L’esponente di Fratelli d’Italia e attuale Vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, in accordo con altri venti deputati ha presentato una proposta di legge per vietare l’uso di parole straniere negli atti e nelle intestazioni pubbliche. Rampelli aveva già presentato due proposte di legge per “costituzionalizzare” l’italiano come lingua ufficiale della Repubblica e per chiedere l’istituzione di un Consiglio superiore contro l’abuso di lingue straniere.
Cosa ironica è che il primo a dover essere multato sarebbe proprio il Governo, in quanto la premier Giorgia Meloni ha ribattezzato il “Ministero dello Sviluppo Economico” in “Ministero delle Imprese del Made in Italy” facendo così uso di parole straniere.
Mi accorgo come tutti, anche io che sono patriota, veniamo travolti dall’uso di parole straniere quando per ciascuno di queste parole ne esisterebbero quattro-cinque diverse
Queste le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale aveva invitato gli ambasciatori italiani a usare la loro lingua madre il più possibile.

Carlo Calenda si espone così:
La minaccia per la lingua italiana non è il “forestierismo” (che non vuol dire nulla) ma i bassissimi livelli di lettura. La cosa utile e logica sarebbe stata investire in corsi di lettura per i ragazzi, sconti sui libri, sostegno alle librerie e alle biblioteche.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) April 2, 2023
In Francia il divieto è già regola
Il governo francese ha vietato ai dipendenti statali l’uso di termini inglesi concernenti il mondo ludico. Il Ministero della Cultura francese ha spiegato all’Agence France Presse – Agenzia di stampa francese – che il settore dei videogiochi era colmo d’inglesismi e questo avrebbe potuto causare difficoltà comunicative da parte dei non giocatori.
Il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini non si è detto d’accordo con tale proposta
La proposta di sanzionare l’uso delle parole straniere per legge, con tanto di multa, come se si fosse passati col semaforo rosso, rischia di vanificare e marginalizzare il lavoro che noi, come Crusca, conduciamo da anni allo scopo di difendere l’italiano dagli eccessi della più grossolana esterofilia, purtroppo molto frequente. L’eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano
Secondo gli ultimi dati: dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773%. Quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 parole in lingua italiana.
La proposta di legge in breve
Articolo 1: “La Repubblica garantisce l’uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino in ogni sede giurisdizionale”
Articolo 2: “Gli enti pubblici e privati sono tenuti a presentare in lingua italiana qualsiasi documentazione su territorio nazionale”
Articolo 3: “L’uso di strumenti in ogni manifestazione, conferenza o riunione pubblica organizzata nel territorio italiano è obbligatorio”
Articolo 4: “Chiunque ricopra cariche all’interno delle istituzioni italiane, della pubblica amministrazione, di società a maggioranza pubblica e di fondazioni deve avere padronanza scritta e orale della lingua italiana”
Articolo 5: “Utilizzo della lingua italiana in ogni contratto di lavoro”
Articolo 6: “Uso della lingua italiana negli istituti scolastici e nelle università pubbliche italiane in tutte le offerte formative che non sono rivolte all’apprendimento di lingue straniere”
Articolo 7: “Introduzione di un comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana nel territorio nazionale ed estero”
Articolo 8: “La violazione degli obblighi comporterebbe una sanzione amministrativa di una somma da 5.000 a 100.000 euro”
Gabriella Pino