…la regina Elena di Savoia è stata fortemente legata alla storia della città di Messina?

Il 15 dicembre scorso la salma della penultima Regina d’Italia, Elena del Montenegro, è rientrata in patria da Montpellier, seguita qualche giorno dopo dalle spoglie del marito, Vittorio Emanuele III, che fino a quel momento si trovavano invece ad Alessandria d’Egitto. Subito è scoppiata la polemica: troppe le colpe imputate al Savoia, al punto che, secondo molti, i suoi resti non avrebbero dovuto fare ritorno in Italia.

Se la figura del consorte appare controversa e in generale non particolarmente benvoluta dagli italiani, alla regina Elena, invece, in questi giorni abbiamo sentito e visto accostati epiteti quali: la regina amata dagli italiani, la regina della carità, la regina crocerossina. Definizioni che rimandano al fatto che si tratti della componente di Casa Savoia ricordata con maggiore affetto dall’opinione pubblica, soprattutto per la sua umanità e per la vicinanza ai sofferenti.

Tutto ciò tocca da vicino Messina, inesorabilmente legata alla Sovrana che, in occasione del disastroso terremoto del 28 dicembre del 1908, giunse in soccorso alla città. Le testimonianze e le cronache dell’epoca ci riferiscono che il re e la regina raggiunsero la martoriata città, su una nave militare salpata da Napoli, la mattina del 30 dicembre. Fin da subito la montenegrina Elena prestò assistenza ai superstiti, sulla nave da guerra che portava il suo nome, adibita ad ospedale. I giornali riportavano che la regina in pochi giorni avesse bendato personalmente centinaia di feriti.

Una regina-infermiera, che da simile disgrazia trasse enorme popolarità: veniva celebrato il suo eroismo, reso tale soprattutto dall’umiltà ed anche dall’anonimato con cui operava. Vestita con abiti modesti, infatti, molti la credevano una semplice soccorritrice. Una volta tornata a Roma, poi, non dimenticò la popolazione dello stretto, facendo confezionare e inviare abiti per i sopravvissuti.

La città di Messina ha mostrato tutta la sua riconoscenza ad Elena di Savoia, erigendo un monumento che la raffigura. Inaugurato nel 1960, si trova in largo Seggiola, sulla via Cesare Battisti. La regina appare imponente per la considerevole statura, e semplice allo stesso tempo, grazie all’atteggiamento e agli abiti niente affatto sfarzosi con cui è rappresentata. La statua, in marmo bianco di Carrara, è opera dello scultore Antonio Berti ed è posta su un basamento ai cui lati, tre bassorilievi in bronzo testimoniano l’aiuto portato dalla regina alla città in quelle ore tragiche.

La sovrana avrebbe ripreso la sua attività da “crocerossina” durante la prima guerra mondiale, persino trasformando in ospedali il Quirinale e Villa Margherita. Tutte queste sue opere le valsero non solo l’attribuzione delle definizioni sopracitate, ma anche numerose onorificenze e riconoscimenti, tra cui una laurea in medicina honoris causa e la “Rosa d’oro della cristianità”, la più alta onorificenza prevista a quei tempi per una donna, conferitale da Pio XI.

Addirittura, in occasione del 50esimo anniversario dalla sua morte, il vescovo di Montpellier ha dato ufficialmente inizio alla causa di canonizzazione.

Francesca Giofrè

di Gianpaolo Basile

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