Evoluzione, oltre Darwin in risonanza

La fisica e la biologia. Non potrebbero esserci scienze più diverse, penserete. L’una, si occupa sostanzialmente di soggetti inanimati dagli atomi, ai metalli, alle galassie, mentre l’altra studia per definizione tutto ciò che vive, cioè nasce, si sviluppa, si riproduce ed infine muore. La fisica, ancora, ricorre in modo massiccio alla matematica, ma cerca sempre la semplicità di calcolo; per quanto non si possa essere d’accordo con questa affermazione, rimane un fatto che l’ambizione di tutti i fisici sia sempre stata quella di descrivere i diversi fenomeni che ci circondano attraverso poche, concise formule matematiche. Invece la biologia si occupa di sistemi complessi, perché anche la forma di vita più semplice che conosciamo, la cellula, ha una struttura ed organizzazione estremamente intrigata.Chi avrebbe mai potuto pensare che scienze tanto di verse, potessero felicemente incontrarsi ed allearsi per concepire un’alternativa – seppur ancora solo teoretica, sicuramente interessante- all’intoccabile darwinismo, o come viene anche definito, evoluzionismo?

Si tratta della TRE, simpatico acronimo per Teoria delle Risonanze Evolutive, scelto consapevolmente dal suo ideatore perché – ci rivela in un’intervista- rappresenta una terza via alternativa sia al lamarckismo, sia al darwinismo. Ma di che cosa stiamo parlando?

Nel panorama scientifico, il primo evoluzionista dichiarato fu il naturalista francese Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829). Nella sua Filosofia zoologica (1809) affermava che la natura è soggetta a leggi proprie ed autonome che determinano il cambiamento delle specie nel tempo. Lamarck sosteneva l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, per cui secondo la sua idea, le modifiche che un organismo subisce nel corso della sua vita potrebbero in qualche modo essere trasmesse alla progenie. Oggi questa affermazione può sembrare ingenua, specie alla luce degli straordinari studi sulla trasmissione dei caratteri inaugurati dal monaco ceco-austriaco Gregor Mendel (1822-1884), ma nell’ottocento quasi tutti i naturalisti condividevano questa opinione, anche lo stesso Darwin.

Quest’ultimo, il britannico Charles Darwin (1809-1882) fu l’altro noto personaggio a proporre una diversa teoria dell’evoluzione che curioso, ma non poi così tanto, – considerando un certo tipo di mentalità che pretende troppo dalla scienza- è venuta spesso assunta a verità incontrovertibile, nonostante manchi dei due pilastri fondamentali necessari a provare la scientificità di un’ipotesi, ovvero la riproducibilità ed il rigore. Così siamo stati tutti riciclati nella solita affermazione per cui l’essere umano deriverebbe dalla scimmia, in seguito alla famigerata selezione naturale per cui solo i più forti sarebbero riusciti a sopravvivere all’ambiente impervio. Inoltre il caso, una sorta di divinità alternativa, avrebbe determinato in un tempo lungo, al limite dell’umana comprensione, piccole mutazioni nel corredo genetico del nostro presunto progenitore. Così dunque la speciazione successiva, ovvero l’apparizione di nuove specie viventi prodotte da mutazioni genetiche intervenute nelle vecchie, avrebbe trovato la sua giusta via d’uscita al termine di un percorso irto di ostacoli e false partenze, errori e prove abortive, fallimenti ed insuccessi.

Ecco, questa descrizione sommaria nei suoi termini generali, ma non superficiale nel criterio complessivo è ciò che sostengono i darwinisti sulla base di quanto si trova scritto ne “L’origine della specie per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita” (1859) e anche ne “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale” (1871).

A smuovere nuovamente le acque in questo panorama di stallo è stato proprio un ragazzo napoletano di appena 26 anni, Achille Damasco. E’ questo il nome collegato alla TRE che è stata pubblicata nel Gennaio 2017 sulla prestigiosa rivista scientifica Physica A, prima ancora che il giovane conseguisse la laurea Magistrale in Fisica della Materia presso l’Università Federico II di Napoli. Tutto comincia con una passione personale per l’evoluzione che si traduce in uno studio da autodidatta in parallelo con il percorso accademico. Così dopo una prima bozza, Achille riesce ad entrare in contatto con Alessandro Giuliani, biologo con trent’anni di esperienza alle spalle e ricercatore all’Istituto Superiore di Sanità di Roma, che entusiasta gli ha dato una mano per scrivere il paper.

«La nostra teoria parte da tre postulati di base – spiega Achille– il primo è che la selezione naturale di Darwin e le mutazioni genetiche casuali non riescono a modificare i caratteri al punto di passare ad una nuova specie, per cui la stabilità è la condizione di default della TRE; il secondo afferma che un passaggio importante da un certo valore di un fattore ambientale ad un altro avviene tramite un’oscillazione. Da qui si arriva al terzo postulato, nel quale vengono analizzati quei parametri ambientali oscillanti capaci di produrre variazioni epigenetiche relative al modo in cui si esprime un gene, cioè vengono cambiate biomolecole responsabili dell’attivazione, oppure no, di un certo gene».

 

 

Studiando i fossili già in passato si era capito che il percorso evolutivo fosse caratterizzato da lunghi periodi di stasi e brevi fasi di transizione in cui si verificano dei veri e propri salti evolutivi. Se all’epoca di Darwin questa evidente incongruenza veniva giustificata dall’idea che il processo di fossilizzazione non fosse costante, nella TRE stasi e periodi evolutivi sono definiti a partire dalla combinazione di condizioni esterne e caratteristiche interne alla specie.

«L’idea è che ogni specie non cambia in maniera definitiva nelle stasi perché ci sono tantissimi vincoli, ma quando la frequenza esterna oscillante (data da parametri ambientali come il clima o la temperatura, ndr) è uguale alla frequenza propria della specie, si verifica la condizione di risonanza che chiamo condizione di evoluzione, nella quale riescono a rompersi quei vincoli e avviene la transizione in una nuova specie». Un’esemplificazione di una risonanza di questo tipo può essere l’esempio del Tacoma Bridge, un ponte sospeso dello stato di Washington crollato a causa non dell’intensità del vento ma per la particolare frequenza in cui soffiava: «un ponte non si può evolvere, una specie vivente sì» chiarisce.

Adesso il team Damasco-Giuliani nutre il grande sogno di riportare anche in laboratorio quanto sviluppato a livello teoretico, partendo da alcuni corollari della nuova ipotesi evolutiva. Intanto l’entusiasmo con cui viene accolta la scoperta cresce sempre di più, anche grazie all’opera di divulgazione dello stesso Achille che rivela di riscontrare successo anche all’estero, soprattuto in Russia. Lui comunque è deciso a rimanere in Italia, non sarà uno dei tanti cervelli in fuga. Resterà a Scampia (quartiere alla periferia nord di Napoli), dove ha vissuto e vive occupandosi di supercondensatori, argomento della sua tesi di laurea, tra l’altro, per una nascente Start up. A questo proposito dice:                                                                                                                                                                                    «Né io sono speciale nel bene né Scampia è speciale nel male. Io non mi sento uno che ce l’ha fatta perché Scampia non è una zona di guerra, ma un quartiere di periferia che condivide le stesse criticità di un qualsiasi altro hinterland d’Europa. L’autostima funziona quando la tua città riesce a trasmettertela a priori, non dopo che hai raggiunto il risultato. Questo può avvenire (e sta già avvenendo) recuperando la propria cultura e scardinando quei pregiudizi che sono radicati in noi, come il fatto che i napoletani non sanno fare impresa. È la società che si deve responsabilizzare per far riscoprire il passato e le proprie radici, infondendo quell’autostima che ti permette di poter fare grandi cose».

Ho rimarcato alcuni passaggi perché mi sembrano molto significativi, sopratutto in risposta a tutti quelli del: “#AMessinaNonC’èNenti”. Non lasciatevi ingannare, non è vero! Ci siete voi che leggete, con tutta la voglia di scoprire, imparare e fare. Come? Semplicemente vivendo intensamente questa realtà, a partire da quello che gratuitamente abbiamo ricevuto, proprio come un dono.

 

Ivana Bringheli

di Redazione UniVersoMe

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