Le polemiche non finiscono: “Ma sono 34 o 36?”

Risultati immagini per chiellini“La differenza sta nella società se abbiamo vinto tutti questi campionati, 36 scudetti” queste le parole di Giorgio Chiellini a “La domenica sportiva”, subito dopo i festeggiamenti di rito (con un superbo Howedes, famoso più per il metodo “stappa bottiglie” che per le apparizioni in campo).
Domenica sera, infatti, con il pareggio all’Olimpico, la Vecchia Signora si riconferma matematicamente campione d’Italia per la settima volta consecutiva. Ma facciamo un passo indietro.

Siamo nell’estate 2006 l’Italia è campione del mondo mentre nei tribunali italiani si discute del terremoto sportivo “Calciopoli“. Con il processo vengono poste sotto accusa alcune società calcistiche italiane; tra queste la Juventus, alla quale vengono revocati ben due scudetti: quello 2004-2005, assegnato all’Inter; non assegnato invece quello 2005-2006. Sentenza assolutamente rinnegata dai tifosi bianconeri e dalla società stessa.Risultati immagini per figcUn caso eclatante avviene nel 2012, quando la F.I.G.C. richiama la società poiché all’ingresso del nuovo e moderno stadio viene esposto il logo della squadra con tre stelle (ogni stella rappresenta 10 scudetti). Un vero e proprio affronto alla federazione insomma, dal momento che gli scudetti sarebbero dovuti essere ufficialmente 28. Anche oggi, dunque, i titoli di campioni d’Italia conquistati dalla Juve sono, ad onor di causa, 34 e non 36, come sostiene invece il nostro caro “King Kong Giorgio” (tra l’altro laureato in business administration con 110 e lode).
Ma come può un tesserato F.I.G.C dichiarare liberamente un illecito in diretta nazionale per giunta?

Un ciclista professionista rischierebbe la radiazione a vita se rivendicasse una vittoria ottenuta per doping o altro; verrebbe immediatamente allontanato dalla propria società. A questo punto è lecito chiedersi: “Perché nel calcio è tollerato questo tipo di atteggiamento menefreghista e altezzoso e in altri sport no?” È davvero possibile mascherare il tutto con la parola “Tifo“? Ma soprattutto, il tifoso chi è? Quello che fa il gradasso su Facebook, ti provoca e ci gode o quello che allo stadio intona cori razziali e omofobi?
In questo modo non viene veicolato un bel messaggio ai tantissimi giovani e giovanissimi che seguono e amano il calcio; non viene impartito loro il rispetto delle regole, del prossimo, il rispetto dei ruoli. Prendiamo la figura dell’arbitro, ormai è cultura popolare insultarlo: “La mia squadra del cuore ha perso? Colpa dell’arbitro!” (e mille imprecazioni che non sto qui a riportare).
Provate ad alzare la voce contro un arbitro ad una partita di tennis, sareste allontanati dal campo immediatamente.

Dunque, tra dichiarazioni scottanti, critiche agli arbitraggi e clamore giornalistico, la soap opera juventina non trova una fine, e viene spontaneo chiedersi se tutto questo sia veramente necessario. Io credo che per essere rispettati basti essere rispettosi.
Allora, cara Juve, cosa dobbiamo dire al ragazzino che ti segue? Quanti sono questi scudetti? 34 o 36?

Mario Ricciardo

di Giorgio Muzzupappa

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