La plastica: una tecnologia straordinaria di una specie animale scellerata

La parola “plastica” deriva dal greco e sta a significare «l’arte che riguarda il modellare» oppure le sostanze che sono facilmente malleabili.

Ci sono molte sostanze plastiche presenti in natura ad esempio la creta, l’argilla, la cera, lo stucco ecc. Tuttavia oggi si identifica con “plastica” tutti quei polimeri a grande peso molecolare sintetizzati dall’uomo che hanno la proprietà di essere facilmente lavorati e di assumere e mantenere una forma.

Con plastica non si identifica uno specifico composto chimico, ma un’insieme assai vasto ed eterogeneo di polimeri.

Ad esempio:

  • il PET
A “piccolo ingrandimento” la struttura del monomero che si ripete per formare il singolo polimero. Più polimeri costituiranno il materiale plastico in questione.

 

Il PET a grande ingrandimento.

 

  • Il PS, o polistirene, o polistirolo

 

 

 

 

 

 

Da dove derivano le plastiche? 

Le plastiche si ottengono a partire o da polimeri naturali, come la cellulosa o la caseina, o da idrocarburi leggeri, quali il petrolio e il metano. Quest’ultime si chiamano “plastiche sintetiche”, la cui produzione rappresentò una rivoluzione nella storia di questi composti.

Lavorazione. 

Al calore le plastiche hanno un diverso comportamento. Alcune di esse si induriscono e prendono una forma pressoché irreversibile e sono dette termoindurenti o resine.

Altre invece sono termoplastiche poiché sottoposte ad alte temperature si comportano al contrario, perdono la loro forma per riprenderla una volta raffredate.

Su queste due particolari proprietà si basano i loro processi di lavorazione.

Per avere una panoramica molto generica ma sintetica della loro lavorazione vi consiglio la visione di questo simpatico video. Una lavorazione di un’efficacia disarmante, che abbatte i costi e i tempi di produzione.

 

 

Com’è nata la plastica? 

La prima plastica viene sintetizzata nel 1861 e viene chiamata Xylonite, utilizzata per scatole e manici, ma avrà poco successo.

Dobbiamo aspettare ancora 10 anni per assistere al primo vero e grande successo della plastica: viene inventata la celluloide, finalizzata a sostituire il costoso avorio che serviva per fabbricare le palle del biliardo.

 

 

La celluloide successivamente viene anche utilizzata per la produzione di rullini fotografici (per chi se li ricorda ancora) e pellicole per i film.

Tuttavia era molto infiammabile e non erano rari gli incendi nelle sale cinematografiche, come viene raccontato anche nel film di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”.

Infatti successivamente, intorno al 1940, la celluloide venne sostituita con plastiche sintetiche (l’acetato di cellulosa e, in seguito, il poliestere) più sicure e meno infiammabili.

Oggi con la celluloide si producono le palline da ping pong e poco più.

 

Prime plastiche sintetiche. 

Nel 1910 venne inventata la Bakelite: prima plastica termoindurente. Ancora oggi usata per i manici delle PENTOLE.

Nel 1926 il PVC le cui applicazioni più rilevanti sono la produzione di tubi per edilizia (per esempio grondaie e tubi per acqua potabile), cavi elettrici, profili per finestra, pavimenti vinilici, pellicola rigida e plastificata per imballi e cartotecnica, e i famosi dischi in vinile.

Nel 1928 nasce il polimetilmetacrilato (PMMA). Tra gli esempi delle sue applicazioni si annoverano i fanali posteriori delle automobili, le barriere di protezione negli stadi e le grandi finestre degli acquari; ma uno dei maggiori mercati è il settore bagno dove viene impiegato per la realizzazione di vasche da bagno e piatti doccia.

Nel 1935 in America nasce il nylon, la fibra sintetica usata per i tessuti e nella pesca sportiva.

Nel 1953 in Inghilterra si inventa il polietilene, con la quale viene fabbricata la pellicola per alimenti.

Nel 1954 l’italiano Giulio Natta inventa il polipropilene isolattico, per confezionare prodotti alimentari

La plastica oggi. 

La plastica rappresenta una delle innovazioni tecnologiche più importanti della storia dell’umanità.

Ha rivoluzionato quasi tutti i settori commerciali: dal trasporto al confezionamento di prodotti alimentari, dall’automobilismo all’areonautica.

Viene utilizzata per la produzione di oggetti di design, computer, smartphone e abbigliamento.

La sua espansione sembra non arrestarsi. Tuttavia qual è veramente il problema che sta dietro a questi composti?

Il problema non risiede nella plastica in sé, ma nel come l’uomo sia stato poco lungimirante nell’utilizzarla senza limiti e misure.

Abbiamo fatto due semplici errori che messi assieme hanno portato ai disastri ecologici a cui stiamo assistendo in questi anni: la realizzazione di un materiale pressoché indistruttibile agli agenti fisici, chimici e biologici dell’ambiente e come secondo errore l’uso di questo materiale come “uso e getta”.

 

 

E’ stata proprio la nascita della plastica a dar vita a questa nuova tipologia di prodotti.

I nostri nonni si sarebbero sognati di utilizzare piatti, bottiglie e posate usa e getta, poiché questi avevano un costo ed era molto meglio lavarli e riusarli per tutta la vita.

Adesso l’abitudine dell’usa e getta ha notevolmente aumentato il volume di rifiuti che ogni giorno produciamo. Basti pensare che già un caffè al bar da “portare via” è un mucchietto di rifiuti che 50 anni fa non sarebbe mai esistito.

 

 

Da un lato c’è l’ingegno dell’uomo che riesce a creare una tecnologia straordinaria che concorre alla realizzazione del nostro benessere, dall’altra la sua scelleratezza e poca lungimiranza nel riflettere su quali possibili conseguenze ha quell’uso spropositato di tale tecnologia.

 

 

 

 

Ricordiamoci che la plastica è nata per sostituire l’avorio delle palle da biliardo. Oserei dire che è nata come prodotto ecologico al fine di abbattere i costi di produzione e risparmiare le vite degli elefanti.

Successivamente ha sostituito, però, non necessariamente altri prodotti. La notizia che più di tutte mi ha sconvolto è l’esistenza di un isola tra la California e le isole Hawaii grande 3 volte la Francia con 80.000 tonnellate di rifiuti che galleggiano sul letto dell’oceano.

Questi sono i rifiuti che galleggiano, possiamo solo immaginare cosa c’è sotto.

 

Cosa possiamo fare? 

Ridurre l’uso di prodotti usa e getta. Promuovere una raccolta differenziata. Riutilizzare le plastiche che compriamo, con un pò di ingegno si possono usare per farci qualsiasi cosa così da risparmiare.

Andare a fare una bella passeggiata a Torre Faro con una busta per la raccolta di rifiuti, non immaginerete nemmeno quanta plastica c’è in quelle spiagge. Questo quello che possiamo fare noi.

Il mondo?

Una soluzione all’inquinamento da plastica può venire dall’incremento della loro biodegradabilità; con l’aggiunta di sostanze sensibili alle radiazioni ultraviolette in modo tale da accelerare la degradabilità delle plastiche a opera della luce solare; oppure dalla biogenetica, la quale punta sulla selezione di batteri in grado di degradare i polimeri sintetici.

 

Francesco Calò 

di Redazione Scienza&Salute

Rubrica di divulgazione scientifica dalle curiosità di tutti i giorni alle ultime scoperte.

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