Tra le luci e gli schiamazzi del pubblico, tra i ticchettii della bacchetta dei direttori d’orchestra ed il luccichio degli abiti impreziositi da brillanti, sul palco dell’Ariston si è levata una figura frastagliata, quasi evanescente. Un metro e ottantacinque, capello niveo, nata nel… No, l’età di una signora non si dice. Ecco chi è Drusilla Foer, la co-conduttrice della terza serata del Festival che ha rubato la scena e fatto parlare di sé.
La nascita di una nobildonna
Drusilla Foer nasce, come personaggio, attorno al 2012 dalla mente dell’attore teatrale e fotografo Gianluca Gori. Di quest’ultimo si sa relativamente poco, a parte che nacque a Firenze nel 1967 ed ha lavorato in diversi film, quale Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek e Riccardo va all’inferno (vincitore di quattro David di Donatello) di Roberta Torre.
Gori ha descritto la nascita del proprio alter-ego con le seguenti parole:
Quando ho scoperto un personaggio così chiaro, così libero, ho pensato che tutti dovessero conoscerla e ho spinto la signora a farsi più visibile.
In realtà, la signora Drusilla venne originariamente interpretata da Maurizio Ferrini nella serie televisiva italiana degli anni Ottanta La donna dei ciliegi, da cui l’attuale Foer prese lo pseudonimo di “Signora Confetti”, per poi passare a “Drusilla Gori” fino al nome con cui la conosciamo oggi. Il nome Drusilla deriva, secondo quanto raccontato da Gori, da «una nottata di sesso sfrenato dei miei nonni in America. Erano su un battello che si chiamava Drusilla».

Oltre ad essere una nobildonna fiorentina (ruolo cucito su misura, dal momento che lo stesso Gori discende da una famiglia nobile) estremamente materialista ed autoreferenziale (ad una domanda su chi sia il suo stilista preferito, tra «Donna Karan, Chanel e Cavalli», lei risponde «Antonietta, la mia sarta personale»), Drusilla è un’influencer su Instagram ed un’attrice teatrale, interprete di Venere Nemica, spettacolo ispirato alla favola di Amore e Psiche ed Eleganzissima, un recital in cui «racconta aneddoti tratti dalla sua vita straordinaria e avventurosa, vissuta fra l’Italia, Cuba, l’America e l’Europa, e costellata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile». I biglietti per il suo tour sono disponibili anche online, con una delle date che si svolgerà a Palermo il 28 marzo.
Eleganzissima al fianco di Amadeus
Durante la serata di ieri, la Foer irrompe senza presentarsi, corre al microfono, pronta per esibirsi tra la confusione del pubblico e dello stesso presentatore.
«Come non sono in gara? Senta coso, senta Amedeo, lei non è informato: io sono una grande interprete, voglio cantare, quindi se ne vada»
La sua particolarità sin dai primi attimi: l’elevatezza, ma anche la spontanea eccentricità conquistano lo spettatore, tenendolo attaccato allo schermo in una stretta di curiosità. Cos’avrà mai da dire? Ma neanche il tempo di porsi questa domanda che il suo piccolo sketch è già terminato, si passa quindi alla presentazione dei cantanti in gara. Per metà della serata rimarrà così: un personaggio – come dicevamo prima – evanescente.

Ecco allora che corre sul palco in costume, scagliando una sottile frecciatina a quella parte d’Italia che «ha paura di un uomo travestito» – così si traveste, da uomo, da Zorro appunto. Da casa, molti spettatori hanno ritrovato nelle parole della Foer una connessione con alcune polemiche sollevate da esponenti politici come il senatore Simone Pillon e l’ex parlamentare Mario Adinolfi.
Una volta Sanremo era lo specchio del Paese. Ora pare un manicomio dove sono tutti omosessuali o “fluidi” e vanno in giro mezzi nudi e coi capelli pitturati manco fossimo tribù cheyenne. Poi in mezzo al caos ridancian-isterico spunta un Massimo Ranieri e ti ricordi di chi siamo.
— Mario Adinolfi (@marioadinolfi) February 2, 2022
Dice che "gli artisti devono potersi esprimere".
Perchè gli "artisti" non provano a sfottere allo stesso modo il Ramadan?#Sanremo pic.twitter.com/i3bOVoeG1v— Simone Pillon (@SimoPillon) February 2, 2022
Molti cantanti in gara la accolgono con gioia, spicca Michele Bravi che racconta della sua presenza al festival come di una vittoria della meritocrazia.
Chiudere la serata in bellezza: il monologo sull’unicità
E la Foer non si lascia sfuggire questo complimento sulla meritocrazia, affermando di essere «una persona molto fortunata ad essere qui» – ma incalza: «date un senso alla mia presenza su questo palco: il più grande atto rivoluzionario che si possa fare oggi è l’ascolto».
Dare ascolto alla propria unicità: sono queste le parole su cui si snoda la riflessione della Foer, in un tono individualista ove riecheggia, però, un senso di io comune:
Ascoltiamoci, doniamoci agli altri, confrontiamoci gentilmente. Accogliamo il dubbio. Anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convinzioni
Il monito è quello di liberarsi dalla prigionia dell’immobilità, di non costruirsi barriere in nome della diversità (termine che l’interprete ha affermato di non apprezzare poiché ritiene che porti con sé un’accezione comparativa, di distanza).
E termina la propria riflessione con una canzone, proprio lì, su quel palco che della canzone ne è la celebrazione:
Se fossi come ero,
non sentiremmo altro che la guerra
In ultima analisi, la Foer è stata in grado di donare un monologo profondo sul senso dell’Io, un invito a ritrovarsi e a stringere la mano alle proprie unicità per elevarle anziché nasconderle, anche laddove fossero considerate negative. Partire dall’Io per arrivare al Noi come unico rimedio contro l’immobilismo e il conflitto. Peraltro, parole che aggiungono ulteriori strati alla profonda complessità di un personaggio che combatte per il diritto di ognuno all’avere quello spazio per sé in cui crescere, diventare ciò che deve essere. Ed infatti si racconta così ad un’intervista per Fanpage:
Non so in che termini si parli oggi di fluidità, mi piace pensare allo scorrere delle cose e la vedo come un’apertura al mondo, una curiosità veloce come l’acqua che scorre e che s’infiltra dappertutto. C’è un detto turco bellissimo: vai con l’acqua e torna come l’acqua. La fluidità per me è anche questo.
Valeria Bonaccorso