4 Giugno 1989: 29° anniversario della protesta di piazza Tienanmen

Risultati immagini per tienanmenAccadeva proprio oggi, nella notte tra il 3 e 4 giugno 1989,  la protesta di piazza Tienanmen, nota anche come Primavera democratica cinese, e denominata in Cina “incidente di piazza Tienanmen” o “incidente del 4 giugno”. Questo evento si consumò in una serie di dimostrazioni di massa, che ebbero luogo principalmente in piazza Tienanmen a Pechino.

Nel 1989 due eventi fecero esplodere la protesta studentesca: in aprile la morte dell’esponente riformista Hu YaoBang, costretto anni prima dai conservatori a dimettersi dalla carica di primo ministro per aver appoggiato i movimenti democratici; in maggio la visita a Pechino del presidente russo Gorbačëv, ritenuto il simbolo della democratizzazione dei regimi comunisti.

La visita dell’ultimo segretario generale del PCUS, costituiva per gli studenti l’occasione per rendere visibili le loro richieste al mondo intero. Così, quasi un milione di universitari di Pechino si riversò nella Piazza Tienanmen, davanti alla Città Proibita (l’antica residenza degli imperatori), per chiedere l’abolizione di ogni forma di dispotismo e una maggiore libertà politica. Alle manifestazioni nella piazza, che durarono quaranta giorni, si unirono via via operai, impiegati, giornalisti, imprenditori.

Il 13 maggio 1989, al rifiuto del governo di qualsiasi forma di dialogo, un gruppo di studenti, davanti alle telecamere, proclamò uno sciopero della fame e innalzò nella piazza un’enorme monumento ispirato alla Statua della Libertà statunitense. Una settimana dopo i dirigenti comunisti, sempre più preoccupati per l’estendersi delle proteste ad altre città della Cina, proclamarono la legge marziale e nella Piazza Tienanmen comparvero i carri armati. La dura presa di posizione del regime, tuttavia, non fermò la protesta.

Fu così che si arrivò al tragico  4 giugno 1989,  dove i militari accerchiarono con mezzi blindati la piazza, aprendo il fuoco contro i dimostranti provocando un massacro: molti furono schiacciati dai cingolati, altri furono gravemente feriti durante i violenti scontri con l’esercito.

I dati sulle vittime sono controversi, ma comunque ben diversi da quelli forniti dai dirigenti cinesi: il governo dichiarò la morte di 200 civili e 100 soldati, cifra successivamente ridotta a una decina; la Croce Rossa cinese parlò di 2600 morti e 30.000 feriti, mentre le stime più alte fanno salire a 12.000 il numero delle vittime.

Il governo non solo non ha mai fornito una versione ufficiale, ma censura ogni approfondimento sulla strage e ne proibisce la commemorazione. Simbolo della rivolta rimane l’ormai famoso Rivoltoso Sconosciuto o Tank man, un coraggioso studente che la mattina del 5 giugno 1989 cercò di bloccare l’avanzata di una fila di carri armati, spostandosi a seconda della loro traiettoria.

Diverse ipotesi sono state avanzate sull’identità del ragazzo, ma nessuna è stata mai provata e lo stesso regime non ha mai fornito informazioni sull’accaduto; alcuni ritengono che il ragazzo abbia passato anni nei campi di rieducazione, altri dicono che sia stato ucciso dopo poche ore o giorni. L’unica certezza rimane il suo gesto che, in tutto l’Occidente, è diventato l’emblema della rivolta popolare contro l’autoritarismo del governo cinese e la lotta per la libertà e la dignità della persona.

Santoro Mangeruca

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