“Vicolo strittu cabaret”: comicità a Messina

Sabato 4 Maggio è andato in scena alla Sala Laudamo del teatro Vittorio Emanuele di Messina lo spettacolo dal titolo “Vicolo Strittu Cabaret”, condotto da Denny Napoli con il direttore artistico Elio Briguglio.

Protagonisti diversi comici rappresentativi dello “stretto”, che hanno affrontato con leggerezza e ironia diverse tematiche, anche forti, riguardanti la nostra terra e i tempi odierni.

La realtà negli ospedali psichiatrici, interpretata dal trio “U triulu”la mafia dal giovane comico Giuseppe La Malfa, in arte Vito, esordiente e per la prima volta debuttante; Le app inutili e i quizzoni televisivi dal “Duo Moka”; la routine stressante dei commessi da Roberto Pizzo; apprendimento di una lingua inglese da Pepo; Bernardino, personaggio siciliano ed eterno bambino che anche da adulto ne combina di tutti i colori è stato il ruolo di Cosimo Briguglio; la scienziata Francesca Munaò ha spiegato la nuova specie animale U zallu missinisi, e il comico intrattenitore Cris ha fatto ballare il pubblico.

Dietro le quinte intervistando i comici

Dopo lo spettacolo, alcune domande di approfondimento al presentatore e ai comici erano d’obbligo.

A Denny Napoli è stato chiesto:

Com’è nato Vicolo Strittu?

È nato perché molti pensano che a Messina non c’è nenti, invece secondo me c’è gente che ha voglia di fare. Io faccio il comico ormai da anni, e andavo fuori Messina per mettermi alla prova e imparare. Sono stato a Palermo e in giro per l’Italia. A Messina abbiamo pensato di creare questo contenitore di comici messinesi, per dare questa possibilità a coloro che avevano voglia di esibirsi, di mettersi in gioco, di fare. Tutti i comici che vedi qui, è gente che diceva: “vorrei fare il comico, ma non so cosa fare”. Eppure sono riusciti a costruire assieme a noi questi pezzi.

Da quanto tempo siete in gruppo? 

Il primo spettacolo si è tenuto a dicembre. Questa è la quarta uscita che facciamo. Il nostro diventerà un appuntamento fisso mensile qui nella sala Laudamo, e poi quest’estate saremo in giro per le Piazze.

Seguono quattro chiacchiere con i comici:

Perché lo fate?

U triulu risponde citando Vittorio Gassman:  non si recita per guadagnarsi il pane…

Si recita per mentire, per smentirsi, per essere diversi da quello che si è.

Si recitano parti di eroi perché si è dei vigliacchi,

si recitano parti di santi perché si è delle carogne,

si recita perché si è dei bugiardi fin dalla nascita

e soprattutto si recita perché si diventerebbe pazzi non recitando..

Cris, giovane comico, risponde: perché è l’unica cosa che ci fa stare con il pubblico, che ci fa ridere, e fa ridere anche il pubblico. È bello soprattutto quello che riceviamo noi dal pubblico, quello che ci arriva. Il loro calore e il supporto costante. Ci fermano e ci dicono “Che bello, è stato divertente, com’era quella battuta?” Significa trasmettere qualcosa alla gente che vuole liberarsi dei problemi della vita per esorcizzarli.

Cosimo Briguglio, nelle vesti di Bernardino, risponde:

Il nostro motto è “A vita è ridiri”, soprattutto quando non c’è niente da ridere. Se uno supera le cose con la risata, supera tutto.

Il duo Moka

Raccontateci un po’… come avete iniziato a far i comici?

Pepo risponde: tutto è nato anni fa, quando ho fatto lo stage per Valtur, come animatore di contatto. C’è stato un esaminando che si chiama Terenzio, che lavorava per Zelig che mi disse: “tu sei un personaggio, già di tuo, dovresti continuare su questa strada perché è il tuo mondo”. Poi entrarono in gioco vari fattori della vita comune di tutti i giorni. Dovevo portare il mangiare a casa e ho dovuto interrompere il Cabaret, però ho fatto sempre qualcosa nell’ambito dello spettacolo, fino a quando non c’è stata la possibilità di ricominciare e l’ho colta al volo.

Il duo Moka risponde: ci siamo laureati al DAMS di Messina da grandi. Abbiano iniziato da giovani nei villaggi turistici.

Al duo Moka: come vi siete incontrati? Come avete formato questo duo?

Ci siamo incontrati in un villaggio. Siamo amici anche nella vita e ci conosciamo dal 1996.

Com’è nato il nome “Moka”? 

Per tenere sveglio il pubblico, come il caffè! I nostri nomi d’arte sono Mollica, per essere buono come il pane, e Carmelo. Abbiamo fuso i due nomi d’arte. Un acronimo, insomma. Abbiamo anche una trasmissione che partirà adesso su Radio DOC, radio di Capo d’Orlando: si tratta di una sorta di talent radiofonico, di cui non possiamo ancora svelare il titolo. Abbiamo anche lavorato ad un evento denominato Emergenza Musica per gruppi emergenti.

A Bernardino è stato chiesto:

Chi sei?

Io sono Cosimo Briguglio, presidente di un’associazione teatrale che si chiama Verba Volant, che ha una tradizione trentennale. Oltre a far teatro ci occupiamo di fare Cabaret. Abbiamo ritagliato il personaggio di Bernardino, e attorno a lui costruiamo tante scenette Oggi ero solo, ma spesso vengo accompagnato a turno dalle persone della mia compagnia. Organizziamo anche cene con delitto, cose nuove nella nostra zona, molto belle e molto partecipate.

Com’è nato il personaggio di Bernardino?

Bernardino è stato estratto da una commedia napoletana (Ce pensa Mammà) di Luigi Di Mario. Abbiamo estrapolato questo personaggio che è piaciuto tanto e l’abbiamo reso un po’ alla Giufà, che ne combina di tutti i colori. Oggi avete visto solo la presentazione di Bernardino, ma Bernardino lavora, lo licenziano, si innamora. Abbiamo fatto tre spettacoli: “Le disavventure di Bernardino 1”; “Le disavventure di Bernardino 2″; ” Le disavventure di Bernardino 3″.

Quale messaggio volete trasmettere al vostro pubblico attraverso i vostri sketch?

Il duo Moka risponde: noi siamo convinti  che se tutti ridono un po’ di più, il mondo è migliore,partiamo. Lo diceva anche Charlie Chaplin. Trasmettere un’ottica ottimista è sempre un messaggio positivo. Al posto di litigare è meglio ridere! Noi facciamo la nostra parte. Poi se tutti fanno la loro, insieme esce qualcosa di grandioso. “Tante formiche riescono a smuovere le montagne” diceva Johnny Dorelli, in “Aggiungi un posto a tavola”.

Denny risponde: la voglia che chi vuole, può fare. Si può creare qualunque cosa, se uno ha voglia, pazienza e tempo.

Il giovane Pepo risponde: a volte non bisogna mai programmare troppo il futuro, perché tutto può cambiare da un momento all’altro, com’è successo a me con il Cabaret. Ho mandato la mia candidatura e ho pensato che non mi avrebbero mai chiamato, e invece il giorno seguente mi hanno chiamato immediatamente.

Progetti per il futuro?

Pepo risponde: migliorare sempre di più! Non bisogna mai star fermi o cullarsi sugli allori. Ciò che ci riserverà il futuro, lo prenderemo.

Sognate di diventare famosi? Di andare in tv?

Non ci facciamo troppi castelli in aria sul diventare famosi, perché poi non si realizzano. Se qualcuno ci guarda  e avverrà bene, lo speriamo!

 

Daniela Cannistrà

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