Diario di una fuorisede superstar 4° parte

<Com’è possibile che tu non sappia cosa vuoi fare da grande?>.

 

Il vento spirava fresco, quasi pungente e l’autunno era ormai, definitivamente, alle porte.

Penelope e Nico avevano avuto la brillante, e quantomai saggia, idea di passeggiare in spiaggia, per osservare le stelle. Peccato che la mezzanotte fosse già passata e i loro chiodi non erano sufficientemente caldi per ripararli dalla brezza marina.

Avevano cenato insieme e comprato due biglietti al cinema per un film splatter, che si era rivelato molto peggio di quello che avevano previsto.

Annoiati, durante la fine del primo tempo, avevano deciso di lasciare la sala.

<Perché ti turba così tanto, la cosa? E’ il mio futuro, non il tuo, in fin dei conti> Nico rispose con un certo risolino, tendente al cinico.

<Non riesco a capirlo..> cominciò Penny <Non riesco a capirti> concluse.

<Per fortuna, allora devo affrontarlo io e non tu> ridacchiò lui.

<L’Università ti apre tante porte, non hai un’idea? Il corso che hai scelto come ti sembra?>

<E’ perfetto>

<Dunque, dov’è il problema?>

<Abbiamo vent’anni Penny, è normale esser confusi. Prendere una strada e poi cambiarla. Perché questa fretta di scegliere? Ho la possibilità di diventare tante cose, di essere tante cose, non voglio e non posso privarmi ora di tutte le occasioni> Nico si accese una sigaretta, forse la trentesima della giornata; aspirò a lungo il fumo, scrutando l’oceano e le luci in lontananza.

Penelope lo fissò per un po’, non riusciva a trovare una risposta. La sua vita era tutto un programma, come un’immensa, e ridicola, lista delle spesa; per lei era incomprensibile che qualcuno fosse così sprovvisto di idee, o che ne avesse così tante, e così intense, da non farsi capire da lei.

Ed era questo il problema tra di loro, erano troppo diversi, su troppe cose.

<Non pensi che la vita sia già difficile di per sé? Mi sembri uno sprovveduto a volte> lei giocava con le ciocche dei suoi lunghi capelli; era un metodo, piuttosto scarso, per provare a non farsi congelare le dita. Aveva le mani gelide.

<Mi piace esserlo, essere uno sprovveduto vuol dire non prevedere le cose, no? Tutto può essere inaspettato, come incontrarti alla fermata dell’autobus. Mi vivo la vita come viene, e sento, nel profondo, che per ora sia giusto così, Penny>.

        Ilaria Piscioneri

di Ilaria Piscioneri

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