Coronavirus e l’estate: ombrelloni distanziati e spiagge a numero chiuso

In prossimità dell’estate, una delle tante domande poste tra i giovani  e non solo riguarda la possibilità di andare a mare, piscina, o comunque nelle strutture balneari,  a seguito dell’emergenza covid-19. Le risposte non sono certe. Non è stata presentata nessuna disposizione concreta per il momento , ciò che rimane certo è il cambiamento rispetto alla nostra tipica idea di estate. Molto spesso estate è sinonimo di divertimento, lunghi bagni, after in spiaggia, color party, gruppi di animazione per i più piccoli e quant’altro.
Siamo davanti ad un’estate del tutto nuova. Per far fronte al coronavirus l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute ha chiesto la consulenza della Società Nazionale di Salvamento, società fondata 150 anni fa a Genova e oggi presieduta dal professor Giuseppe Marino. La società da una decina d’anni si occupa anche di medicina di balneazione ed insieme al ministero sta studiando un piano ragionato su come poter aprire le attività balneari con regole che verranno poi dettate dal governo.

Chiariamo fin da subito che il mare non è di per se contaminato dal coronavirus , ma è l’uomo che rischia di portarlo. Una delle domandi più frequenti riguarda la possibilità di contagio quando si va a fare il bagno a mare. Innanzitutto c’è da dire che il caldo cosi’ come il mare è un antivirale per eccellenza. Succede come con ogni altro microorganismo, che a contatto con l’acqua il virus non potrà avere una quantità di forza infettante sufficiente.

Vale il discorso di una goccia nel mare, anche se uno lo elimina in acqua, il mare è così grande che non ci saranno problemi di infettarsi, e ciò è valido non solo per il coronavirus ma anche per ogni altro tipo di virus», spiega Matteo Bassetti direttore della clinica di malattie infettive dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, e ora da pochi mesi nuovo direttore dell’Unità operativa della clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova.

In sintesi fare il bagno a mare dovrebbe essere un’operazione sicura, dato che le capacità infettive sono fortemente ridotte in mare aperto. Al contrario bisogna evitare determinate zone adiacenti allo sversamento e le acque reflue di scarichi organici , a causa della trasmissione fecale, spiega Alfredo Rossi, medico e direttore sanitario della Società Nazionale di Salvamento. Inoltre il dottore spiega che qualora ci dovesse essere un individuo portatore e uno sano, la trasmissione non avviene attraverso l’acqua, ma attraverso l’acqua espirata. Una persona infetta infatti può rilasciare il virus nella fase espiratoria mentre nuota. E’ molto probabile, però, che il virus non sopravviva e non si diffonda  grazie anche all’azione delle correnti, dei raggi ultravioletti e grazie alla salinità dell’acqua, creando  un ambiente sfavorevole in  grado di far disperdere facilmente la carica virale. Resta importante comunque mantenere le distanze di sicurezza proprio per evitare il contagio esattamente come accade fuori dall’acqua attraverso tosse, starnuti e respirazione ravvicinata.Prime prove di distanziamento al lido Bacino grande di Porto Cesareo in provincia di Lecce

Oltre a quanto scritto sopra, ci sono vari altri accorgimenti da rispettare.
Sono da escludere spiagge super affollate e ombrelloni distanti gli uni dagli altri di qualche mentre – si parla anche di 4 metri di distanza- anche se, come sostenuto dal dottor Bassetti, potrebbe essere eccessivo dato che il virus colpisce in un raggio molto piccolo.
Si è parlato anche di spiagge a numero chiuso, con accessi scaglionati  e prezzi di listino differenti in base alle fasce orarie.

Sanificazione di lettini e sdraio ( possibile fonte di contagio) ogni cambio persona,  attraverso l’ipotesi di tunnel igienizzanti .
Un altro aspetto riguarda l’acceso a queste aree attraverso corridoi abbastanza lunghi , accompagnati da erogatori lungo le pedane, per spruzzare disinfettanti a base di ozono.

Tunnel Sanificanti e Box Igienizzanti - Tunnel sanificazione Covid-19

In attesa delle direttive del governo, i gestori degli stabilimenti balneari si stanno già mettendo in moto per organizzarsi. E’ partita nei giorni scorsi la manutenzione dei lidi per non farsi trovare impreparati alla Fase 2 che dovrebbe partire il 4 maggio. In Puglia, addirittura, in alcuni lidi del Salento sono state fatte già le prime prove di distanziamento.  Bisogna trovare delle soluzioni ideali che permettano di fronteggiare la situazione, soprattutto per un altro aspetto importante: quello economico .

Andiamo in spiaggia anche più tardi ma andiamoci, qui si tratta di proteggere 25 mila posti di lavoro” ha dichiarato Alessandro Berton, presidente dell’associazione Unionmare Veneto.

Eleonora Genovese

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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