Energie rinnovabili
Pannelli solari. Fonte: Energia Oltre

Energie rinnovabili, l’UE ridefinisce il prossimo traguardo

Nel 2009, i leader dell’UE avevano fissato un obiettivo: il consumo energetico dei Paesi comunitari, entro il 2020, avrebbe dovuto essere coperto per almeno il 20% dalle fonti energetiche rinnovabili (energia solare, eolica, geotermica, idroelettrica, da biomassa). Un obbiettivo che è stato raggiunto, ora da riscrivere per il futuro 2030. I responsabili dell’Unione si sono consultati più volte a proposito e, saltando una prima definizione del traguardo formulata nel 2018, hanno fatto quadra su una nuova quota: si dimostrerà pareggiabile o troppo ambiziosa?

Energie rinnovabili: gli ottimi risultati

Un rapporto nominato “Trends and Projections in Europe 2020” dell’European Environment Agency (EEA) ha proclamato i successi dell’Ue in confronto ai suoi tre principali obiettivi climatici ed energetici da raggiugere entro il 2020. In particolare, l’Ue ha ridotto le emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990, aumentato al 20% la quota di utilizzo di energia rinnovabile e migliorato del 20%  l’efficienza energetica.

E anche la nostra Italia ha ben operato sulle energie rinnovabili, utilizzandole come valore di oltre un quinto dei consumi complessivi di energia (20,4%). Efficientamento onorevole, anche considerato che la percentuale da rispettare per il Belpaese, decisa dalla direttiva del 2009, era pari al 17%.

Risultati ottimi e…mire ottimistiche!

Fatti i conti con gli ottimi risultati del passato, le istituzioni Ue hanno rimodulato le mire comuni in un’ottica più ottimistica. Nel 2018, infatti, era stato concordato l’obiettivo di una quota del 32 % del consumo energetico da fonti rinnovabili entro il 2030. Ma ieri, come riportato da RaiNews, tale percentuale è stata innalzata a 42,5%.

La Commissaria europea all’energia Kadri Simson ha così commentato i termini dell’accordo:

Accolgo con favore l’accordo provvisorio con il Parlamento e il Consiglio su una serie rafforzata di norme sulle energie rinnovabili. Abbiamo raggiunto un compromesso ambizioso. La nuova direttiva rinnovabili è un passo importante nella realizzazione del Green Deal e del RePower Eu.

L’Europarlamento e il Consiglio Ue dovranno ratificare l’intesa per renderla efficace. La direttiva, in quanto tale, obbliga gli Stati membri a pervenire un determinato risultato senza lineare i mezzi utili a ciò, comunque presentando alcuni vincoli più specifici…

Energie rinnovabili: i parametri stringenti della direttiva

Entro il 2030 le energie rinnovabili dovrebbero contribuire al 49% dell’energia utilizzata dagli edifici. Gli Stati membri dovranno scegliere se usare le rinnovabili come quota del 29% nel consumo di energia nel settore dei trasporti, o se ridurre del 14,5% dell’intensità di gas a effetto serra nei trasporti grazie all’uso di fonti rinnovabili.

Inoltre, le rinnovabili dovranno contribuire ai consumi del settore con almeno il 5,5% di biocarburanti avanzati (cioè provenienti da materie prime non alimentari) e carburanti rinnovabili di origine non biologica (idrogeno rinnovabile e carburanti sintetici a base di idrogeno).

Energie rinnovabili
Pale eoliche. Fonte: Startmag

L’impegno “green” dell’Unione, le ultime novità

Gli impegni “green” dell’Unione non si limitano certo alla questione delle energie rinnovabili. Recentemente, altri due temi hanno generato anche più clamore, soprattutto per i loro contingenti fattori di svantaggio economico.

L‘Unione Europea ha deciso che dal 2035 non si potranno più vendere nuove auto con motori benzina o diesel. Un duro colpo per le molteplici aziende vicine alla produzione di un genere di auto che potrà diventare presto obsoleto.

Non meno spinosa è la faccenda della direttiva sulle “case verdi”. Essa prevede l’ottimizzazione energetica degli edifici con l’ambizioso obiettivo di arrivare ad emissioni zero entro il 2050. Sulla sua legittimità si pongono i dubbi di chi crede che il mercato immobiliare subirà una scossa: per la svalutazione degli immobili non energicamente ottimizzati, per le spese di efficientamento energetico necessarie e per la ristrutturazione di edifici storici non considerati tali dalla direttiva.

Gabriele Nostro

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