Speciale FRU 19-ROMA, ripercorriamo insieme l’avventura

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Dal 6 al 9 giugno scorsi, si è tenuto, presso la facoltà di Roma Tre, il festival delle radio universitarie, meglio conosciuto dagli studenti con la sigla FRU; il nome ricorda quasi un gelato o un frullato (ogni fruista ne è perfettamente e orgogliosamente consapevole), è divertente e fresco, proprio come il festival a cui i cinque studenti dell’Unime, me compresa, hanno avuto il privilegio di poter partecipare. La capitale ci aspettava, preda del primo caldo torrido della stagione e ci ha accolti, come solo la città eterna è in grado di fare. Nel 2006 un gruppo di studenti universitari, datosi appuntamento a Firenze, fa nascere RadUni (associazione operatori radiofonici universitari), gruppo che l’anno successivo darà il via al primo FRU.

Quest’anno, gli workshop al FRU sono stati molti, molto intensi e consecutivi (nel senso che prendere una boccata d’aria o un caffè non risultava cosa semplice) eppure ci hanno fatto emozionare, ragionare, andare a fondo nelle questioni spinose; ci hanno fatto sognare un futuro migliore e, spesso, ci hanno urlato che quel futuro potevamo coglierlo, che era nostro!

Maria Latella, speaker professionista su Radio 24, morning show che va appunto in onda la mattina presto, era una dei quattro radiofonici ospiti alla conferenza “Parlare di Europa alla radio: Morning show a confronto” e proprio sue sono le parole “La radio è un enorme bagno di umiltà, devo leggere quello che considero importante, devo fare una selezione; con gli ascoltatori devi tenere un bel bilanciamento di temi” e consiglia infine “investite un sacco di tempo nella radio, c’è bisogno di narratori. Imparerete ad essere meno timidi”. Quale miglior modo per iniziare il festival? Sin da subito ci siamo sentiti dire che quello che facciamo, ma soprattutto quello che amiamo, è importante. Incoraggiante, no?

Giorgio Zanchini, speaker su Rai Radio1, sempre durante la stessa conferenza, ci dice: “Le radio degli anni ’70 hanno comportato una vera rivoluzione, e voi oggi, ci avete insegnato tre cose: ci avete insegnato tanto, il modo in cui fate radio ci ha imposto di cambiare linguaggio, siamo stati costretti a parlare d’Europa, perché ci è entrata in casa”. Ci spostiamo da un’aula all’altra, pensando che sette ore prima eravamo già svegli in aeroporto, iniziamo a riflettere su quello che ascoltiamo ma non c’è tempo da perdere.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La mattinata prosegue con Mirko Lagonegro, CEO & Founder Digital MDE Audio strategy, in dialogo con il Prof. Tiziano Bonini, docente all’Università degli Studi di Siena, durante la conferenza “Radio o Audio?” ci ha spiegato che: “i giovani hanno una soglia dell’ascolto molto breve, eppure si sta riscoprendo il piacere di ascoltare la parola. Bisogna avere però originalità, essere strani e non imitare i modelli perché un conto è se sei il primo a copiare, un altro è se sei l’ultimo”. In una società prettamente standardizzata e tendente all’omologazione in tutti i settori, sentirsi dire “bisogna essere strani” ti tocca il cuore e ti fa sorridere.

Jason Murphy, RTE Irlanda e Vincitore Prix Italia 2017, all’ultimo workshop della prima giornata “La potenza della voce. Raccontare in radio” raccontando il suo lavoro “No Time to Lose” dice, aiutato dall’interprete: “se volete fare video concentratevi molto sull’inizio; la letteratura e i grandi libri sono veramente importanti. Dite tutta la storia in novanta secondi!”

Ogni racconto e ogni esperienza la facciamo nostra e nel mentre iniziamo a conoscere i ragazzi delle altre radio universitarie, scambiamo le prime battute, iniziamo a condividere pensieri e momenti. Passiamo la serata in compagnia di cantautori emergenti ed Ellie Schlein, ex europarlamentare e ragazza di intelletto e delicatezza unici, ricorda l’amico Antonio Megalizzi e fa commuovere anche chi non lo conosceva di persona “Come sfidiamo quegli egoismi?” ci chiede e si domanda in prima a sé stessa: “condividere le stesse battaglie, serviranno piazze più europee. Non è un’utopia, può essere già realtà”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La seconda giornata inizia con “Il Sessismo nella musica. Come trattarlo in onda” in cui viene fuori che “Uniti nella diversità è la ricetta per la democrazia” procede con “Il ruolo del suono nelle professioni del futuro” e ci spiegano che “il suono è la prima forma di comunicazione, con l’udito puoi correre a più di 300 km al secondo, stando fermo, i luoghi devono vivere di suoni”.

Le 12, il sole a picco su Roma e sui sanpietrini, noi seguiamo con entusiasmo “Andare alla fonte delle news” in un momento in cui le fake news sono all’ordine del giorno. Sto attenta, stiamo tutti attenti. Per cercare di scovare il problema “i giornalisti devono smetterla di confondere se stessi con la notizia, la grande dote del giornalismo è l’umiltà. Dobbiamo smetterla di considerare i morti in base alla loro nazionalità”. Riguardo l’appetibilità della notizia ci spiegano che “in Italia non è mai esistita una divisione tra stampa tabloid e più alta, di fronte alla crisi, non abbiamo avuto il coraggio di alzare l’asticella”.

16.45 dopo la prima speaker challange, momento di grande agitazione, condivisione e risate, partecipiamo a “Il diritto d’autore nello scenario del webcasting” con il Prof. Giovanni Riccio (Università degli Studi di Salerno) ci dice che “il diritto d’autore è un diritto moderno e trovo molto pericoloso Google. Siamo passati dai social che ci controllavano a i social che ci inducono comportamenti”.

Per concludere la seconda giornata, passiamo a “Workshop di conduzione radiofonica” con Tamara Taylor di Campuswave Radio e Stefano Pozzovivo di Radio Subasio. Tamara si racconta, ci apre il suo cuore e ci dice: “Usate il periodo che avete all’Università per sbagliare, più sbagliate più imparate! Sicuramente un consiglio è quello di buttarsi, una cosa importante è avere un carattere forte, le parole le troverete. Trovate il vostro modo di comunicare qualcosa”. I consigli di Tamara per intervistare un ospite: “andare nei fan club per scoprire le news, non fare domande che ci sono già su Wikipedia, quando lo incontravo era come incontrare un parente, io per prima gli dedicavo tempo”

Stefano, a cui abbiamo rubato un bel selfie di gruppo, ci spiega: “L’improvvisazione è il frutto di uno studio costante, noi siamo quello che diciamo. Chi apre il microfono per il fascino della luce rossa, sbaglia! L’artista lo rovistiamo, è molto più importante stare attenti alla risposta, la seconda domanda deve partire dalla risposta che riceviamo. La cosa più importante non è l’inizio, ma come chiudete; è quello che dà sapidità”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Il terzo giorno ci vede esausti ma sempre felici di esserci. Partecipiamo a “Rai Radio 3 La lingua batte speciale FRU” condotto da Giordano Meacci: “anni fa la laurea era il traguardo finale, ora è quello iniziale. Un consiglio è fare il lavoro che ci piace per passione, non è tanto importante quello che sai, ma avere una curiosità costante. Oggi è fondamentale integrare università e lavoro, usciamo tardi dall’università, all’estero si diplomano e laureano prima. Arriviamo tardi nel mercato del lavoro.”

L’ultima giornata si conclude con l’Assemblea Soci RadUni, segretario del sindacato giornalisti Rai, ci fa letteralmente alzare dalla sedie, nonostante la stanchezza accumulata, riceve applausi ed assensi: “siete una realtà dei giovani controcorrente, in un mondo che sceglie le immagini, voi usate la voce; chi di voi ha capito che l’Europa è un mezzo per l’inclusione è un passo avanti” ed è standing ovation “per favore ribellatevi a chi vi dice che siete il futuro, perché sta negando che siete il presente!” sento rimbombare gli applausi scoppiati in aula come se fosse oggi.

Tutte queste parole, che possono sembrare distanti e sconnesse, sono rimaste incise nelle nostre teste, cucite nei nostri cuori, noi che li abbiamo ascoltati con lo sguardo sbalordito, noi che li abbiamo applauditi con convinzione, supporto ed energia, fino a farci male alle mani. Mi sembrava doveroso chiedere ai miei compagni di viaggio opinioni e pareri riguardo al FRU e leggete cosa hanno risposto!

Ho chiesto ad Alessio Caruso: Il personaggio che hai incontrato che ti è piaciuto di più e perché? Sicuramente il professore, perché ci ha rassicurati, nel momento in cui abbiamo finito il primo turno della speaker challange, ci ha dato dei consigli ed è sempre stato disponibilissimo e ci ha sempre dato una parola di conforto (il prof. non è un vero docente, è un ragazzo arrivato in semifinale alla scorsa speaker challange, che per il suo carisma ha meritato questo soprannome. Se parteciperete al prossimo festival, non vi venga mai in mente di chiamarlo col suo nome! Aspettate, ma.. come si chiama?).

A Francesco Burrascano: Credi che Uvm sia stato abbastanza competitivo e presente? Presenti sicuramente, con i social, eravamo lì e l’abbiamo dimostrato. Per la competitività chiaramente era la nostra prima esperienza e non è andata come volevamo ma comunque siamo scesi in campo, ci siamo difesi, siamo stati più bravi di tanti altri. Competitivi non nel senso che abbiamo sbaragliato gli avversari, ma che abbiamo fatto il nostro.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

A Giuseppe Cannistrà: Consideri il  FRU più un evento ludico o formativo? E’ formativo perché anche se non sono delle vere e proprie lezioni, riportano delle testimonianze di soggetti che hanno delle esperienze alle spalle, che fanno questo di lavoro e sono all’interno del mondo radiofonico. E’ formativo perché ti apre la mente, ti fa conoscere il punto di vista di gente con esperienza e, anche se differenti tra di loro, riuscivi ad elaborare il tuo pensiero. Anche la speaker challange la considero formativa, perché impari dai ragazzi delle altre radio.

Ad Elena Perrone: Cosa consigli a chi farà il FRU nelle prossime edizioni? Ai fruisti del prossimo anno consiglio di: 1 armarsi di scarpe comode, perché non appena il FRU partirà non vorranno più stare fermi, 2 predisporsi all’ascolto perché, solo in questo modo, riusciranno a fare propri tutti gli insegnamenti che verranno elargiti e tutti i consigli che chi è ormai un veterano delle radio universitarie consegnerà loro. Da ultimo, ma non per importanza, consiglio di non fermarsi mai e crederci sempre.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Infine, credo che la mia conclusione possa valere come risposta. E’ difficile spiegare cosa sia il FRU alle persone che non lo hanno vissuto, perché è di questo che si tratta, la somma dei workshop, le amicizie nate, le risate condivise, gli appunti presi, gli applausi fatti, sono spezzoni di vissuto, più che un semplice festival al quale abbiamo partecipato. Il FRU è unione, Messina fa amicizia con Catania, e la Sapienza con Università di Roma 3, superando con onore qualsiasi derby. Il Piemonte Orientale diventa amico della Puglia, e Siena di Verona. Il FRU sono cento ragazzi con lo stesso sogno, o magari anche sogni diversi, ma che affrontano la vita con la stessa passione, grinta e lo stesso inno. Il FRU sono cento ragazzi di regioni diverse che cantano gli 883 per le strade di Roma, a mezzanotte e lo fanno insieme, sentendosi giovani e vivi come mai. Insieme.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Ilaria Piscioneri

di Ilaria Piscioneri

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