Workshop interdipartimentale “La costruzione linguistica del discorso attuale sulle migrazioni”

Workshop interdipartimentale

“La costruzione linguistica del discorso attuale sulle migrazioni”

 

La migrazione è una tematica sempre più presente nella nostra vita e nelle finestre che utilizziamo per affacciarci sulla realtà: i media, la letteratura, la politica e il cinema.

Grazie al Workshop “La costruzione linguistica del discorso attuale sulle migrazioni”, tenutosi al DICAM, noi, studenti del secondo anno di Giornalismo, abbiamo avuto modo di approfondire questa tematica nelle sue varie sfaccettature.

Tramite proiezioni audiovisive, interventi di professori e dibattiti creatisi, le giornate del 27 e 28 Marzo hanno arricchito il nostro bagaglio culturale riguardante temi che toccano la nostra attualità.

Il workshop fa parte di un progetto più ampio, che è stato presentato da Daniela Petrini, professoressa dell’Università di Halle-Wittenberg, Germania; obiettivo del progetto è analizzare il fenomeno delle migrazioni dal punto di vista della sua costruzione linguistica, attraverso il lavoro comune di linguisti italiani e tedeschi per mettere in luce i modelli collettivi di pensiero delle rispettive società italiana e tedesca.

La prima ospite chiamata ad aprire i lavori è stata la professoressa associata di sociologia Milena Meo, insegnante di Sociologia dei Fenomeni Politici al COSPECS (dipartimento di Scienze Cognitive Psicologiche Pedagogiche e degli Studi Culturali) di Messina.

La docente si occupa di migrazioni dal punto di vista delle costruzioni discorsive e in particolar modo delle immagini.

Dopo una breve sintesi della figura sociale dello straniero, la professoressa ha invitato i partecipanti ad interagire nel corso della discussione, al fine di stimolare l’apprendimento.

Il suo discorso si è incentrato principalmente su due termini: rappresentazione e immaginario, che sono stati messi a fuoco con un approccio di tipo “visuale”, vale a dire provando a definire i diversi significati e le diverse interpretazioni che col tempo sono state attribuite a questi due vocaboli.

La difficoltà del suo contributo ha sin da subito innalzato sia l’attenzione che lo spessore del workshop stesso, offrendo vari assist e spunti di riflessione anche agli interventi futuri.

La Prof.ssa Antonia Cava, docente di Sociologia della Comunicazione, ha effettuato nel suo intervento un excursus storico sulla rappresentazione dei migranti nell’ambito televisivo. Si è notato come, sino al 2011, nella TV italiana mancassero del tutto delle “autodefinizioni” dei migranti: i loro racconti erano sempre narrati da qualcuno per loro, mai da loro in prima persona.

Questo ha portato a ciò che A. Sayad ha chiamato “doppia assenza”: i migranti sono assenti sia nelle terre d’origine, sia in quelle di destinazione. Si è fatto riferimento al 2011 poiché è l’anno in cui Sky lancia Babel TV, canale televisivo avente l’obiettivo di rappresentare una sorta di manuale d’istruzioni per il migrante in Italia, passando dalle eterodefinizioni alle autodefinizioni. 

Babel TV chiuderà nel 2014 e ad oggi non esiste un programma TV (né tantomeno un canale) del genere. Ciò rappresenta un grosso limite: la dimensione formale della cittadinanza non può prescindere dai significati partecipativi ed identificativi che si possono conquistare attraverso i media. 

Di particolare interesse, nonché di estrema attualità, anche l’intervento di Maria Teresa Collica, avvocato e ricercatrice dell’Università di Messina, sul tema Migrante e legislazione penale: la dialettica ‘amico/nemico’.


L’avvocato Collica, partendo proprio dall’analisi di alcune parole chiave,  ricorrenti nel cosiddetto linguaggio dell’immigrazione, quali “clandestino”, “espulsioni”, “respingimenti”, che costituiscono un disvalore e ruotano attorno ad un altro termine, “sicurezza”, particolarmente strumentalizzato a fini politici, ha rilevato un paradosso tutto italiano del nostro codice penale.

Un codice che si distingue per essere a forte garanzia del reo ma che, quando si parla di immigrazione, si allontana sostanzialmente da quella garanzia: l’immigrato, in quanto tale e non per le azioni che ha commesso, viene visto come un pericolo per la sicurezza, un problema per l’ordine pubblico.
“Terrorismo” e “invasione” sono altri due termini abusati, che alimentano il senso d’insicurezza legato all’immigrazione.

Ma, come ha chiarito Maria Teresa Collica, i dati, se correttamente letti, ci dicono che non c’è alcuna invasione di migranti, semmai, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una stagnazione del fenomeno.


Secondo l’analisi della ricercatrice, accanto al diritto penale “classico” si è diffuso un diritto penale “simbolico”, in cui la pena invocata, spesso inapplicabile perché incostituzionale (come l’aggravante di clandestinità che si voleva introdurre nel nostro ordinamento), si riduce a puro annuncio per rispondere alla domanda di sicurezza da parte dei cittadini, domanda che risulta drogata dalla paura instillata anche attraverso l’uso di un linguaggio improprio e strumentale.

Il Dottor Idris Elshafie Elhadi Mohammed attualmente cittadino italiano, mostra l’importanza della mediazione culturale, la quale viene considerata una pratica costruttiva che favorisce la relazione tra realtà differenti, agevolando l’incontro verso l’altro e facilitando l’inclusione sociale sia tra i cittadini di origine e culture varie che con le istituzioni pubbliche.

Egli mostra come la mediazione culturale spesso venga confusa con la mediazione linguistica dando per scontato che il parlare una lingua diversa ti renda mediatore culturale.

In realtà la suddetta figura gioca un ruolo molto più complesso di quanto possa sembrare; il mediatore, oltre ad avere una buona conoscenza scritta e parlata della lingua italiana e delle altre, deve essere in grado di comprendere e interpretare i codici culturali sia del paese d’origine che di quello di accoglienza.

In Italia tale figura non è stata ben definita sotto il profilo normativo, infatti non vi è una legge che riconosce quest’ultima dal punto di vista professionale.

Insieme al Dottor Fabio Fichera si è discusso della gravissima situazione che, purtroppo, affligge tutti i migranti che abbandonano la loro terra natia alla volta dei paesi europei, sperando di costruire qui una nuova vita.

Infatti, in base ai dati riportati dal Dottor Fichera, si è riscontrato che l’80% dei migranti provenienti dalla Libia è vittima di violenze fisiche e psicologiche.

Questi poveri individui, complice la situazione politica instabile presente nel paese africano, vengono detenuti in delle vere e proprie carceri, nelle quali subiscono torture di ogni tipo.

A questo proposito, molto toccante è stata la storia di Alikè. Una ragazza adolescente, che, dopo essere stata segregata per mesi in una di queste carceri, è riuscita ad arrivare in Italia; ma purtroppo, a causa delle innumerevoli violenze subite, non è riuscita a farcela, non è riuscita a coronare il suo più grande sogno, quello di avere una vita fatta di amore e serenità: una “vita normale”.

Di grande interesse si è dimostrato l’intervento del professore Fabio Ruggiano, docente di Linguistica italiana presso l’ateneo messinese, il quale ha eseguito un’analisi sul modo di costruire l’immagine del migrante sui social network facendo particolare riferimento al servizio di notizie e microblogging Twitter.

Dopo aver brevemente illustrato le caratteristiche del social network, il docente ha spiegato agli uditori la modalità dell’analisi da lui condotta, ovvero ha considerato due corpus di studio analizzando varie parole e successivamente, mettendo in relazione le due colonne di parole più cercate tra il primo e il secondo corpus, ha notato che alla fine della compagna elettorale in vista delle elezioni del 4 Marzo 2018, la parola migrante si è ripetuta con maggiore frequenza rispetto al periodo antecedente le elezioni.

Verso la fine, il docente ha condotto un’analisi su quali personaggi vengono inseriti dagli utenti su twitter e soprattutto le circostanze secondo il quale gli utenti inseriscono tali personaggi.

Dopo il pranzo gentilmente offerto ai partecipanti al seminario, ha preso la parola il professore Lorenzo Casini, docente di Lingua e Letteratura Araba, il quale ha incentrato la propria discussione sulla rappresentazione letteraria nella cultura araba.

In particolare, ha riflettuto come la rappresentazione delle migrazioni sia spesso in relazione con la riscrittura delle nazioni.

Il docente dapprima ha eseguito un’analisi su due casi di studio riprendendo un argomento trattato precedentemente dalla professoressa Milena Meo relativo al rapporto tra romanzo e immaginario.

Successivamente ha analizzato il pensiero di diversi scrittori tra cui quello di Amara Lakhous il quale ha riflettuto sul fatto che i migranti occupano uno “spazio” inteso non fisicamente ma simbolicamente.

Per concludere, il professore Casini ha aperto un dibattito sulla migrazione nella penisola araba il quale ha suscitato grande interesse e coinvolgimento tra i partecipanti.

Gli argomenti esposti dal professore Fabio Rossi, professore ordinario di Linguistica italiana presso il DICAM, sono stati i più impattanti del workshop. Infatti, è stato in grado di far ragionare su come a volte la visione che si ha dei migranti appaia stereotipata.

Argomento di analisi del professore è stato il cinema e come esso tratta il tema.

Vediamo spesso sullo schermo le pessime condizioni di viaggio degli immigrati oppure la vita ed il lavoro di queste persone una volta arrivate in Europa: qui in Italia, ad esempio, si ha l’idea che gli immigrati chiedano elemosina o si dedichino ad attività criminose.

Il video mostrato stravolge questa visione: esistono migranti che si realizzano una volta arrivati.

Oggetto del video era un’intervista fatta ad alcuni dei 20.000 immigrati albanesi che l’8 agosto 1991 sbarcarono illegalmente in Italia dopo aver assalito la nave mercantile “Vlora”.

Tra questi, vi era anche quello che oggi è considerato uno dei ballerini più famosi in Italia: Kledi Kadiu.

È proprio lui che capovolge l’idea degli immigranti “parassiti”: Kadiu oggi ha scuole di ballo sparse in tutta Italia, lavora con Maria DeFilippi nel programma “Amici”, fa stages e spettacoli in tutto il mondo.                                

 

Marialetizia Midolo, Santoro Mangeruca, Francesco D’agostino, Valentina Salvago, Eleonora Genovese, Giuseppe Cannistrà, Francesco Russo, Sarah Tandurella

 

di Benedetta Sisinni

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