Israele: il peggior disastro ambientale dal 2006. Ecco le cause

Sono stati ritrovati residui di bitume su 170 chilometri di costa in Israele. Le autorità locali non conoscono ancora la sorgente da dove sia potuto sgorgare.

Marea nera di catrame sulle spiagge di Israele –Fonte:greenreport.it

È trascorsa circa una settimana dal disastro provocato dalla fuoriuscita di petrolio in mare, che ha causato la deposizione lungo il litorale israeliano di almeno mille tonnellate di bitume, inquinando circa il 40% dell’estensione costiera del Paese. Sebbene siano iniziati prontamente i lavori per cercare di svuotare le spiagge dal materiale tossico, grazie all’opera di migliaia di volontari coordinati da ONG e autorità ambientali locali, si teme accoratamente che ci vorranno decenni per poterlo rimuovere del tutto.

Cos è il bitume

Bitume –Fonte:rifaidate.it

Si tratta di una generica miscela di idrocarburi naturali o di quelli ottenuti per piroscissione dai grezzi di petrolio, attraverso un processo di decomposizione termochimica di materiali organici prodotti mediante l’uso di calore e in assenza di ossigeno. Sono caratterizzati da un colore che muta da bruno a nero, di durezza e volatilità variabili e solubili in solfuro di carbonio. Il bitume perciò può essere usato  sia sotto forma di solvente organico, che come sostanza fluidificante con oli minerali. In marina, invece, viene impiegato per preservare il legno degli scafi dall’azione dell’acqua e delle brume.

La fonte di inquinamento

Gli attivisti hanno definito l’accaduto come

 “uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi decenni in Israele”

Secondo la ministra per la Protezione Ambientale Gila Gamliel, sono state individuate 10 navi a circa 31 miglia dalla costa, da cui potrebbe essere causata la fuoriuscita del petrolio, facendo intendere che l’incidente sia avvenuto all’esterno delle acque israeliane. Nonostante ciò continuano le indagini per comprendere l’origine della perdita attraverso l’uso di strumenti satellitari da cui poter ricavare le immagini e poterle studiare.  Lo scenario che si presuppone constata la fruizione non dichiarata di decine di tonnellate di petrolio che, a seguito di una tempesta, è stato spinto in direzione della riva.

Israele, disastro ecologico –Fonte:plusscom.info

Le zone maggiormente colpite sono da sud di Haifa fino ad Ashkelon, intaccando anche la riserva naturale di Gador, situato vicino alla città settentrionale di Hadera, andando ad imbrattare pesci, tartarughe e altre creature marine.

Uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi decenni –Fonte:ilpost.it

Il direttore dell’area di Carmel, presso l’Autorità per la Natura e i Parchi, Dudi Weiner, ha così esposto

“Non abbiamo registrato una catastrofe di queste proporzioni da almeno 20 anni. In termini di impatto in futuro, ci vorrà molto tempo per recuperare. La maggior parte del danno ecologico è dovuto alle enormi quantità di catrame che si depositano sulle scogliere e sugli scogli che affiorano dall’acqua durante la bassa marea.”

Opera di bonifica

La “striscia nera” nettamente visibile attraverso le immagini satellitari, ha generato  la collaborazione tra le amministrazioni locali e all’Authority per la Natura e i Parchi e altri Enti Ambientali.

Israele: tonnellate di petrolio si riversano sulla spiaggia –Fonte:ilmeteo.it

Grande sensibilizzazione sul tema è stata riscontrata da migliaia di volontari israeliani, che costantemente partecipano alla decontaminazione del territorio. Fin dai primi giorni, infatti, le piattaforme di registrazione al progetto hanno contato oltre 7000 adesioni, numeri che aumentano stabilmente mostrando l’estesa determinazione umanitaria verso l’immenso disastro ambientale. Nonostante le difficoltà riscontrate a seguito dell’inalazione dei fumi tossici, rilasciati dalla sostanza inquinante, l’opera di bonifica non ha subito rallentamenti, soprattutto grazie alle forniture da parte dello Stato di maschere ossigenanti.

La mobilizzazione del Governo è avvenuta a seguito dei comunicati emessi dai dicasteri della Salute, dell’Interno e della Protezione Ambientale, che raccomandano ai cittadini di “non recarsi in spiaggia per nuoto, sport o attività ricreative fino a nuovo avviso” rendendo inagibili le spiagge che partono da Rosh Hanikra che confina con il Libano, a Kibbutz Zikim situata vicino alla frontiera di Gaza.

Disastro ambientale –Fonte:Shalom.it

Domenica 21 febbraio l’Esecutivo oltre alla chiusura di tutto il litorale del Mediterraneo, ha stanziato 45 milioni di shekels (circa 11,3 milioni di euro) al fine di portare a termine la pulizia delle coste, predisponendo un rigido controllo della sponda ad opera dei droni dell’Israel Oceanografic and Limnological Research Institute, al fine di tutelare il delicato equilibrio della biodiversità locale.

Il più grave disastro ecologico marino dopo il 2006

Libano, incubo marea nera –Fonte:repubblica.it

La “lingua nera di catrame” ha lasciato intatto il litorale della Striscia di Gaza, intaccando invece quello libanese, rappresentando il peggior disastro ambientale registrato dopo il 2006, causato dalla guerra che vedeva in contrasto Israele e il Libano, a seguito del bombardamento della centrale elettrica di Jiyeh.

Guerra in Libano 2006 –Fonte:it.wikipedia.org

Questo ha provocato un’immensa fuoriuscita di petrolio, generato dal rilascio di olio combustibile pesante nel bacino orientale delle acque. I serbatoi danneggiati hanno perso fino 30 mila tonnellate della sostanza, che ha creato una macchia nera dal diametro di 10 chilometri, investendo oltre 170 chilometri di costa libanese, toccando anche la Turchia e Cipro. L’incidente ha perciò caratterizzato una notevole minaccia per le tartarughe marine in via di estinzione.

Operazione di soccorso degli animali

Da quando è stata data notizia mercoledì della scorsa settimana del disastro ambientale, sono state ritrovate innumerevoli carcasse di animali ricoperti dal catrame, tra cui quella di una balena spiaggiata, che ha destano grande stupore, per il liquido scuro che le aveva ostruito completamente i polmoni. Le autorità si sono mobilitate prontamente per verificare se la sostanza riscontrata fosse realmente petrolio.

Israele: una marea nera di riversa sulla costa –Fonte:repubblica.it

Nonostante la rapida procedura di soccorso dell’ecosistema gravemente intaccato, è accorata la dichiarazione del Capo del Centro di Ricerca sulle Politiche Marittime dell’Università di Haifa, Shaul Chorev, secondo cui, ora come non mai è necessaria la creazione di un ente governativo di controllo che monitori la costa contenendo eventuali disastri ecologici, portando il minor danneggiamento di un ecosistema già gravemente debilitato.

Giovanna Sgarlata

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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