Caro BoJack Horseman, ti racconto

Voto UVM: 5/5

Nel 2014 andava in onda il primo episodio di BoJack Horseman, serie animata creata da Raphael Bob-Waksberg, composta da sei stagioni. Vincitrice di un Golden Globe e di tanti altri premi, senza dimenticare le numerose nomination, la serie è ambientata in una Hollywood popolata da umani e animali antropomorfi: a primo impatto può sembrare un show per passarsi una serata e magari per distogliere l’attenzione dalla realtà, ma la serie produce l’effetto contrario nello spettatore.

Il protagonista è BoJack un cavallo antropomorfo, star della serie tv Horsin’ Around, che ormai ha chiuso i battenti da un paio di anni. BoJack, stanco di non essere considerato una star come ai vecchi tempi, cerca di riaffermare la sua immagine, accompagnato dalla sua agente Princess Carolyn, una gatta, il suo strano – ma dal cuore tenero – coinquilino Todd e Mr. Peanutbutter un labrador, attore e sua nemesi. Infine, Diane, una ghostwriter, cercherà di riportare alla ribalta il nostro protagonista scrivendo la sua biografia.

 

Già dal primo episodio vediamo come il nostro protagonista abbia seri problemi con la società che lo circonda: difatti, si rifugia nell’alcool, nella droga e nelle feste per nascondere la sua depressione. Ed è proprio la depressione  il tema centrale di questa serie tanto strana ma allo stesso tempo veritiera, che ci mostra la discesa di un individuo verso l’autodistruzione.

E no, la serie non è caratterizzata solo da momenti tristi, al contrario offre al pubblico il classico umorismo, ma anche umorismo nero e satira. Il nostro cavallo davanti ai suoi amici e colleghi si mostra come un cinico narcisista, ma allo stesso tempo divertente. Nonostante le apparenze, nasconde dietro di sé una crisi esistenziale, caratterizzata dalla poca autostima e dalla continua paura di rimanere solo,tema particolarmente evidente nell’ultima stagione.

BoJack in analisi durante la disintossicazione (stagione 6)

BoJack allontana sempre tutti da lui, allontana chi gli vuole bene, ad eccezione di Sarah Lynn, che al contrario di BoJack non ha bisogno di riaffermare la sua immagine, essendo una delle star del momento, amata e voluta da tutti. Tuttavia,  la ragazza soffre di una crisi esistenziale, non si sente amata veramente e vede in lui sé stessa e si rifugia nel protagonista. BoJack con la ragazza avrà una strana relazione caratterizzata da un rapporto padre e figlia, come ai tempi della serie Horsin’ Around. Ed è proprio con lei che il nostro protagonista capisce che in lui c’è qualcosa di sbagliato, qualcosa di marcio. Sarah rappresenta la fragilità dell’immagine, un’immagine costruita solo per il mondo dello spettacolo. Dove a nessuno importa veramente chi sia lei come persona ma a tutti importa chi sia lei come star.

Sai non ho mai capito cosa fosse l’amore, ma in questo momento non ho bisogno di capire niente. Lo sto vivendo. (Sarah Lynn 3×11)

BoJack e Sarah Lynn

Tutti i personaggi della serie nascondono un velo di tristezza:  lo stesso Mr. Peanutbutter, che agli occhi di tutti appare come la felicità, rappresenta la totale indifferenza ad ogni avversità che gli si rappresenta.  Rispondendo sempre “sì ok, va tutto bene” davanti sia una situazione positiva e negativa, diventa un suddito della società stessa.
“L’universo è solo un vuoto crudele e indifferente, la chiave per la felicità non è trovare un significato, ma tenersi occupati con stronz*te varie fino a quando è il momento di tirare le cuoia.” (Mr. Peanutbutter 1×12)

La serie mostra anche il mondo “reale”, non solo quello hollywoodiano. L’esempio più lampante è Beatrice, madre di BoJack. Una cavalla fredda, narcisista e egoista come il figlio, che dovrebbe amare suo figlio ma non fa altro che ricordagli che tutti i mali che ha, sono per colpa sua . Beatrice rappresenta una vita fatta di malinconia e rimpianti, segnata da tanti episodi negativi. Una vita che l’ha costretta a cambiare e l’ha resa cinica e anaffettiva. Beatrice rappresenta la sfortuna.

 

Ma cosa rappresenta BoJack?

Rappresenta l’immagine del mondo attuale, una società che corre troppo veloce, senza soffermarsi sulla morale, in cui l’identità dell’individuo non è più prodotta dal suo essere ma dal mondo che sta intorno.

Ecco perché BoJack fa muovere in noi quei meccanismi umani, perché ci tocca e ci fa capire che corriamo senza pensare e capire chi siamo veramente o per cosa stiamo vivendo.

Come ha potuto questo semplice cartone toccarci così nel profondo?

Ci ha fatto capire che – alla fine – la causa di tutti i mali che abbiamo, come dice Todd a BoJack, sei tu”. BoJack si nutre dell’immagine che Hollywood ha prodotto di lui, non è il vero sé, è solo costruito.

Ma nell’ultima stagione vediamo il nostro protagonista con un velo di speranza: cercherà in tutti i modi di cercare di essere qualcuno per sé stesso, e non essere qualcuno per qualcun altro.

La seconda parte dell’ultima stagione della serie sarà distribuita sulla piattaforma Netflix il 31 Gennaio 2020: non so cosa aspettarmi, non so cosa capiterà al nostro vecchio BoJack; so solo che ci ha accompagnato per 6 intere stagioni con il suo pessimismo comico e non siamo pronti a dirgli addio.

Perché alla fine siamo tutti un po’ BoJack.

Alessia Orsa

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