È un dato di fatto che tutti possiamo toccare con mano giornalmente: sempre più persone in giovane età indossano occhiali per correggere la loro vista. Ancor più evidente è l’incremento esponenziale dell’utilizzo di dispositivi elettronici negli ultimi decenni, sia per motivi lavorativi che ricreativi.
Questa tendenza da anni spinge gli esperti a determinare se tale andamento parallelo sia casuale o meno. Dispositivi come computer, tablet, smartphone causano davvero un deterioramento della vista di proporzioni epidemiche?
Pregresse indagini epidemiologiche hanno constatato che oltre il 40% dei cittadini nordamericani è affetto da miopia; il numero di casi è raddoppiato tra il 1972 e il 2004.
In Europa, il 42,2% degli adulti con età compresa tra 25 e 29 anni è miope, percentuale doppia rispetto agli adulti tra 55 e 59 anni.
L’incremento globale è stato costante negli anni.
Questi dati incidono sulla salute pubblica e non vanno assolutamente sottovalutati.
La miopia è un comune difetto visivo per cui si vede sfocato da lontano; questo perché l’occhio ha una lunghezza eccessiva e le immagini lontane non si focalizzano sulla retina come di norma, ma davanti ad essa. Il pericolo da non sottovalutare sta nel fatto che l’incremento della miopia aumenta significativamente il rischio di glaucoma (40 volte) e cataratta (6 volte). Soprattutto, aumenta il rischio di indebolimento della retina (21 volte superiore; evento che precede il distacco). Ciò si spiega poiché tanto più l’occhio è miope, tanto più tende ad “ingrandirsi”; la distensione dell’occhio si ripercuote sulla retina che tende a diventare sempre più sottile, fragile e predisposta a rotture, anormale sviluppo dei vasi sanguigni sub-retinici e sanguinamento.
Dietro questo processo pandemico risiedono certamente più cause. La miopia è una condizione multifattoriale. La genetica ha un’influenza fondamentale, tant’è che alterazioni su oltre 20 loci genici su più cromosomi sono interessate. Tuttavia, l’ambiente in cui sin da bambini si vive, le abitudini e i comportamenti sono altrettanto importanti.
La conferma di ciò sta nel rapido aumento, ben documentato, di problemi visivi verificatosi dall’introduzione degli smartphones nel 2007.
L’impatto degli smartphones dipende dalla distanza tra utente e dispositivo. Si è obbligati a rimanere entro 20 cm di distanza durante la lettura, contro i fisiologici 45-50 cm. Tale distanza ravvicinata incrementerebbe il rischio di sviluppare miopia di 8 volte, specialmente in presenza di genitori miopi ovvero di predisposizione genetica.
Inoltre, contrariamente alla carta stampata, gli schermi sono otticamente responsabili di aberrazioni cromatiche. Notevole impatto mediatico è stato dato alla luce blu, che corrisponde alle lunghezze d’onda più corte emesse dai dispositivi e viene percepita dall’occhio come davanti all’immagine, generando uno stimolo per la miopia.
Come se non bastasse, i sintomi di accompagnamento all’utilizzo di tali dispositivi hanno definito la “Computer Vision Syndrome” (CVS). Si tratta di affaticamento oculare, dolore avvertito dentro e intorno all’occhio, visione offuscata e a volte doppia, mal di testa più o meno intenso, bruciore e occhio secco. Uno studio ha dimostrato che oltre il 90% dei lavoratori americani che utilizzano computer per 3 o più ore al giorno ne soffre, insieme a difetti di accomodazione del cristallino e di convergenza degli occhi.
Anche l’intensità di questi sintomi è direttamente collegata alla distanza ravvicinata agli schermi. E nessuno può negare di averli sperimentati almeno una volta.
Il principale rimedio è quello che tutti vorremmo evitare: controllare e limitare l’uso dei vari dispositivi. Se infatti non è ad oggi possibile agire sulle cause genetiche che portano alla miopia, l’intervento si deve concentrare sulle cause ambientali e comportamentali, innanzitutto per evitare i fastidiosi sintomi della CVS.
Le limitazioni suggerite dalla comunità scientifica sono di evitare l’esposizione ai dispositivi elettronici prima dei 2 anni di età, anche se solo per pochi minuti.
Un limite massimo di un’ora al giorno è valido invece tra i 2 e i 5 anni.
Negli adulti, una pausa di qualche minuto ogni circa 30-60 minuti attenua in modo rilevante gli effetti negativi.
Inoltre, dovrebbe essere evitata l’esposizione ai device fin da un’ora prima di dormire per mantenere una buona qualità del sonno: è dimostrato che l’esposizione sia giornaliera ma soprattutto serale aumenta il rischio di ridotta durata del sonno e lungo tempo di addormentamento, in modo “dose dipendente”.

La miopia non è un banale difetto visivo, ma un fattore di rischio importante per gravi patologie oculari. Dobbiamo quindi impegnarci per rallentare la sua naturale progressione e specialmente per proteggere i bambini nelle fasi precoci di crescita. E ciò significa anche, in primis per me che scrivo e per voi che leggete su uno schermo, seguire qualche dritta, prendersi qualche pausa in più e modulare l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Davide Arrigo
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15850814
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3474591/#!po=28.1250
https://bmjopen.bmj.com/content/bmjopen/5/1/e006748.full.pdf
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Rong+Asia+Pacific+Pacific+J+Ophthalmol