Alcuni personaggi dell’Opera dei Pupi

Sperando d’avere già destato l’interesse del pubblico con un precedente articolo sull’argomento, ho preparato un prospetto di personaggi classici delle storie dell’Opera dei Pupi, ispirandomi a quei pupi che si possono vedere talvolta venduti come souvenir o in immagini varie. Oltre a descrivere i personaggi, dò anche notizie della loro provenienza letteraria.

Questa è la cronologia delle opere citate, ossia delle epoche, per far comprendere quali distanze temporali vi sono tra i personaggi che le vivono: 1 Uzeta il Catanese, 2 Paladini di Francia, 3 Guido Santo, 4 Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, 5 Guido di Santa Croce.

La maggior parte dei personaggi provengono dalle storie dei Paladini di Francia, che furono composte da Giusto Lodico e poi ampliate da Giuseppe Leggio (editore di tutti i romanzi cavallereschi siciliani del genere), costituendo il corpus principale del repertorio dell’Opera dei Pupi.

 

Agricane

Re della Mongolia e Imperatore della Tartaria.

Un uomo rozzo, rifuggente dalla religione e severo, ma leale e valoroso.

Sua arma è la terribile scimitarra Tranchera.

Agricane è un grande e temuto sovrano in Oriente. Come molti, e prima dei molti, si è innamorato di Angelica, più giovane di lui che già ha un figlio grande, Mandricardo. Assedia Albracca, capitale del Cataio, cercando di costringere finalmente Angelica a sposarlo, ma l’intervento di Orlando, il più grande cavaliere di quel tempo, sventa i suoi piani. I due si confrontano in battaglia, poi proseguono il duello in un bosco, e tanto combattono senza riuscirsi a vincere che devono sospendere e trascorrono la notte chiacchierando, fino al mattino, quando il duello riprende. Orlando, che non può esser vinto né non vincere, riesce alla fine a uccidere Agricane, che in punto di morte lo elogia e commuove il paladino. Suo figlio Mandricardo cercherà di vendicarlo recandosi in guerra in Occidente.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dall’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo.

 

Angelica

Giovane e stupenda principessa del Cataio (Manciuria), figlia dell’Imperatore delle Indie.

Può a buon diritto essere definita la più bella donna che mai ci sia stata al mondo.

La sua avventura comincia, insieme al fratello Argalia, con il viaggio in Occidente per cercare d’irretire i più grandi cavalieri del mondo grazie alla sua bellezza, e a farli divenire difensori dei reami della sua dinastia; il progetto va peggio del previsto, giacché Argalia rimane ucciso in duello e tutti s’innamorano di lei senza limiti di religione o nazione, da Ferraù a Rinaldo, ma soprattutto Orlando, causando la discordia più completa. In realtà quella Principessa è una vita infelice, rallegrata per poco tempo soltanto dall’amore con il giovane spagnolo Medoro prima che venga ucciso. La principessa cataiota si ritrova perciò a dovere scappare senza sosta dai cavalieri impazziti, di nuovo in Oriente, dove viene attaccata dal sovrano tartaro Agricane, spasimante di vecchia conoscenza; soltanto grazie agli altri suoi innamorati, tra i quali Orlando, riesce a salvarsi dal nemico. Alla fine, cercata in patria anche dall’inarrestabile Ferraù, si suicida, lasciando un buco nel cuore del povero Orlando.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dall’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo.

 

Agolaccio

O Aquilaccio, valoroso cavaliere, figlio della maga Giliana figlia del grande Merlino, e di Milone d’Anglante, dunque fratellastro di Orlando, cresciuto alla corte di Marsilio di Spagna.

Tra i Paladini è l’unico a indossare pantaloni alla saracena, vestendo color vinaccia, ed è l’unico a portare spavaldamente un elmo aperto a tesa larga senza visiera o altre protezioni facciali.

Parte dalla Spagna con l’intento di rivendicare con la forza l’eredità di Milone e perciò grazie al suo carisma prende il controllo delle armate asiane allo sbando che già avevano attaccato Carlo Magno, ma viene sconfitto dal suo fratellastro Orlando e passa dalla sua parte, divenendo uno dei Paladini di Francia. Partecipa a molte imprese dei suoi colleghi, compresa la battaglia di Roncisvalle. A differenza di Orlando, di Oliviero e di Astolfo, però, ferito a morte viene salvato dalla maga Fabia e si ritira a vita privata. Dopo molti anni, ormai vecchio, viene sfidato e ucciso da Rosaclite, un bastardo di Rinaldo, ma sarà vendicato da suo figlio, il possente Carlo Martello.

Proviene dai Paladini di Francia e dal Guido Santo, e prima ancóra dai copioni del puparo Sebastiano Zappalà.

 

Bradamante

Duchessa della Dardenna (le Ardenne), figlia di Amone e sorella di Rinaldo.

È una donna forte, guerriera impareggiabile, dalle chiome bionde. Con suo fratello Rinaldo condivide il carattere focoso, ma a differenza sua è molto più morigerata.

Unica paladina femmina.

Nel corso dell’invasione lanciata da tutte le potenze nemiche del Meridione contro Carlo Magno, l’Impero d’Africa in testa, incontra Ruggiero dell’Aquila Bianca, anche detto Ruggiero d’Africa – figlio sconosciuto del defunto eroe Ruggiero di Risa (Reggio) – che combatte sul fronte opposto; da quel momento s’innamora perdutamente di lui. L’eroina insegue Ruggiero nelle sue peripezie, e in ogni modo cerca di correggerne gli errori e le cadute, mai rinunciando a conquistarne il cuore, finché viene contraccambiata e lo sposa. Assieme compiono molte imprese, ma il loro matrimonio non è felice: Ruggiero viene ucciso proditoriamente dai Maganzesi, e Bradamante si ritira in una grotta e si lascia morire. Suo figlio Guidone di Risa, avuto con Ruggiero d’Africa, diventerà il successore di Orlando eletto d’Iddio nella difesa dell’ordine nel mondo con il nome di Guido Santo.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra si origina nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

 

Erminio della Stella d’Oro

Bellissimo, biondo e d’aspetto quasi femmineo, è figlio del Re del Marocco e adottato da Oronzo di Scevorin, Imperatore della Germania.

Indossa un’armatura decorata con stelle auree, giacché il suo simbolo è appunto la Stella d’Oro, che brillava in cielo alla sua nascita.

Recuperato il regno che gli spetta di diritto, durante la guerra tra i Persiani e i Germanici per cui combatte incontra sul campo di battaglia Gemma della Fiamma e se ne innamora, ma la perde di vista. Dopo molte peripezie diventa comandante mercenario in Cina per l’imperatore Benares e promesso sposo di sua figlia Tibet, quando incontra nei ranghi dei nemici russi la sua Gemma e fugge con lei. Finalmente sposa Gemma e genera con lei Tigreleone. Divenuto Imperatore della Germania, dopo altre gloriose campagne militari e delicate situazioni diplomatiche nelle quali è ago della bilancia, viene assassinato in una congiura ordita dei Dominicani.

Proviene dall’Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, e prima ancóra dai copioni dei pupari Gaetano Crimi, Ciccio Rasura e Angelo Grasso, poi romanzato da Salvatore Patanè.

 

Falserone

Nobile spagnolo, fratello del re Marsilio di Spagna, nolente cognato di Carlo Magno.

Un cavaliere orgoglioso, vendicativo, irriducibile.

Sin dall’inizio ha un conto in sospeso con Carlo Magno, che si è sposato con sua sorella Galerana portandola via dalla reggia del padre loro, Galafrone. Quando l’Imperatore organizza una giostra per festeggiare la sua conquista del trono, coglie l’occasione per umiliarlo, battendo il campione Amone e poi tutti gli avversari che si presentano, finché viene disarcionato da Milone d’Anglante. Quando, moltissimi anni dopo Carlo Magno progetta di dare la Spagna ad Alda la Bella e a Orlando suo nipote, e suo fratello viene avvicinato dal cospiratore Gano di Magonza, accetta di preparare un agguato nella gola di Roncisvalle dove sta passando l’esercito dei Paladini di Francia, dopo aver finto con Carlo Magno l’intenzione di tutti i fratelli e del popolo spagnolo di convertirsi alla sua fede e ad abbandonare il regno. In questo modo, Falserone è il maggior responsabile della strage di Roncisvalle, ma la sorte non gli arride: Orlando lo uccide prima d’essere sopraffatto.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dalla letteratura carolingia a partire dalla Chanson de Roland.

 

Gano di Magonza

Conte di Pontieri e capo della Casa di Magonza, discende dal re troiano Fiorenzo, spodestato da Fiovo antenato di Carlo Magno e di Orlando; crudele, opportunista, inclemente, lotta per ottenere la corona ch’è sua di diritto.

Già laido, una gran cicatrice gli solca il volto da quando Rinaldo gli ha tagliato la faccia.

Veste sempre di nero, non sempre porta l’armatura, e la sua insegna a volte è il Pipistrello e a volte è la M di Magonza.

Pur mirando a eliminarlo, Gano è sposato con Berta madre di Orlando ed è il maggior consigliere e tesoriere dell’imperatore Carlo, e sfrutta proprio questa posizione per indurlo con circospezione alla rovina in una miriade di situazioni diverse, ma i suoi tentativi vengono continuamente sventati dai cugini Orlando e Rinaldo che lo contrastano. Ottenuto l’esilio di Rinaldo, Gano attira Orlando e gli altri Paladini nelle grinfie del re Marsilio a Roncisvalle, dove vengono massacrati. Ritenuto colpevole, il Conte viene squartato per ordine di Carlo Magno.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dalla letteratura carolingia a partire dalla Chanson de Roland.

 

Gemma della Fiamma

Focosa e geniale principessa figlia dello Scià della Persia.

Dai lunghi capelli neri, bellissima e flessuosa/agile.

Veste abiti e mantelli di rosso, sfoggiando sullo scudo e sull’armatura l’insegna della Fiamma.

Il nome di Gemma è riferito alla cometa che passò in cielo nel momento della sua nascita, prevedendone grande gloria imperiale. Di sorprendenti capacità militari, comanda il contingente persiano che attacca la Germania, e là conosce Erminio e se ne innamora. Perdutasi di vista con l’amato, si rifugia in Moscovia e diviene principale comandante dell’imperatore Rodocaus e di suo figlio il principe Soranzo, che se ne innamora. Durante una guerra con la Cina conduce l’esercito russo in una serie ininterrotta di vittorie penetrando sin a Pechino, dove rincontra Erminio e decide di fuggire con lui. Ritornata in Germania partorisce Tigreleone a Erminio e divide con lui la corona imperiale. In età avanzata, rimasta sola, sposa l’ormai vecchio Soranzo, che mai ha smesso d’amarla, divenendo effettivamente Imperatrice di gran parte del mondo.

Proviene dall’Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, e prima ancóra dai copioni dei pupari Gaetano Crimi, Ciccio Rasura e Angelo Grasso, poi romanzato da Salvatore Patanè.

Un bellissimo Orlando della famiglia Gargano – Fonte: famidisicilia.it

Orlando

Conte d’Anglante, figlio di Berta sorella di Carlo Magno e del conte Milone d’Anglante, uomo puro e tutto d’un pezzo, incorruttibile e buono oltremisura.

È strabico da quando è stato traumatizzato dalla vista del padre ucciso dal re Almonte d’Asia.

La sua armatura talvolta è d’argento e altre d’oro, quella che a suo tempo indossava Ettore di Troia suo antenato, con l’insegna dell’Aquila troiana oppure della Croce, e brandisce l’invincibile spada Durlindana che pure appartenne al pio Ettore.

Orlando, partorito in una grotta fuori Sutri per la fuga di sua madre Berta dall’ira di Carlo Magno, nasce a tutti gli effetti come Gesù Cristo, riverito dai pastori e dagli animali, e benedetto da un angelo che gli conferisce l’invulnerabilità in quanto è l’eletto d’Iddio; infatti, cresce molto più velocemente e diviene fortissimo già da bambino. Ottenuto il perdóno per Berta, si reca anche lui alla corte di Parigi, finché scende in guerra per aiutare il padre Milone già partito, trovandolo ucciso dal re Almonte d’Asia, ma lo vendica salvando Carlo Magno e ottiene dallo zio il posto di Primo Paladino e comandante delle sue armate. Orlando è autore della più grande quantità d’imprese, spesso ordite dal fato affinché lui portasse ordine dove non ce n’era, divenendo il più grande eroe del suo tempo e, forse, di tutti i tempi. Un’ombra si staglia sulla sua figura: innamoratissimo di Angelica, quando la vede con un altro divenne pazzo e inizia a distruggere e ad ammazzare indiscriminatamente, finché viene salvato dalla follia dal cugino Astolfo. Orlando, sposato con Alda la Bella, non intrattiene con lei alcun rapporto carnale giacché giura che prima deve posarle sul capo la corona di Spagna; quando si presenta l’occasione, cade nella trappola ordita da Gano e da Marsilio e muore nell’agguato di Roncisvalle insieme agli altri Paladini. Proviene dai Paladini di Francia, ma la sua leggenda è nata nella Chanson de Roland, unico nesso con il personaggio storico di Orlando, e poi si è travasata in una moltitudine di poemi e romanzi carolingi facendone un personaggio della letteratura fantastica.

Rinaldo di Montalbano

Principe di Montalbano, figlio del duca Amone di Dardenna, libertino e donnaiolo ma buono e sincero.

Biondo dai lunghi capelli, indossa indumenti e mantello verdi e porta una bellissima armatura ora d’oro ora d’argento, con l’emblema del leone antropomorfo e armato dell’ondulata spada Fusberta appartenuta a un gigante.

Rinaldo si segnala da sùbito per il carattere ribelle, sin da giovinetto, quando immeritatamente dopo la morte di suo padre Amone viene macchiato d’essere in realtà figlio del vile Ginamo di Magonza (fratello di Gano) ch’era stato spasimante di sua madre Beatrice, per cui entra nei Paladini solo dopo averlo vinto in duello costringendolo a confessare la sua menzogna, uccidendolo sùbito dopo. La quantità d’imprese compiute da Rinaldo è inenarrabile, soltanto di alcune si può parlare. Gli episodî che più sono importanti nel suo vissuto e ne risaltano il carattere sono quelli che conducono alla sua fine. Decide di ribellarsi più volte all’imperatore Carlo Magno, che insiste nell’ascoltare ciò che gli dice Gano di Magonza, una volta addirittura proclamandosi Imperatore, finché il suo castello di Montalbano viene assediato e distrutto ed egli è costretto a fuggire, esiliato. Compie altre imprese, tra le quali la conquista del trono imperiale di Trebisonda che trasmette a suo figlio Ricciardetto. Ritiratosi in penitenza, viene richiamato da un angelo che lo indirizza a Roncisvalle, ma non fa in tempo a salvare Orlando dalla morte.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dalla letteratura carolingia a partire dalla Les Quatre Fils Aymon.

 

Dama Rovenza

Bella e forzutissima Regina della Soria (Siria Damascena), dal corpo tutto invulnerabile meno che il perineo (proprio così), punto debole ben nascosto!

Brandisce in battaglia un grosso martello da guerra, combattendo sempre appiedata!

Salita al trono della Soria, decide di condurre una personale campagna militare contro la Francia. Intendendo vendicare il re Mambrino d’Asia, assedia Parigi, assistita dallo stregone di corte Tuttofuoco, che rafforza la sua invulnerabilità; nessuno, infatti, riesce a sconfiggerla. In battaglia s’in(s)contra con Rinaldo e se ne innamora perdutamente. Il Principe, informato dal mago Malagigi suo cugino, scopre che il suo punto debole si trova nel perineo e, fingendosi morto, la lascia avvicinare e mentre viene teneramente baciato le trafigge la vulva con la spada; la Dama continua a combattere selvaggiamente pur mentre perde i sensi, e a quel punto viene finita dal paladino Dudone della Mazza.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dal poema anonimo Dama Rovenza del Martello.

 

Uzeta il Catanese

Cavaliere catanese d’umilissima origine ma con l’aspetto e la virtù del nobile più illustre.

Indossa una bella armatura smaltata di nero e sfoggia l’insegna dell’Elefante, nero è pure la sua cappa.

Stalliere regio, respinto dalla principessa Galatea figlia del re Cocolo di Catania, parte per dimostrare il suo valore compiendo imprese, e al suo ritorno salva Catania dall’invasione degli Algerini; da quel momento, riabilitato da Cocolo, è inviato a salvare Roma e poi Vienna da altre invasioni, dei Berberi e dei Tartari, divenendo Arciduca di Vienna. A tutti gli effetti Uzeta diviene “l’eroe mondiale”. Sposata finalmente Galatea, sente che in realtà non lo ama e perciò ritorna a viaggiare e a compiere prodezze, fino a quando, ritornando, trova la moglie pentita che lo aspetta e lo ammira. Ma la relazione ha alti e bassi, e Uzeta si trova ad amoreggiare con una contadina, che genera con lui Osvaldo, il suo unigenito. L’ultima grande guerra di Uzeta è contro l’invasione delle armate egizie guidate da re Faraone, al quale si associa il condottiero circasso Moschiano, che diviene il suo nemico; dopo innumerevoli battaglie riesce a trionfare e salvare Catania e la Sicilia, ma viene colpito da una freccia avvelenata, comincia a perdere le forze e muore dopo alcuni anni.

Proviene dall’Uzeta il Catanese, inventato e poi sviluppato in più versioni da Raffaele Trombetta, da Giuseppe Malfa e da Emilio Musmeci.

Un bellissimo Uzeta della famiglia Napoli – Fonte: lapisnet.it

Zanclea delle Stelle

Bellissima donna dai capelli corvini e aitante, principessa figlia dell’imperatore Galizone d’Africa.

Le sue vesti e il mantello sono blu, la sua armatura è tutta trapuntata di Stelle che sono la sua insegna.

La prima sua impresa nota è la conquista della lontana Cuba nel remoto Occidente. Scende in guerra al comando dell’esercito di suo padre e al suo fianco combatte Trovato, cavaliere trapezuntino in realtà bisnipote del grandissimo eroe austriaco Guido di Santa Croce; s’innamorano. Zanclea conquista la Persia e l’Austria, controllate entrambe dalla discendenza di Guido (che domina molte nazioni in quest’epoca) e poi attacca Roma; ma in realtà Trovato è combattuto tra lei e Zamira, figlia dell’Imperatore di Trebisonda con la quale è cresciuto e che di lui è incinta. Sconfitta a Roma, è costretta a ripiegare a Biserta in Africa ove i nemici stanno contrattaccando, ma viene sconfitta e la sua capitale presa, e per di più scopre che Trovato l’ha abbandonata! Così folle giura di massacrare tutti i correligionari dello spergiuro. Mentre sta per catturare il piccolo Guido II figlio di Trovato con sua madre Zamira e vendicarsi dell’infedeltà di Trovato, viene strangolata a morte dal grosso moro Perì, custode della discendenza di Guido di Santa Croce.

Proviene dal Guido di Santa Croce, precisamente la quarta parte, composta da Costantino Catanzaro all’inizio del XX secolo.

 

Per approfondire

Preciso che alcuni riferimenti all’estetica dei personaggi risale a ricordi visivi, non posso dimostrarla documentariamente.

A conclusione di questa breve esposizione (e credetemi: è veramente breve, non potete avere contezza della quantità di avventure di questi personaggi) posso soltanto darvi un consiglio: approfondite le loro storie, il modo più semplice e immediato è assistere agli spettacoli dei pupari, molti dei quali in questi ultimi tempi sono stati trasmessi in streaming (e rimangono disponibili) per la rassegna Sicilian Puppet Series a opera del Museo Internazionale della Marionette Antonio Pasqualino. Cercate e troverete, Damas y Caballeros!

 

Daniele Ferrara

 

Bibbliografia:

Mimmo Cuticchio, Alle armi, cavalieri! , Donzelli editore 2017
Alfredo Mauceri, Pupi Siciliani – Sicilian Marionettes, Sime Books 2017
Alessandro Napoli, Il racconto e i colori. “Storie” e “cartelli” dell’Opera dei Pupi catanese, Sellerio editore Palermo 2002

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