Fonte: www.larivista.ch

Passaporto vaccinale: di che cosa si tratta e quali sono le perplessità in Ue

In vista della primavera e dell’estate, in Europa si discute sui passaporti vaccinali. Questa misura, che permetterebbe al turismo di ripartire nonostante il Covid, è stata discussa dai Paesi membri durante il Consiglio europeo del 25 febbraio.

Che cos’è il passaporto vaccinale?

Il passaporto vaccinale è un documento rilasciato da un’autorità sanitaria che certifica di essere stati vaccinati contro il coronavirus. Per verificare rapidamente il documento alle frontiere o agli aeroporti si pensa alla realizzazione di piattaforme e applicazioni.

Sistemi di questo tipo sono già in fase di sperimentazione. L’International Air Transport Association, la principale organizzazione internazionale delle compagnie aeree, ha avviato la realizzazione del travel pass, strumento che nelle prossime settimane verrà adoperato da Etihad Airways e Emirates e che dovrebbe dare direttamente ai laboratori la possibilità di caricare su un’applicazione gli esiti dei tamponi e l’avvenuta vaccinazione.

L’azienda informatica IBM ha avviato lo sviluppo del Digital Health Pass, sistema per accertare l’avvenuta vaccinazione sempre tramite un’applicazione che consentirebbe anche l’accesso a luoghi pubblici, come pub, cinema e teatri.

Dubbi e incertezze

Sono tante le proposte circolanti. Tanti i dubbi e le incertezze che fin ad ora hanno impedito all’Ue di decidersi per una soluzione comune e unitaria.

Il passaporto genera preoccupazioni legate innanzitutto all’efficacia del vaccino. Infatti, nonostante il vaccino difenda dalla possibilità di contrarre l’infezione, dall’altra parte non ci sono certezze intorno alla trasmissione del virus. Ecco perché l’Oms è contraria ai passaporti vaccinali.

Inoltre, molte sono le perplessità intorno alla disuguaglianza, a cui inevitabilmente condurrebbe il passaporto, tra coloro che sono vaccinati e coloro che non lo sono. I secondi sarebbero privati della libertà di accedere a luoghi pubblici o viaggiare. Questo chiama in causa un’altra questione: l’obbligatorietà del vaccino. Catherine Haguenau-Moizard, docente di legge presso l’Università di Strasburgo ha affermato:

“O decidi che il vaccino deve essere obbligatorio o decidi che non lo deve essere, ma non puoi fare una via di mezzo in cui non è obbligatorio ma lo diventa per poter accedere ad un certo numero di servizi”.

Catherine Haguenau-Moizard – Fonte: www.youtube.com

Ha suscitato dubbi anche l’aspetto della privacy. Secondo molti, infatti, i passaporti potrebbero violare la segretezza dei nostri dati personali.

A prescindere dalle questioni etiche, sono molti i Paesi in Europa che stanno, comunque, prendendo in considerazione la possibilità di adottare il sistema del passaporto vaccinale.

Cosa ne pensano i paesi dell’Ue

Il Paese che si dimostra più favorevole è la Grecia, che spinge affinché questa proposta sia approvata in vista del turismo estivo. Anche l’Austria è d’accordo: il cancelliere Sebastian Kurz propone l’uso del passaporto non solo per i viaggi, ma anche per accedere ai luoghi pubblici. Kurz guarda ad Israele, dove il governo darà la possibilità di prendere parte ad eventi ed entrare in luoghi pubblici ai vaccinati che dovranno prima registrarsi in un’apposita applicazione. Non si può, tuttavia, non considerare che Israele è il paese al mondo più avanti nella campagna di vaccinazione. Quindi il problema delle disparità generate dal passaporto non si pone così come in Europa.

Più incerti si sono dimostrati Belgio, Germania e Francia. Per il ministro della Salute francese, Olivier Veran, è ancora troppo presto:

Non sono stati tutti vaccinati e non sappiamo se il vaccino impedisca il contagio“.

Per la Merkel, dato il basso numero di vaccinazioni, quello del passaporto vaccinale resta un progetto futuro al quale però bisogna tenersi pronti. Per il momento la Germania non intende autorizzare restrizioni per chi non è stato vaccinato ma non esclude che questo possa avvenire nel privato.

Se un ristoratore vuole proporre un’offerta ai possessori di un passaporto vaccinale non possiamo impedirglielo“, ha dichiarato la ministra della Giustizia, Christine Lambrecht.

Mario Draghi, al vertice europeo, non si è espresso sui passaporti vaccinali, ma piuttosto sulla necessità di velocizzare la campagna di vaccinazione, richiedendo all’Ue un atteggiamento diverso nei confronti delle aziende farmaceutiche che non rispettano gli impegni nella fornitura di dosi. Draghi ha proposto un blocco delle esportazioni al di fuori dell’Europa per chi è in ritardo con le consegne.

Mario Draghi al vertice europeo – Fonte: www.ansa.it

Al di là delle divergenze, tutti Paesi concordano sulla necessità di sviluppare un approccio comune europeo al sistema dei passaporti vaccinali.

Se non ci riuscissimo, le iniziative bilaterali creeranno ancora più difficoltà”,

dice Ursula Von der Leyen, facendo riferimento in particolare alle soluzione già offerte da Google e Apple al problema dei passaporti. Quello che preoccupa maggiormente la presidente della Commissione è la questione della privacy:

“Si tratta di condividere informazioni confidenziali, quindi vogliamo dire chiaramente che noi offriamo una soluzione europea”.

Per Von der Leyen la decisione dovrà tenere conto da una parte delle discriminazioni causate dal passaporto, dall’altra parte del fatto che per molti paesi dell’Ue il turismo è il settore chiave dell’economia. Bruxelles spera di giungere ad un accordo con i governi europei già a marzo e prevede che lo sviluppo tecnico del passaporto vaccinale richiederà almeno 3 mesi.

Ritardi nella campagna vaccinale

La discussione sul passaporto vaccinale è resa ancora più complicata  dai ritardi che stanno ostacolando la campagna vaccinale. Mentre negli Stati Uniti il 13,4 % della popolazione ha già ricevuto almeno una dose dei vaccini contro il coronavirus e nel Regno Unito il 26,7%, Germania e Spagna sono al 4,2%, mentre Francia e Italia al 3,9%. L’Ue che ha avviato la vaccinazione già con ritardo a causa dei lunghi processi decisionali, è stata poi messa in difficoltà dalla riduzione nelle forniture di Pfizer Biontech a causa di alcuni lavori di potenziamento, da svolgere nello stabilimento produttivo in Europea e dai rallentamenti nelle consegne del vaccino di AstraZeneca. La Commissione europea ha indicato l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro l’estate, ma per raggiungerlo sarebbe necessario, secondo uno studio condotto dalla Società di assicurazione crediti commerciali Euler Hermes, un ritmo di somministrazione di sei volte superiore a quello attuale.

Stando alla situazione attuale, l’immunità di gregge potrebbe essere raggiunta solo alla fine del 2022. Una speranza proviene dall’aumento delle forniture previsto per i prossimi mesi garantito dalla disponibilità di nuovi vaccini come quello di Johnson & Johnson.

Chiara Vita

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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