“Genesi di una strage”: UniMe ricorda il 23 maggio 1992

Si è svolto oggi, sabato 22 maggio, alle ore 10.30, nell’Aula Magna del Rettorato, l’evento “Genesi di una strage”, organizzato dall’Università degli Studi di Messina in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati di Messina.

L’evento, a seguito delle misure anti-Covid19, ha visto la presenza di un numero ristretto di partecipanti in sala. L’iniziativa, fortemente voluta dalla comunità accademica per ricostruire e ricordare i tragici fatti del 23 maggio del 1992, è stata comunque trasmessa in diretta sulla pagina Facebook dell’Università di Messina e sulla piattaforma Microsoft Teams.

I lavori sono stati inaugurati dai saluti del Magnifico Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, della dott.ssa Laura Romeo (Presidente ANM. sez. Messina) e del dott. Domenico Santoro (Presidente Ordine degli Avvocati di Messina).
Durante la conferenza sono inoltre intervenuti, nell’ordine, il dott. Andrea Apollonio (Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti), la dott.ssa Rossella Merlino (Marie Sklodowska Curie Research Fellow – UniMe) e la studentessa UniMe, Laura Spinuzza.

Presenti anche i prorettori Giovanni Moschella e Luigi Chiara, rispettivamente Presidente e Direttore del Centro Studi sulle Mafie, che hanno scelto il titolo dell’evento.

La platea dei presenti – UniMe

Gli interventi degli ospiti

Il Magnifico Rettore, dopo aver ringraziato gli ospiti e le autorità presenti nell’Aula Magna – nonché i numerosi spettatori che hanno assistito da remoto – ha spiegato come l’iniziativa nata e ospitata da UniMe sia stata fortemente voluta, sottolineando l’importante ruolo dell’università nell’affrontare il fenomeno mafioso:

La scuola e l’università devono compiere il proprio dovere formando le nuove generazioni a non aver paura e a combattere il metodo mafioso, favorendo la libertà di pensiero. La nostra università lo fa con il suo operato e anche con il Centro Studi sulle Mafie; siamo orgogliosi di farlo come tutti i magistrati che lo hanno fatto e lo fanno ogni giorno. Dobbiamo dire grazie a loro, non a parole, ma svolgendo il nostro dovere.

Presente anche il Prefetto di Messina, Cosima Di Stani, che ha ricordato anche il periodo durante il quale ha lavorato con Fiammetta Borsellino e Tina Montinaro:

Il tema della mafia è ancora oggi attualissimo, ma purtroppo spesso se ne parla solo tra gli addetti ai lavori e non nell’opinione pubblica. La mafia non è il passato, la mafia è sempre attuale. Attraverso il protocollo avviato con il Parco dei Nebrodi, abbiamo compreso come la mafia oggi si inabissa, cerca di procurarsi finanziamenti con strategie meno evidenti rispetto al passato, minimizzando i rischi. Tocca quindi a noi, ai prefetti, ai magistrati, alle forze di polizia e alla società civile tutta tenere alta la guardia.

La prima relatrice ad intervenire è stata la Presidente ANM Laura Romeo:

Riflettere oggi sulle stragi di mafia con la comunità universitaria è particolarmente significativo, segno di una sinergia tra giustizia e cultura.
Oggi le mafie nella crisi economica e sanitaria cercano consenso e fanno reclutamento. È necessario mettere in campo le forze migliori della società, non basta la lotta del singolo. Falcone era convinto che affinché una società vada bene ognuno deve fare il suo dovere.

È in questo contesto che la commemorazione di quel 23 maggio ’92 deve far capire a tutti noi – mi rivolgo soprattutto ai più giovani – che i modelli vanno ricercati in chi come Falcone ha operato quotidianamente nell’interesse e per il bene comune. Le idee di Falcone oggi devono camminare sulle nostre gambe perché l’eredità che ci ha lasciato non può e non deve disperdersi. Molti i risultati finora raggiunti, ma molti altri sono quelli che devono ancora essere conseguiti per la vittoria della legalità.

Subito dopo, ha continuato il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Domenico Santoro:

Non dobbiamo ricordare solo la strage, perché il vuoto che ha lasciato Falcone in quel fatale 23 maggio non è solo il vuoto dato dal cratere realizzato da 500 kg di tritolo, ma il vuoto che ha lasciato nella sua funzione determinante.

Non voglio soffermarmi solo al ricordo – o al rimpianto – di ciò che avrebbe potuto realizzare il magistrato, voglio ricordare ciò che ha fatto, ciò che ancora noi oggi di rendita stiamo vivendo, come la Superprocura antimafia (oggi anche antiterrorismo). Falcone ha realizzato concretamente le idee per coordinare le indagini. Questa lezione di legalità dovrà restare perenne.

Il dott. Andrea Apollonio, Sostituto Procuratore di Patti – UniMe

La ricostruzione storica della genesi della strage è stata affidata al dott. Andrea Apollonio, Sostituto Procuratore di Patti, che ha efficacemente ripercorso nel dettaglio i moventi e i retroscena della strage, attraverso la sentenza della Corte D’Assise di Caltanissetta e la testimonianza dell’esecutore materiale della strage, Giovanni Brusca.

Dobbiamo ridimensionare il fenomeno mafioso, da mostruoso e invincibile a miseramente umano. È stato Giovanni Falcone a insegnarci questo prima di ogni altra cosa. Aveva capito che la lotta alla mafia è una lotta culturale, possiamo affermare che è diventato Giovanni Falcone suo malgrado: come spiegato dallo stesso Brusca attraverso le parole di Totò Riina, era diventato un nemico mediatico, anche partecipando a vari programmi televisivi, un nemico della mafia sotto ogni punto di vista e per questo andava eliminato.

La dovizia di particolari e la storia quasi “evocata” dal dott. Apollonio ha realmente coinvolto la platea, addentrandosi nei meandri del fenomeno mafioso e delle motivazioni che portarono alla strage di Capaci, senza tralasciare dettagli materiali dei protagonisti che quella strage la idearono.

Ha proseguito l’avvocato Giuseppe Magrofuoco del Foro di Messina, focalizzandosi sugli opposti che regolano il comportamento umano: paura e coraggio. Un invito all’azione che dovrebbe accomunare tutta la società, mettendo da parte da un lato idealizzazioni dei protagonisti dell’antimafia e dall’altro timori della società civile:

Non dobbiamo definire eroi personaggi come Falcone per non crearci un alibi e non restare fermi, magari nei nostri salotti, a sdegnarci solo verbalmente in occasione di queste stragi. Abbiamo il dovere del ricordo e di reagire.

La parola è passata poi alla ricercatrice Rossella Merlino, che nell’ambito della prestigiosa borsa di studio europea “Marie Curie” si è occupata di evidenziare il fenomeno mafioso anche nella provincia di Messina, aggiungendo – rispetto agli interventi precedenti – una disamina sull’impatto che Falcone e i suoi collaboratori hanno avuto anche sul dibattito scientifico. Sono stati esplorati anche temi spesso trascurati nel dibattito quali il ruolo delle donne e della chiesa cattolica, sia come istituzione che come comunità parrocchiale locale.

Dobbiamo sottolineare l’efficacia del metodo Falcone: seguire i flussi di denaro e usare le indagini per corroborare le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia. Comprendere cosa era e come funzionava Cosa Nostra contrastando le assoluzioni per mancanza di prove e arrivando alle condanne: così finisce il mito dell’invisibilità e invincibilità della mafia.

Il ritratto delle figure femminili era quello di vittime di un sistema patriarcale e tradizionale, ignare perché estranee al contesto associativo. Nel 1989 una prima sentenza della Corte di Cassazione riconosce la punibilità per associazione mafiosa anche delle donne, che spesso mostravano una partecipazione attiva. Ma non dimentichiamo il ruolo nelle donne nell’antimafia, promotrici della prima associazione contro la mafia e del Comitato dei Lenzuoli, nato all’indomani della strage di Capaci. Tra le donne protagoniste ricordiamo anche Rosaria Costa, moglie dell’agente Vito Schifani, e le sue celebri parole pronunciate durante i funerali di Stato (moglie Vito Schifani) le sue parole interpretano un sentimento diffuso.

Il senso del dovere del giudice Falcone e di chi con lui ha contribuito a sferrare alla mafia un colpo decisivo si estende a tutta la società affinché la memoria si faccia azione.

La studentessa Laura Spinuzza

Ha concluso la studentessa di Medicina e Chirurgia Laura Spinuzza, sottolineando l’importanza di fare fronte comune, anche a livello associazionistico, contro il fenomeno mafioso:

La mafiosità è una cultura pervasiva, che sa approfittare dei vantaggi ed evitare gli svantaggi, propria del comportamento di chi “non cerca grane” e “si fa i fatti propri”, che sacrifica il proprio senso civico e il reclamo di giustizia ad un più comodo “non vedo, non sento, non parlo”. Dunque appare necessario, rilevare che anche il più semplice “tirarsi fuori”, non significa essere neutrali e fare la scelta di non schierarsi, ma essere comunque complici, direttamente o indirettamente, e per di più complici volontari.

Ha poi invitato a seguire attivamente le orme di chi si è impegnato e ha dato la vita per combattere la mafia:

Questi devono essere i fari che indicano la strada, ma a guidarci deve essere una crescita culturale della società affinché ogni singolo cittadino possa acquisire al suo interno, la consapevolezza che la libertà è una conquista quotidiana non facile e per la quale vale la pena spendere la propria vita.

In quel tragico giorno di 29 anni fa, hanno perso la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sono stati inoltre 23 i feriti.
La strage di Capaci è stata certamente uno tra gli eventi che più hanno colpito il nostro Paese, la nostra terra in particolare, in grado di lasciare un segno indelebile nella mente di chi l’ha vissuta da vicino, nei familiari delle vittime, ma non soltanto: la nostra società, le nostre coscienze sono state scosse da un terremoto che ha mostrato tutta la brutalità della mafia, ma allo stesso tempo tutta la sua debolezza.

La necessità di ricorrere a un tale atto dimostra come uomini quali Giovanni Falcone hanno realmente fatto paura a Cosa Nostra: in ogni momento, non soltanto in occasione delle ricorrenze annuali, abbiamo il dovere di ricordare il loro coraggio, per rendere onore a loro ma soprattutto per renderlo anche un po’ il nostro.

Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.

 Claudia Di Mento, Emanuele Chiara

di Redazione Vita Universitaria

L’università a 360°, rubrica che mette in mostra i ruoli di prestigio e i riconoscimenti che Professori e studenti conseguono. Sempre al passo con le news d’Ateneo.

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