L’influenza del divo

lucas-senza-maglietta-uomini-e-donne-trono-classico-gossipDivo: Cantante o attore di teatro, del cinema, del varietà, o campione sportivo di grande popolarità.

Con il termine divo ci riferiamo più frequentemente a quelle persone che incarnano gli ideali della società contemporanea, sempre più disposta a spersonalizzarsi, a massificarsi. Anche grazie ai media ed internet ormai, nascono e muoiono sempre più velocemente simboli e bisogni creati a nostro uso e consumo. Una societas la nostra, piena di bisogni quantomeno superflui ed eroi inutili. Si è passati dall’ammirare i divi del cinema che a loro modo incarnano valori di patriottismo, amore, giustizia, coscienza civile, a i nuovi personaggi creati dalla stampa, dalla radio, dalla TV e dai social network. Protagonisti questi, di una curiosa strategia di vendita del colosso commerciale di turno.

Vi sono certamente molteplici tecniche per dare vita ad un pinocchio qualsiasi, però la più ripetuta è certamente questa: si crea un personaggio, si dà corpo ad un mito, lo si usa per imporre gusti e ideali. Non è importante a che ambito appartenga, in quanto questa tecnica può essere applicata in senso trasversale. Facciamo un esempio: il “cantante rap” che si fa sponsorizzare da una qualunque società e ne pubblicizza i prodotti, innesca un mimetismo che lascia poco spazio all’espressione della personalità del singolo individuo. Si assiste poi ad una serie di suddivisioni in gruppi della società, gruppi formati dai sostenitori di un divo e di un altro, magari a lui contrapposto, così chi non fa parte di questi talvolta viene escluso e trascurato dai suoi stessi coetanei.

Mi viene in mente la diatriba fra Fedez e J-Ax da una parte, e Marracash e Gue Pequeno dall’altra, dove un penoso battibeccare a colpi di storie su Instagram ha dato vita alla solita guerra tra fan, dove però ad uscirne sconfitto è un altro protagonista: la musica. Ritorna questo mantra della superficialità dove tutto si misura sulla base di “quanto ho guadagnato”, “quanto vendo io e quanto vendi tu” (che poi bisognerebbe parlare quando i platino si assegnavano per le vendite e non per gli streaming Spotify e le views su Youtube ma lasciamo perdere), e si perde così il senso del fare musica, specialmente il senso del Rap, dove tutto spesso partiva da un disagio che si esprimeva in metrica e si comunicava negli ambienti intrisi di questo malessere. Questi invece si scaccolano alle sfilate di Moschino e poi si invidiano i dischi d’oro.

Ora emulare, non è solo una tendenza dell’essere umano, ma è realmente un bisogno. I bambini assorbono dal mondo esterno le regole che lo governano ancor prima di vedersi impartire una lezione, iniziano attraverso l’emulazione, una possibilità di apprendimento supportata da un apparato neuronale dedito solo a questo. Purtroppo non è un problema che il divo si pone quello di essere un esempio per gli altri, specialmente per i giovani.

Quindi alla fine del giro di giostra, in una società dove il quarto ed il quinto potere spesso creano dei miti che non traducono grandi ideali bensì futili bisogni, ci ritroviamo pieni di giovani e giovanissimi che volano basso (o meglio sguazzano nella bassezza) perché non sono in grado di affermarsi come individui. Preferiscono mettersi in coda, assomigliare in tutto al vicino, senza preoccuparsi di dimostrare le loro reali capacità e peculiarità, negandosi così la possibilità di operare per il progresso sociale, civile e culturale. Negandosi così la possibilità di scendere in piazza emulando i cittadini rumeni insorti nei giorni scorsi per l’approvazione delle leggi che depenalizzavano il reato di corruzione. Negandosi la possibilità di protestare e proporre soluzioni al problema della disoccupazione giovanile. Riportiamo al centro di tutto la curiosità, per la cultura, per il sapere. Riportiamo al centro di tutto l’amore per la propria cultura e per il proprio sapere. Che sia anche un movimento d’orgoglio dei più giovani, per smentire coloro i quali definiscono queste generazioni come quelle che: “vivono nel galleggiamento del presente, tra lo smartphone e lo spritz”.

Alessio Gugliotta

di Alessio Gugliotta

Nato a Messina, classe 1993, giornalista pubblicista, neolaureato in Medicina e Chirurgia. Ho militato in diverse testate giornalistiche tra cui: "Tempostretto" ed “Il Cittadino di Messina”. Sono un appassionato del corpo umano e amante della Pallacanestro e della musica Hip-Hop. Sono editorialista e cofondatore di UniVersoMe, dove dal 2016 al maggio 2020 ho ricoperto la carica di Coordinatore generale. Il mio obiettivo in questo progetto è la creazione di un’interfaccia fra lo studente e la sua università, che quindi fornisca gli strumenti per orientarsi in quella che è la realtà universitaria nella Città di Messina.

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