Vivere nel silenzio. 5 film che danno voce alle donne vittime di violenza

Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Quando parliamo di violenza, purtroppo gli esempi quotidiani sono ancora tanti, ma nessuno fino in fondo può comprendere quel silenzio che avvolge la donna vittima di violenza.

Il cinema – come sempre – ci mostra ciò che spesso è difficile cogliere: molti registi hanno messo in luce cosa si nasconde dentro l’anima di una donna ferita ed emarginata, non sostenuta dalla società. In questa occasione, vi raccontiamo 5 film che parlano non solo della violenza fisica, ma anche di quella psicologica di cui è costantemente vittima il genere femminile in un mondo in cui essere donna è una lotta continua per la sopravvivenza.

1) Il colore viola, Steven Spielberg (1985)

Il colore Viola è un film diretto da Steven Spielberg, tratto dall’ omonimo romanzo di Alice Walker, che vanta un cast stellare. La pellicola ha ottenuto numerose nomination agli Oscar e un Golden Globe nella categoria miglior attrice in un film drammatico a una fantastica Whoopi Goldberg, nei panni della protagonista Celi Harris. L’opera è proiettata su personaggi femminili e tratta di violenza domestica, razzismo, abusi e incesto

Il film è ambientato nel profondo sud degli Stati Uniti dei primi anni del Novecento e racconta la storia di due sorelle di colore che vivono in un’epoca razzista e bigotta: i due personaggi sono vittime di violenza domestica e abusi sessuali da parte del padre. Un’infanzia traumatica non impedirà loro di combattere per l’emancipazione, non solo femminile in senso ampio, ma anche sessuale.

Un film che ci offre la possibilità di scoprire fino a che punto può spingersi la violenza ma – soprattutto – come la donna possa rialzarsi anche dopo tante disgrazie.

Whoopi Goldberg e Margaret Avery (che nel film interpreta il personaggio di Shug Avery) – Fonte: cineavatar.it

2) Precious, Lee Daniels (2009)

Film diretto da Lee Daniels, tratto dal romanzo di Sapphire Push, Precious ha per protagonista ClarencePrecious” Jones (interpretata da Gabourey Sidibe), vittima di violenza domestica, abusi sessuali da parte del padre e – come se non bastasse – di violenza psicologica da parte dalla madre. 

Precious è una ragazza madre semianalfabeta che vive in un quartiere di soli afroamericani, in un piccolo appartamento con la madre, violenta e disoccupata. Rimasta incita da parte del padre, dà alla luce una bambina con la sindrome di Down; a distanza di anni, subisce un’altra violenza sessuale sempre da parte del genitore, rimanendo nuovamente incinta. La scuola, al posto di aiutarla, la espelle. Viene ospitata, grazie all’interessamento della direttrice, da un istituto per ragazzi con problemi sociali e sarà proprio lì che inizierà a prendere coscienza di sé stessa, con l’aiuto delle sue compagne e della sua professoressa Miss Rain (Paula Patton). 

Gabourey Sidibe (Precious) e Mo’Nique, vincitrice dell’Oscar nella categoria miglior attrice non protagonista per l’interpretazione della madre Mary Lee Johnston

3) La ciociara, Vittorio De Sica (1960)

” Pace?! Sì, bella pace!”

Cesira alle truppe di alleati

Parlando di violenza sulle donne, il riferimento è d’obbligo a un grande classico nostrano della storia del cinema: La ciociara, film che fruttò alla Loren il primo (e meritatissimo) Oscar della sua carriera. Tratta dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, la trama è ispirata agli episodi realmente accaduti di violenze e stupri di massa perpetrati in Italia dalle truppe franco-marocchine durante la Seconda Guerra Mondiale.

La pellicola si apre su una Roma devastata dai bombardamenti e dalla fame: la vedova Cesira (Sophia Loren) e la figlia adolescente Rosetta (Eleonora Brown) decidono di lasciare la città e trovare dimora più sicura a Sant’Eufemia, paese d’origine della protagonista. Ma la tragedia della guerra travolge anche il paradiso bucolico della Ciociaria (così era chiamata in passato la provincia di Frosinone) e coinvolge inevitabilmente le due protagoniste.

La regia di De Sica denuncia in maniera magistrale la Storia scritta col sangue che ha per vincitori soltanto gli uomini: una Storia che non fa sconti a nessuno, che marcia sui più deboli e in particolar modo sulle donne, vittime indifese della guerra. I tedeschi vengono sconfitti, il conflitto è cessato e finalmente Cesira e la figlia sono libere di ritornare a casa. Ma a che prezzo? Gli alleati e le truppe di Goumier (soldati marocchini) al loro comando si riveleranno brutali quanto i nemici: insensibili alla voce delle donne e pronti a soffocarla sotto il boato di un conflitto disumano, come ancora oggi accade in molte zone di guerra.

Cesira ( Sophia Loren) in lacrime sulla strada del ritorno. Fonte: wikipedia.org

 

4) Uomini che odiano le donne, Niels Arden Oplev (2009)

Non avremmo potuto non citare Uomini che odiano le donne, diretto dal regista danese Niels Arden Oplev e tratto dall’omonimo best seller di Stieg Larsson. La pellicola è un thriller poliziesco dal gradissimo successo, sia di pubblico che di critica. I protagonisti sono Mikael Blomkvist (Daniel Craig), giornalista che dirige la rivista “Millennium”, e Lisbeth Salander, audace hacker dall’intelligenza fuori dal comune  che nasconde un passato segnato da violenze e abusi. Entrambi faranno luce sul caso irrisolto di una ragazzina scomparsa: ma più andranno avanti, più la storia si rivelerà spaventosa. 

Il film può considerarsi più “spoglio” rispetto al libro, perché manca una trattazione estesa del danno psicologico che creano gli uomini alle donne con la loro violenza; è quindi anche meno cruento rispetto alla lettura di Stieg Larsson. Nonostante ciò, la regia non delude, tenendoci con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo della sua opera.

Noomi Rapace (Lisbeth Salander) – Fonte:mymovies.it

 

5) Thelma & Louise, Ridley Scott (1991)

Ultimo consiglio: una storia di riscatto priva di sdolcinato happy ending, questo indimenticabile road movie vanta la meravigliosa Susan Sarandon come protagonista a fianco della meno nota Geena Davis nei panni – rispettivamente – di Louise e Thelma, due amiche che decidono di lasciare “gli uomini” a casa e partire per un breve viaggio a bordo della propria Ford Thunderbird. Lungo il percorso non mancheranno ostacoli e pericoli: in un locale country dell’Arkansas, Thelma rischia di essere violentata e si salva solo grazie al pronto intervento dell’amica che spara al colpevole. Quel colpo di pistola proietta le due di fronte a un bivio: fuggire verso la libertà in Messico o consegnarsi alla dubbia giustizia degli uomini? La scelta delle due sarà coraggiosa e coerente fino alla fine.

“Thelma e Louise”: locandina – Fonte: l’occhiodelcieasta.com

È una strada lunga quanto il viaggio di Thelma e Louise quella da percorrere per dare voce alle donne vittime di violenza, sulle quali cala il silenzio ogni giorno; dobbiamo cercare le parole giuste per raccontare, perché discriminazioni e luoghi comuni sono spesso i primi mattoni sui quali costruiamo una realtà che sfocia inevitabilmente nella violenza.

Tanto deve essere fatto anche da noi donne: spesso nell’abbattere i muri dei vecchi pregiudizi, ci trinceriamo l’una contro l’altra nei sicuri confini di spazi a cui abbiamo finalmente accesso, ma non ancora del tutto nostri. Uno su tutti il mondo dei media, che spesso – come abbiamo visto di recente – utilizza termini impropri e umilianti, parole dubbie, giustificando persino i carnefici talvolta.

Proprio un’informazione corretta dovrebbe invece essere prerogativa e fine ultimo di tutti i mezzi di comunicazione, dai social ai giornali, dalle radio alla televisione.

                                                                                                                             

Alessia Orsa, Angelica Rocca

 

Immagine di copertina: magazzininesistenti.it

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