Nuove paure: scatta l’allarme per il virus Zika

zika-virusZika. È questo il nome del nuovo virus che allarma medici e future mamme, dopo il periodo di ansie e timori per il rischio Ebola da poco trascorso.Il patogeno che oggi desta preoccupazione, è causa di microcefalia negli embrioni delle donne affette e correlato all’insorgenza di gravi disturbi neurologici anche negli adulti, sebbene i sintomi inizialmente appaiano banali.

Isolato per la prima volta nel 1947, in Uganda, nella foresta da cui ha preso il nome, da allora è nota la presenza di questo virus sui primati e su alcuni grandi mammiferi; tuttavia il contagio avviene principalmente a causa di vettori, rappresentati da alcune specie di zanzare tropicali; nonostante ciò le vie di trasmissione accertate sono varie: per mezzo di liquidi biologici quali sangue, urine, sperma, saliva e latte materno. Estremamente allarmante è la via di contagio materno-fetale, come dimostra la presenza del virus nel liquido amniotico di donne gravide infette, affermato per altro da un recentissimo articolo pubblicato su The Lancet da un gruppo di ricercatori brasiliani.Inizialmente causa di piccole e contenute epidemie nel Sudest asiatico ed in alcuni paesi dell’Africa; Zika, arrivato in Brasile solo lo scorso maggio, ha infettato più di 1,5 milioni di persone, portando i medici brasiliani a lanciare l’allarme per le donne in attesa, proprio nell’ Ottobre 2015.

Nella maggior parte dei casi, è fonte di sintomi simili a quelli influenzali: rossore agli occhi, febbre, dolori articolari ed eruzioni cutanee; tuttavia per il nascituro le conseguenze sono terribili: l’infezione da parte di questo virus è infatti strettamente correlata all’incidenza esponenziale dei casi di microcefalia nei paesi in cui Zika è maggiormente presente.Il nesso causa-effetto tra il virus e la manifestazione patologica nei bambini di madri infette non è stata ancora accertata, ma grazie ad uno studio attuato da un gruppo di ricercatori della Hopkins University, della FSU e della Emory University di Atlanta, è stato possibile dimostrare e studiare come il patogeno infetti selettivamente un tipo di cellule staminali neurali (dalle quali origina la corteccia cerebrale), portandole così a degenerazione.Il virus in questione, però, non lede solo le cellule neuronali dei nascituri, ma la sua presenza in individui adulti pare essere correlata ad altri disturbi di tipo neurologico ed autoimmune, come la sindrome di Guillain-Barré (che può portare a paralisi).

Trattandosi di un patogeno virale, ricercatori degli Stati Uniti, del Brasile e di altre grandi nazioni, si stanno impegnando attivamente nella formulazione di un vaccino adatto, ma su questo fronte la comunità scientifica inizia da zero, nell’attesa, sicuramente lunga, è pertanto necessario prendere delle misure cautelative come evitare viaggi nelle zone endemiche e mobilitarsi nell’eradicazione delle zanzare vettori.A tal proposito, inoltre, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) suggerisce anche di ricorrere, quando necessario, all’aborto terapeutico, così da evitare la crescita esplosiva di casi di microcefalia, suscitando non poche polemiche da parte della chiesa cattolica.

 

Morgana Casella

di Redazione UniVersoMe

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