Vatican Girl: locandina. Fonte: Netflix

Vatican Girl: storia inedita di uno dei più grandi misteri italiani


 Tra thrilling, flashback e testimonianze reali, “Vatican Girl” è un esperimento riuscito sulla storia della sparizione di Emanuela Orlandi – Voto UVM: 4/5

 

La mini docuserie Vatican Girl, diretta dall’autore e regista Mark Lewis, tra toni cupi ed investigativi, analizza e declina il misterioso caso di Emanuela Orlandi. Formata solo da quattro episodi, racconta tra flashback e testimonianze alcuni retroscena su uno dei misteri più oscuri avvenuti tra le mura vaticane.

La produzione Netflix, in collaborazione con la famiglia della giovane scomparsa, permetterà la fruizione in 160 paesi, dando chiaramente un approccio internazionale al documentario. Infatti, la serie è principalmente in lingua inglese mentre le testimonianze in italiano.

Chi era Emanuela Orlandi?

Emanuela Orlandi era una ragazza di quindici anni di Città del Vaticano, con molte passioni, tra cui la musica. Ed è proprio all’uscita dalla scuola di musica, in un afoso pomeriggio di metà giugno che sparirà senza lasciare più traccia.

Parte quindi una corsa contro il tempo,  scandita da ansie e sensi di colpa dei familiari, nel vano tentativo di ritrovarla: una famiglia distrutta che però, dopo quasi quarant’anni, non si da pace e spera di rivederla ancora in vita.

Vatican Girl: la serie su Emanuela Orlandi

La vicenda prende subito una direzione quasi da thriller politico, tanto da essere definita dagli americani “a Dan Brown story”. Si inizia con tentativi che barcollano nel vuoto e inizialmente riconducono alla mafia e alla criminalità organizzata per poi rivelarsi miseri buchi nell’acqua. La miniserie, che è a tutti gli effetti un esperimento riuscito, racconta come una fotografia, uno spaccato della società durante gli anni Ottanta.

La trama ha una particolarità non indifferente: come afferma anche lo stesso regista, viene raccontata tramite una narrazione retroattiva in cui ogni episodio è scandito dalle testimonianze di familiari e amici. Grazie alla digitalizzazione di alcuni video realizzati al tempo, è stato possibile riportare anche il punto di vista dei fratelli, facendo rivivere al telespettatore la serenità familiare prima della scomparsa.

Le testimonianze: chiave di svolta o buchi nell’acqua?

Intervengono, nei quattro episodi, anche potenziali testimoni della vicenda, da sempre vista come “scomoda”. La  testimonianza straordinaria di Sabrina Minardi, l’ex amante di Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, non lasciano dubbi: dietro questa serie c’è coraggio da vendere!

Dal primo fino al quarto episodio, infatti, si susseguono le interviste a personalità italiane di spicco come Andrea Purgatori o Ferruccio Pinotti, che con il loro contributo offrono testimonianze dirette di chi, in questi anni subito dopo il rapimento di Emanuela Orlandi, era molto vicino alla realtà dei fatti. Le loro interviste ci offrono un puzzle che nell’insieme ha una forma, ma non completa! Mancano, infatti, dei pezzi. Forse questa serie può dare lo slancio per trovarli? Può contribuire a far uscire alla luce del sole la verità?

Sono stati tanti i tentavi di insabbiamento della storia. Infatti il terzo episodio è completamente dedicato a Marco Accetti, un fotografo che nel marzo 2013 si autoaccusa di essere complice nella vicenda. Dopo trent’anni sembra quasi uno spiraglio di luce per la famiglia Orlandi, come una boccata d’aria dopo un lungo periodo di apnea. Si scopre poi però che Accetti è soltanto un mitomane, al quale addirittura verrà diagnosticato il disturbo narcisista della personalità.

 Il tempo stringe in attesa della verità

Sono già diciotto anni che Ercole Orlandi, padre di Emanuela, non c’è più. Mentre la madre, Maria Pezzano, è molto anziana. E’ ancora vivo in lei il desiderio di poter abbracciare la sua bambina, che adesso avrebbe più di cinquant’anni. E’ forte il desiderio anche nel fratello Pietro e nelle sorelle Federica e Maria Cristina. Ed è proprio il tempo il file rouge che lega i quattro episodi, con frames di orologi ricorrenti che scandiscono momenti destinati a finire.

E’ parecchio interessante l’ultimo episodio  con l’intervista concessa da Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi. Infatti, nell’estate del 2019, la donna ha ricevuto un biglietto anonimo con in allegato una fotografia di una tomba. Il biglietto recitava: “Cercate dove guarda l’angelo”. Ma il sepolcro in questione, dopo l’intervento della scientifica, è stato trovato vuoto. E nel momento in cui il legale Sgrò ha chiesto successivi chiarimenti, non ha ricevuto alcuna risposta dagli inquirenti del Vaticano. Perché fare così? Si tratta forse di un caso di insabbiamento? O davvero qualcuno, tra le protette mura del Vaticano, è a conoscenza di qualcosa? Una serie di domande che ancora oggi, a quasi quaranta anni dal quel 22 Giugno 1983, non hanno una risposta. Una risposta che però, la famiglia Orlandi merita di avere.

Quello che il regista Mark Lewis e la produttrice Chiara Messineo si augurano è che la serie possa proporre una visione della storia inedita e questo possa avvicinarci alla tanto agognata verità. E se lo augurano pure gli italiani che da quarant’anni aspettano, come se si trattasse della propria figlia, il ritorno di Emanuela a casa.

Giorgia Fichera 

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