Pillole di empatia in psichiatria

Immagina di essere una persona che ha dedicato tutta la sua vita alla sua mente a come migliorarla e renderla più efficiente, di aver lavorato, studiato molto ed essere diventato una persona rispettabile con un ottima carriera e ancora dei sogni, degli obiettivi da raggiungere…

Immagina che improvvisamente la tua mente si ammali, le hai dato troppo lavoro fino a non farla più dormire.

Immagina di sentirti improvvisamente molto confuso e percepire i colori più vividi come se avessi assunto un allucinogeno, di vedere non le cose, le persone ma i loro dettagli in maniera smisurata, la simmetria tra la finestra e la macchina, il numero delle foto, di aver paura del colore rosso, di non riuscire ad indossarlo, immagina che tutti facciano parte di un grande gioco, una commedia in cui vive il gioco del dubbio, tutti mettono in dubbio, l’arte del dubbio…

Immagina di perdere il controllo della tua mente, del tuo comportamento e iniziare a mandare a fanculo le istituzioni, i colleghi, tua moglie “Fanculo mucchio di stronzi”, di andare in pigiama dal tuo capo e dirgli che non vale niente e che ha fallito come uomo e persona perché a parte la fama non è nessuno.

Immagina che la tua dopamina salga alle stelle così tanto da farti diventare eccessivamente irritabile e pericoloso, di urlare, di fare discorsi che abbiano senso solo per il tuo inconscio che per anni hai soppresso.

Immagina una contenzione e una bella puntura di ALOPERIDOLO  che ti paralizza le gambe e le braccia fino a farti addormentare per 2 giorni interi.

Immagina che tutti intorno ridano di te, persino gli infermieri con arie stravaganti, e poi con uno sguardo cangiante dal pauroso, inquieto, divertito, irritato, infastidito si allontanino da te come se avessi la lebbra.

Immagina che dopo quella tua eccessiva forza, aggressività, irritabilità, qualche mese dopo cadi in un buio, in un vuoto, quello di un letto in cui non riesci più ad alzarti, non vedi più la luce, il rosso che non riuscivi ad indossare diventa nero, tutto nero. Il tuo cervello è paralizzato non riesci a metterti i pantaloni, non riesci a leggere un rigo di una pagina eppure eri un accanito lettore, non riesci a scrivere, riesci solo piangere, sei diventato un bambino. Tutti ti dicono “Tirati su, reagisci!” ma non sanno che ti mancano quei 4 neurotrasmettitori del cazzo che ti reggono in piedi, pensano che ti piaccia stare a letto a lagnarti, diventi un peso e tua moglie si allontana, c’è un altro? Non capisce perché non reagisci. Da uomo di successo, bello e forte con i tuoi vestiti eleganti, la tua macchina nuova, sei diventato una merda, un parassita.E gli amici? Dove siete? Dove sono finiti tutti i tuoi sogni?

Il dolore arriva così forte che programmi come saltare giù, ma buttarti per poi vedere una pozza di sangue non ti sa di una fine leggera come quella che avevi sognato, programmi di tagliarti le vene nel bagno ma ti prenderebbero in tempo e ti porterebbero in un covo di matti sofferenti a imbottirti di stabilizzanti e antidepressivi….

E immagina, si immagina! Non è una bella storia.

Immagina che sia la tua vita, immagina che sia la vita di tua figlia, di tua sorella,di qualcuno che ti appartiene…

Anche la mente può ammalarsi, oltre al cancro dello stomaco esiste quello della mente.

I malati psichiatrici, le persone “strane” sono i più soli,derisi e abbandonati, guardati con sospetto e fastidio dal mondo…

Non dimenticarti mai, specialmente se sei un tipo intelligente, con una mente brillante a cui fai fare un bel lavoro, che un giorno potrebbe essere la tua mente a farti dei brutti scherzi e a farti capire che nella vita: “Oggi il pazzo è lui, domani il pazzo puoi essere tu”.

Non sentirti superiore a nessuno, pensa, immagina, rifletti e cerca di far qualcosa di buono.

Daniela Cannistrà

 

di Redazione UniVersoMe

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