
Il caso George Floyd ha dato il via ad una serie di manifestazioni che hanno coinvolto non solo gli Stati Uniti, ma anche stati geograficamente distanti: tra sabato e domenica in molte città d’Italia si sono già svolte manifestazioni contro il razzismo sulla scia di quelle organizzate negli Stati Uniti dal movimento “Black Lives Matter” e continueranno fino all’11 giugno

Anche Messina si è dimostrata sensibile al tema: a partire dalle 18 di domenica 7 giugno decine di messinesi si sono radunati in modo composto per ricordare la morte di George Floyd e per affermare ad alta voce il valore fondamentale dell’uguaglianza.
La manifestazione è stati divisa in più momenti: una prima parte commemorativa dove i presenti in piazza hanno rispettato ben nove minuti di silenzio, silenzio che è stato spezzato poi dalla lettura dei nomi delle vittime della violenza razzista; una seconda parte più informativa, attraverso un’assemblea aperta, ovvero dando la possibilità a tutti di comunicare ed esprimere le proprie idee; la terza, infine, “propositiva”, dove hanno avuto spazio rappresentazioni artistiche ed uno stacco musicale che ha cercato di dare un senso di sacralità alla manifestazione.

La manifestazione messinese nasce grazie alla proposta di Angelo Marano e Miriam Augugliaro, i quali, grazie ad un tam tam sulla rete, sono riusciti a coinvolgere parecchie organizzazioni sensibili al problema.
E’ lo stesso Angelo che ci spiega:
La tematica mi premeva particolarmente e Messina spesso si muove troppo poco e lentamente, manca la scintilla, serve qualcuno che dica “facciamolo” e che poi si prenda la briga di fare le cose “camurriuse”. Ho pensato di coinvolgere Miriam, una ragazza che sul tema è preparata e pronta ad impegnarsi attivamente. Abbiamo scritto un comunicato e costruito l’evento, rivolgendoci all’associazionismo universitario, presenti sono infatti Must e Link, ma anche altre realtà come UDS e l’Arci, e queste si sono spese a loro volta per questa causa. Uno dei mezzi di diffusione più imponente però è sicuramente stata la videoconferenza organizzata attraverso la piattaforma di Google Meet nel pomeriggio di giovedì, a cui hanno partecipato varie realtà in modo attivo e propositivo.
Il nostro interlocutore ci racconta altresì che verrà lanciata una piattaforma condivisa, attraverso la quale chiunque potrà condividere proposte e richieste per cercare di abbattere dal basso un razzismo sistemico che dà prodotti disgustosi anche perchè, com’è noto, non è un singolo caso quello accaduto a George Floyd, ma uno dei tanti.
Uno dei cartelloni più visto nelle proteste americane recita “I Am the next” (Io sono il prossimo) e finché la risposta non sarà “non c’è nessun prossimo” allora non ci si deve fermare, ha continuato Angelo.

Miriam invece ha colto l’occasione per porre in risalto determinati aspetti legali e non solo:
La legge Bossi-Fini ha ulteriormente complicato le procedure di regolarizzazione degli immigrati. Quindi c’è gente che si trova in una situazione di “stallo” in Italia e che non può muoversi, poiché il nostro territorio, che dovrebbe essere di solo transito, diviene, in realtà, l’approdo definitivo.
Lo Ius Soli è poi l’argomento trattato dalla giovane Miriam:
E’ impossibile che in una società che tenta sempre più di globalizzarsi non si cerchi di tutelare le persone che sono parte integrante di questo fenomeno. Lo Ius Soli tenderebbe a dare stabilità ai bambini nati sul suolo italiano, ossia agli adulti del domani che però si troveranno senza cittadinanza, pur essendo italiani a tutti gli effetti. Sarebbe pure una tutela per lo stato italiano che si trova a crescita zero, perché composto da un popolo sempre più anziano. Perché non concedere a persone nate sul suolo italiano la cittadinanza?

Miriam infine ricorda come spesso certe manifestazioni siano snaturate dalle presenza di agitatori che fanno perdere di vista la vera essenza della protesta ed aggiunge che:
L’America è fortunata perché gli afroamericani hanno deciso di ribellarsi piuttosto che di vendicarsi, quindi penso che i danni fatti in questi giorni siano la minima cosa e l’ultima di cui bisognerebbe preoccuparsi davanti a persone che protestano contro una schiavitù insita e perenne all’interno della società americana.
Centinaia di persone, in maggioranza giovani, lasciano Piazza Unione Europea in silenzio e con un quesito che li accompagnerà fino a casa: “chi sarà il prossimo?”
Speriamo che il prossimo non ci sia mai più.
Laura La Rosa
Foto in evidenza: ©LauraLaRosa, Manifestazione movimento “Black Lives Matter” – Messina, Giugno 2020