“Un bene al mondo. Se il nostro dolore è un compagno di viaggio e non un fardello”

7193694_1880206“Un bene al mondo. Se il nostro dolore è un compagno di viaggio e non un fardello”

Siamo stati tutti bambini, anche se c’è chi spesso se lo dimentica, il mondo ci sembrava più piccolo, come se oltre il nostro isolato finisse, ma non riusciamo mai a spiegarcelo.
Così è riuscito a raccontarlo Andrea Bajani, travestendo quella che potrebbe essere la storia di ogni bambino in una favola.

“Anche se questa non è una favola per bambini bisogna che io cominci scrivendo C’era una volta, perché era proprio una volta che c’era un bambino. C’era un bambino che aveva un dolore da cui non voleva mai separarsi.”

In “Un bene al mondo” vediamo in azione personaggi reali e immaginari a prova della fantasia di un bambino come tanti che vive in un paese sotto una montagna, ha poche strade, un passaggio a livello che lo divide, e una ferrovia per pensare di partire,  a pochi chilometri da un confine misterioso, proprio come il disegno della copertina.  

Il bambino ha un dolore per amico, che poi tutti i dolori si assomigliano tra di loro.
Lo accompagna a scuola, corre nei boschi insieme a lui, lo scorta fin dove l’infanzia resta indietro.
Ci sono una madre e un padre che, come tutti i genitori, sperano che la vita dei figli sia migliore della loro, divisi tra l’istinto di proteggerli e quello opposto, di pretendere da loro una specie di risarcimento. 

Nel paese vive una bambina, anche se la casa è dall’altra parte della ferrovia, si prende cura del bambino e del suo dolore, lei rappresenta il sogno di felicità del bambino dopo avergli fatto battere il cuore.

Tuttavia il bambino si sente libero soltanto camminando per i boschi cercando di non pensare a ciò che lo rende triste, passa spesso dalla stazione e ormai sa tutti gli orari dei treni a memoria, perché sognare di partire costa di meno. 

Sembra proprio che “dolore” sia la parola chiave di questo libro, un dolore che è nato insieme al bambino e cresce come lui, a volte non lo accetta, altre non se ne prende cura ma in fondo non è un animale alla ricerca di cure, ci cammina accanto come un’ombra, e non lo superiamo perché questa non è una gara, probabilmente Bajani vuole far considerare l’idea di “convivere” con il nostro dolore senza lasciarci schiacciare da esso.

Un bene al mondo è una storia d’amore e di crescita universale, perché racconta quanto può essere preziosa la fragilità quando non la rifiutiamo.
Basta cercarsi su una mappa, disseminare parole per trovarsi, provare altre strade e magari perdersi di nuovo.

L’infanzia finisce nel momento in cui capiamo che la fragilità è una grande ricchezza, proprio da qui può nascere un romanzo, trasformando quel mondo grande lì fuori in un piccolissimo mondo nelle pagine di un libro. 

Serena Votano

di Redazione UniVersoMe

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