse piacere, e fosse incuriosito da spiriti, possessioni,  il genere del Paranormale credo sia fatto a posta per voi.
Regola numero 1: durante il giorno mai. Mi sembra abbastanza evidente che le cose più inquietanti non possano succedere la mattina, quando la luce accecante del sole è alta nel cielo. Il buio è il nostro peggior nemico, ma il miglior amico degli spiriti. Spiriti che spesso prendono le sembianze di bambini inquietanti: la loro presenza (quasi sempre accompagnata da risatine e canzoncine di cori inquietanti) turba così tanto da portarti a guardare tuo cugino di quattro anni in modo sospetto e un po’ intimorito. Dagli adulti certe cose te le aspetti, da un bambino no. 
“Hai sentito quel rumore per caso? “
“Stai tranquillo, non lo sai che gli spettri hanno tendenze feng shui?” A quanto pare, se uno spirito vuole infastidirti prima di impossessarsi di te o uccidere tutta la tua famiglia, decide di riarredarti casa spostando mobili durante la notte. Senza contare le luci che si spengono: gli spiriti amano accendere e spegnere le luci a loro piacimento, come se fossero in discoteca, accompagnando tutto a suon di rumori e versi strani in lingue sconosciute.
Si cerca sempre di risolvere la situazione chiamando il prete di turno, assolutamente inutili. Non ci si spiega bene il perché, ma ogni volta che un prete viene chiamato per esorcizzare una persona o una casa, muore. Forse più inutile del prete, esiste solo quell’illuminato dell’esploratore: il tipico personaggio che, sentendo qualche rumore o verso in una stanza buia infondo al corridoio, decide sia il caso di andare a controllare, di dare un’occhiata. Non può esistere nella realtà.
Che li troviamo divertenti o meno, una cosa è certa: finito il film tenderemo sempre a guardare dietro di noi, a cercare di scrutare qualcosa nel buio, cercando di ricordarci di tenere sempre la luce accesa. Perché? Non si sa mai .
Elisia Lo Schiavo

 

di Elena Anna Andronico

Elena Anna Andronico, Membro del Consiglio fondatore di UniVersoMe e co-responsabile di Radio UniVersoMe. Classe 1993, studio Medicina e Chirurgia e mi occupo della rubrica ''Scienza e Ricerca'' insieme al collega Gugliotta. Ho diverse passioni, dalla fotografia al pianoforte, dal nuoto alla scrittura. Quest'ultima, seppur è stata sempre un gioco, mi ha permesso di farmi conoscere attraverso la pubblicazione di un romanzo nel 2013. Ad oggi ho lavorato per RadioStreet, scritto per vari blog e testate giornalistiche no- profit. Il mio grande sogno è la chirurgia.

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