Vademecum sulle Lauree: tutto quello che c’è da sapere

La festa della donna, la primavera alle porte, San Patrizio, il polline, esce il sole e prendi l’ombrello.. Marzo è tutto questo, ma più di tutto, Marzo è il mese delle LAUREE. Quale migliore occasione, dunque, per provare a descrivervi le situazioni che i nostri amici laureandi (si, perchè noi lasciamo che siano i nostri amici a laurearsi) si ritrovano a dover affrontare durante questo momento mistico.

 

1)Organizzazione dell’evento- Ecco, ci siamo. Tra 15 giorni è il grande giorno e, in mezzo al mare di cose burocratiche da fare e consegnare, bisogna pure occuparsi dei dettagli di QUEL momento di gloria. IL momento, IL giorno. È più probabile tu sia fatto di coca, piuttosto che stia veramente arrivando. Eh invece no! È arrivato davvero.

 

LA LAUREA.

Intanto l’outfit. La laureanda tipo girerà per 80 negozi e sceglierà 6 outfit per fare il cambio d’abito con un intervallo di ogni 2 ore. Andrà in giro a dire alla commessa di turno ‘’È PER LA MIA LAUREA’’. Dovrà scegliere il completo per la discussione, quello per l’aperitivo, per il pranzo, per la festa. No, per la festa no: ne serviranno due. Uno fino alla torta e l’altro per dopo la torta. Riuniti a corte troverete Enzo Miccio, il Boss delle Cerimonie (al costo di farlo resuscitare) e tutti i presentatori di Real Time. Come ogni outfit femminile che si rispetti, verrà usato quell’unica volta per potersi lamentare tutte le altre ‘’NON HO NIENTE DA METTERE’’ (a parte i 3 bilioni di € rinchiusi nell’armadio).

Il laureando tipo è più sempliciotto. Un outfit per tutto. Tutto, nel senso che se lo compra il giorno della sua laurea e lo usa per la discussione, la festa, il pranzo, la comunione, altre 12 lauree, il proprio matrimonio e verrà vestito con quel completo anche dai pro-nipoti il giorno della dipartita. Per l’uomo, si sa, i vestiti sono un investimento. Però, però, anche allo studente prendono i 5 minuti di vanto. Ci sta 23 ore a scegliere il proprio completo, a cui la sera della festa toglierà solo la cravatta (o papillon? O cravattino? Essere o non essere? Tale scelta occuperà altre 45 ore) per farlo sembrare ‘’diverso’’, per poi prendere quello blu.

Alla fine è sempre quello blu.

Dopo l’outfit c’è tutto il resto: bomboniere, luogo della festa, inviti per la discussione, inviti per la festa, che tipo di festa voglio?, la musica, il dj, l’alcol!, la corona dall’alloro, parenti o solo amici?, MAMMAAAAAAAAA!

Ecco qua. La differenza sostanziale è il trascinamento. Organizzano tutto le MAMME. L’unica differenza è che la mamma della studentessa se la trascina con sé per scegliere meticolosamente tutto, la mamma dello studente è più ‘’gioia, tu stai a casa che sei stancuccio ci pensa mammina, va bene?’’

Alla fine, incredibilmente, ci sarà tutto. Gli studenti dovranno solo invitare. La studentessa riunisce il suo G8 di amiche e organizza una riunione dell’ONU per decidere chi invitare e chi no, perché se invito lui devo invitare lei che è fidanzata con Papa Francesco e quindi, che fai, Ratzinger, anche se non lo vedi da 93 anni, non lo inviti?

Lo studente manda messaggi a caso. O magari fa il post su facebook. L’importante è bere.

 

2)Preparazione della tesi- Tu penserai che la femminuccia è più meticolosa e il maschietto se ne sbatte. Beh, dopo un’indagine approfondita del centro di ricerca presso me stessa, l’unica di tutti i suoi amici ancora non laureati, l’ultima che si laureerà sola come un cane, posso provare (e forse ci baserò la mia tesi sfigata) che non è così: le studentesse fanno tutto all’ultimo. E, sarà lo stress o l’ansia o il ciclo che ci accompagna sempre, scrivono tesi da prima elementare. Banana- cacca. Il maschietto, invece, in piena ansia da prestazione (ahimè, come sempre nella loro vita) per la paura di fallire (giuro, non mi era mai successo!) scriverà una tesi da 110 e lode, bacio con la lingua, pubblicazione e premio Nobel.

Loro sono pragmatici e robotici. Tutto sarà consegnato in tempo, con nonchalance. Le studentesse si accampano fuori dalle segreterie per chiedere sempre le stesse cose, prese dall’ansia e dalla frustrazione e, per quanto sia tutto a posto, si saranno dimenticate di quell’unico, stronzo, piccolo credito. Amen. Tragedia. Ecco, riassumo il tutto in tre parole: giorni di lacrime, minacce contro tutti i segretari e tragedie (lo so, sono più di 3 parole).

E il Power Point? Aaaaah, non dimentichiamo il Power Point. Niente. Classico: al maschio fregauncazzo che tanto la sua tesi è una bomba, la femmina preparerà delle diapositive che manco la NASA.

Le verranno, puntualmente, modificate dal relatore fregauncazzo di turno.

 

3) Gestione dell’ansia – Eccola li, la migliore amica di qualsiasi studente universitario che si rispetti. Si, perchè non esiste alcun successo che meriti di essere chiamato tale, se non dopo aver consumato interi pacchi di Gaviscon ammazza gastrite da ansia. Il tuo momento di gloria potrebbe essere totalmente polverizzato in un nanosecondo dalla vecchia, cara, immancabile ansia…

Dando fede sempre alle nostre approfonditissime ricerche (quelle di me stessa medesima) possiamo cosi decretare:

Il laureando è, per definizione “quello sciallo”. Soffre di ansia da prestazione, è  vero, ma prova a non farsi sgamare (almeno stavolta..) Fingerà fino alla fine di avere tutto sotto controllo; si mostrerà cordiale e disponibile con chiunque gli capiti a tiro.. “compare, ora li spacco tutti” (da ripetere a voce alta per autoconvincersi) Lo troverai in un angolino a ripetere il discorso da fare davanti alla commissione perchè dai, fingi pure, ma ti stai cagando sotto.

Le fanciulle laureande non hanno scrupoli. Immaginate il pre mestruo, il mestruo, il post mestruo, il travaglio ed il parto tutti insieme, in una sola persona e nello stesso momento. Occhi fuori dalle orbite, “ho preso la tesi?“, “e se dovessi toppare un congiuntivo?” Non parlatele, non toccatela, non fatele domande scomode. La sua ansia è lì, visibile a tutti, con le sembianze di un essere umano in carne ed ossa. Giusto il tempo di cominciare ed eccola sparire.

 

4) Le aspettative genitoriali – Ti incoraggiano ad iscriverti, ti spingono a dare esami durante qualsiasi tipo di improponibile sessione, si emozionano ad ogni voto sopra il 29 (se non è 30 la loro faccia non sarà mai pienamente soddisfatta) e quel giorno sono lì, nei loro migliori vestiti, con il loro miglior sorriso,  fieri ed orgogliosi manco stessero varando la nuova legge Costituzionale per sconfiggere la disoccupazione mondiale.

 

I laureandi hanno un handicap da non sottovalutare: LA MAMMA. Colei che ha organizzato e pianificato il tutto nella maniera più meticolosa possibile. Stanno lì a metà fra l’incredulità (mio figlio capace di mettere in fila 3 parole una dietro l’altra?) e lo stupore. Non fanno che lodarlo, elogiarlo, santificarlo, venderlo al miglior offerente. Sono talmente sicure di aver messo al mondo l’ Einstein del nuovo millennio che al “la dichiaro dottore con la valutazione di 60” infarto fulminante per lei e vuvuzela e champagne per il pargolo.

 

Le laureande, invece, sono più rassicuranti. Sai che sul loro cervello potresti accendere un’assicurazione di quelle che Kim Kardashian il tuo culo vale di meno. Nella maggior parte dei casi sono le cocche di papà (io non faccio testo) lo riempiono di 30 e lode pieni di amore. Esistono le eccezioni eh, stiamo sempre affidandoci alle ricerche scrupolose condotte da me mesima. Ma nella maggior parte dei casi nessuna aspettativ verrà delusa. Ansie, scleri, ciclo, tutto di corsa e alla cazzodecane; 110 e lode e si sboccia col papi.

  1. 1. Come pensi che sia.

Le aspettative sono le più crudeli. Si, perché nei giorni che precederanno la discussione, sarà tutto un fil che Leonardo Di Caprio te lo insegno io come vincere un oscar senza rotolarti insieme ad un orso. Alla fine si sa, il giorno della discussione, per uno studente universitario, è un po’ un matrimonio anticipato (tu ed i tuoi amati CFU). Quel giorno lo immagini perfetto. Finalmente quel tanto agognato momento di gloria. Gli uccellini che cantano, i tuoi parenti disposti su due file parallele li ad attenderti sull’uscio di casa, la musichetta di guerre stellari in sottofondo. Tutto il discorso in scioltezza, “la proclamo dottore col massimo dei voti”, l’alloro in testa, baci, abbracci, applausi… E domani? Il miglior posto di lavoro del mondo.

  1. Com’è in realtà.

La realtà supera sempre la fantasia. No, non sarai angelico nel tuo completo. No, non ripeterai da Dio. No, non ti applaudiranno convinti che tu abbia fatto la tesi del secolo. Piuttosto, fumerai 490 sigarette, arriverai sul podio che puzzerai di sudore con due gran ascelle pezzate che FERMATE, inizierai a ripetere balbettando. Forse continuerai in scioltezza, forse ti ingripperai su un’unica parola che non ricorderai mai più. Farai un casino totale con il pc, il microfono, facendo aspettare tutti i tuoi amici e parenti e tutti gli amici e i parenti degli altri.

Alla fine verrai dichiarato dottore, PUNTUALMENTE CON UN VOTO MINORE RISPETTO AI TUOI CALCOLI, ma uscirai da là bello felice e contento. Ti divertirai tra la corona d’alloro e i pasticcini e lo spumante. Sarai rilassato e sembrerai uno zombie in tutte le foto.

Vabbè, recuperi alla festa. Macchè. Sarai sbronzo già alle 21:13, verrai con gli occhi gonfi e lucidi in tutte le foto, cadrai per terra mostrando le mutande a tutti e ti sveglierai il giorno dopo nel tuo letto, un essere inutile e solo.  Tutto sarà finito e tu non ricorderai niente.

Ad Maiora.

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

di Elena Anna Andronico

Elena Anna Andronico, Membro del Consiglio fondatore di UniVersoMe e co-responsabile di Radio UniVersoMe. Classe 1993, studio Medicina e Chirurgia e mi occupo della rubrica ''Scienza e Ricerca'' insieme al collega Gugliotta. Ho diverse passioni, dalla fotografia al pianoforte, dal nuoto alla scrittura. Quest'ultima, seppur è stata sempre un gioco, mi ha permesso di farmi conoscere attraverso la pubblicazione di un romanzo nel 2013. Ad oggi ho lavorato per RadioStreet, scritto per vari blog e testate giornalistiche no- profit. Il mio grande sogno è la chirurgia.

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