An Indian man burn a photograph of Chinese president Xi Jinping during a protest against China in Ahmedabad, India, Tuesday, June 16, 2020. An Indian Army officer and two soldiers were killed during a violent confrontation with Chinese troops in the Galwan Valley in eastern Ladakh on Monday night, in the first such incident in the last 45 years reflecting massive escalation in the five-week border row. (AP Photo/Ajit Solanki)

Nuovi scontri tra Cina e India: morti 20 militari indiani

Il 15 giungo nel Ladakh, territorio indiano tra le vette dell’Himalaya con temperature al di sotto dello zero, si è verificato un duro scontro tra i soldati cinesi e indiani, degenerato in una vera e propria carneficina. Secondo quanto riportato dal New Delhi i morti indiani sarebbero venti, mentre il numero delle vittime cinesi non è stato ancora confermato.
Ufficialmente non sono state utilizzate armi da fuoco e la battaglia si sarebbe consumata con pietre e bastoni trovati sul posto.

L’accaduto è preoccupante sotto diversi punti di vista: il primo per la dimensione dei paesi coinvolti, sia l’India che la Cina sono i paesi più popolosi al mondo con più di un miliardo di abitanti. Il secondo perché ambedue le nazioni sono guidati da regimi nazionalistici e dotati della bomba atomica.

Il ministro dell’Interno indiano Amit Shah e il ministro della Difesa Rajnath Singh , rassicurano

il sacrificio dei nostri militari non sarà vano. Per noi, l’unità e la sovranità del paese è la cosa più importante”.

Il governo indiano indignato nei confronti di Pechino, lo accusa di avere infranto l’accordo preso pochi giorni prima “Un violento scontro si è verificato a seguito di un tentativo da parte cinese di cambiare unilateralmente lo status quo“, come afferma il ministro degli Affari Esteri.
L’agenzia di stampa indiana “Asian News International” ha riportato attraverso delle intercettazioni, che i morti e i feriti delle truppe cinesi sarebbero 43.
La Cina però non si espone, anche se Hu Xijin, direttore comunista del quotidiano “Global Times”, ha conferma che “anche la squadra cinese ha subito perdite”. Pechino ha accusato a sua volta Nuova Delhi di avere oltrepassato il confine cinese: il portavoce del ministero degli Esteri ha accusato gli avversari di avere oltrepassato il confine due volte lunedì “provocando e attaccando le unità cinesi e causando gravi scontri tra le forze di frontiera”.

 

 

 

 


Il passato burrascoso tra i due stati

Tra la catena montuosa del Karakorum e quella dell’Himalaya, c’è un territorio che da anni è al centro di un dibattito tra India e Cina. Le due Nazioni negli anni 50 hanno (apparentemente) mantenuto una relazione pacifica, grazie soprattutto alla moderazione indiana. Le relazioni diplomatiche vengono sancite nel 1950 da Nehru, che spinge per l’ammissione all’ONU nella Repubblica popolare della Cina. Successivamente il Tibet viene annessa da Pechino nel 1950-51, l’India non reagisce, ma la Cina non riconosce la sua frontiera con l’India. Nel 1954 l’Accordo di Panchsheel ha sancito una grande decisione da parte di Nuova Delhi: essa ha rinuncia a tutti i diritti che le sono stati concessi sul Tibet. I due stati nel corso degli anni hanno però continuato a rivendicare la propria porzione di terra.

Nel 1962, la Cina ha invaso formalmente i territori indiani, ed ha avuto un’ampia vittoria sull’esercito indiano. Proprio dopo quel conflitto è stata introdotta la “Linea di Attuale Controllo” (LAC), cioè l’ufficializzazione del confine orientale tra i due stati. Anche in questo caso, però, le decisioni non vengono accettate senza polemiche, perché il confine non era considerato rigido e netto ma pieno di zone il cui controllo era poco chiaro.

A ovest la Linea Johnson assegnava all’India il territorio ghiacciato dell’Aksai Shin, posto però dopo la linea di cresta e quindi difficile da difendere; ma ulteriori provvedimenti hanno inasprito i rapporti. A est la Linea MacMahon, era stata accettata dal Tibet in occasione della Convenzione di Simla del 1914, ma Pechino ha smesso di riconoscerla. Per garantire il proprio potere territoriale, i due paesi hanno iniziato a costruire strade e aeroporti lungo il confine e anche nelle zone formalmente sotto il controllo “nemico”, che però spesso venivano distrutte.

Dal 1981 i due paesi si sono incontrati periodicamente per affrontare il problema, ma ancora oggi non hanno trovato una soluzione.
A partire dagli anni novanta sono stati firmati vari accordi, che però non hanno impedito le incursioni e le lotte di confine. Nel 2013 e nel 2014, per due volte decine di soldati cinesi hanno oltrepassato la LAC per costruire campi e strade.

 Secondo il governo indiano, tra il 2016 e il 2018, l’esercito cinese ha superato il confine più di mille volte, senza però creare dei veri e propri scontri, almeno fino a lunedì 15 giugno. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha ufficializzato l’incontro che si terrà venerdì 19 giugno, che vedrà impegnate tutte le forze politiche per discutere dell’accaduto. Anche la Casa Bianca si è espressa in merito sperando in una soluzione pacifica

L’India e la Cina hanno entrambe espresso il desiderio di una soluzione pacifica e noi la sosteniamo”, ha detto un portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Il portavoce ha proseguito dicendo che sta seguendo la vicenda da “vicino” e ha espresso le condoglianze ai familiari dei militari indiani uccisi.

                                                                                                                                                                Paola Caravelli

https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2020/06/17/battaglia-himalaya-cina-india

http://www.storiain.net/storia/india-cina-un-confronto-a-geometria-variabile/

https://www.rainews.it/dl/rainews/media/scontro-al-confine-tra-india-e-cina-morti-almeno-20-militari-indiani-ffd825b8-ff08-4449-b2d4-711c8d01a2e8.html#foto-1

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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