Ethiopian Airlines: l’unico superstite. Il ritardo di due minuti che gli salva la vita

Si chiama Antonis Mavropoulos, è cittadino greco e presidente di un’organizzazione non governativa, sarebbe dovuto essere il centocinquantesimo passeggere a bordo del Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines che, domenica 10 marzo, alle 8:44 del mattino (ora locale), 6 minuti dopo il decollo da Addis Abeba, si è schiantato, uccidendo tutti i 149 passeggeri e tutte le persone a bordo.

Invece, Antonis Mavropoulos, arrivato al gate con soli due minuti di ritardo ha avuto la fortuna di perdere il volo, che lo avrebbe reso la sua centocinquantottesima vittima.

E’ lui stesso a raccontarci il fortunato evento attraverso un post pubblicato sulla sua pagina facebook e significativamente intitolato “10 marzo 2019 – il mio giorno fortunato”.

 

 

L’uomo spiega che quella mattina ha avuto un disguido con una valigia e per questo, malgrado abbia fatto di tutto per evitarlo, ha perso l’infausto volo.

Racconta che arrivato al gate lo ha trovato chiuso, e nonostante le preghiere il personale di terra dello scalo di Addis Abeba non gli ha permesso di salire sull’aereo.

Racconta ancora di aver corso per cercare di prendere il volo et 302 Addis Abeba – Nairobi, e che si era molto innervosito perché nessuno lo aveva aiutato a fare più velocemente.

Si legge: “ L’ho perso per due minuti, quando sono arrivato l’imbarco era chiuso e ho visto gli ultimi passeggeri entrare attraverso il tunnel, ho urlato di farmi entrare ma non me lo hanno permesso“.

Lo staff dell’aeroporto gentilmente mi ha spinto a prendere il volo successivo delle 11.20, mi ha chiesto scusa e mi ha portato in una sala di attesa” continua Mavropoulos.

Due guardie di sicurezza mi hanno informato che per motivi di sicurezza e per problemi con una valigia non avrei potuto imbarcarmi. ho protestato, ma poi qualcuno mi ha detto gentilmente di non arrabbiarmi e di dire grazie a Dio, perchè ero l’unico passeggero del volo Et 302 a essermi salvato“.

In un primo momento non capivo, ma ho aspettato che mi identificassero prima di andare via. Dopo ho sentito la terra cadere sotto i miei piedi, ho cercato su internet per trovate informazioni sul volo e degli amici da Nairobi mi hanno informato di quello che era successo. Ho capito allora che dovevo immediatamente contattare la mia famiglia per rassicurare tutti sulle mie condizioni“.

Continua: “Il post l’ho scritto perché voglio dire che fili invisibili guidano la nostra vita.” 

 

 

 

“Davvero è la prima volta che sono contento di avere scritto un post e sono grato di vivere e di avere molti amici che mi hanno fatto sentire il loro amore. Baci a tutti e un caloroso ringraziamento per il vostro commovente sostegno”.

Questo è il lungo e accorato sfogo dell’unico sopravvissuto al disastro aereo di Addis Abeba, che grazie ad un banale disguido, che inizialmente lo aveva fatto infuriare, si è salvato la vita.

Giusi Villa

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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