Colpo di stato in Birmania: democrazia sospesa per un anno

L’esercito birmano ha arrestato Aung San Suu Kyileader di fatto del governo del Myanmar, dichiarando lo stato di emergenza. Nella notte il passaggio di potere al capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Min Aung Hlaing, uno dei principali responsabili delle persecuzioni della minoranza musulmana Rohingya, nonché sostenitore del partito d’opposizione.

Fonte- La Repubblica: Colpo di Stato in Myanmar, ecco perché i militari hanno arrestato Aung San Suu Kyi
Fonte- La Repubblica: Colpo di Stato in Myanmar

 

Chi è Aung San Suu Kyi

Si tratta di una figura che ha segnato la storia recente del suo Paese: negli ultimi 30 anni è stata attiva nella difesa dei diritti umani, oppressi da una rigida dittatura militare, e imponendosi come capo del movimento democratico. Per le sue gesta è stata insignita del premio Nobel per la Pace, impiegando i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione a favore del popolo birmano.

Le ragioni del colpo di stato

Dopo l’incremento delle tensioni tra governo ed esercito, quest’ultimo è entrato in azione nel giorno in cui il parlamento avrebbe dovuto riunirsi per la prima volta dopo le elezioni. La motivazione del colpo di stato sarebbe rintracciabili nell’accusa da parte dell’esercito di brogli elettorali a favore del partito di Aung San Suu Kyi. Dopo la vittoria schiacciante del partito della Aung, ottenuta lo scorso 8  novembre, ai danni del principale partito di opposizione che gode di un forte sostegno dalle forze militari (aveva ottenuto solamente 24 seggi).

La televisione locale ha annunciato in mattinata la presa di potere dell’esercito sul paese, dichiarando lo stato di emergenza per un anno e arrestando alti dirigenti del governo, in risposta a presunte frodi, ad opera del partito democratico della Aung. In questo momento la città di Yangon (la più grande città birmana) si trova paralizzata, sono stati disattivati i servizi di telefonia e internet, le banche sono rimaste chiuse, la sede del municipio è stata presidiata nella notte dai militari.

I militari “faranno tutto il possibile per aderire alle norme democratiche di elezioni libere ed eque, come stabilito dalla Costituzione del 2008, pace duratura e benessere e prosperità inclusivi per il popolo del Myanmar”, si legge nella dichiarazione, pubblicato su Facebook.

Gli appelli a una transizione democratica del potere

Aung San Suu Kyi ha chiesto alla popolazione di non arrendersi alla volontà delle forze armate di imporre una nuova dittatura.

“Esorto la popolazione a non accettare, a rispondere e a protestare con tutto il loro cuore contro il colpo di Stato dei militari”

Tra i paesi occidentali gli Stati Uniti hanno rilasciato venerdì una dichiarazione con la quale si metteva in guardia il paese contro qualsiasi tentativo di alterare l’esito delle elezioni, impedendo il passaggio democratico del Myanmar. A tal proposito il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato l’esercito birmano:

“a rilasciare tutti i funzionari governativi nonché i leader della società civile e a rispettare la volontà del popolo birmano espressa alle elezioni democratiche dell’8 novembre”.

Sulla stessa linea d’onda statunitense si colloca l’Italia, la quale condanna fermamente gli arresti chiedendo il rilascio dei leader, come si legge in una nota della Farnesina.

“La volontà della popolazione è chiaramente emersa nelle ultime elezioni e va rispettata. Siamo preoccupati per questa brusca interruzione del processo di transizione democratica e chiediamo che venga garantito il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. 

Eleonora Genovese

 

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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