Scoperto farmaco contro il Coronavirus: i prossimi passi verso l’ufficialità

A pochi giorni dall’isolamento del Coronavirus (genere 2019-nCoV) ad opera del team di ricerca coordinato da Maria Rosaria Capobianchi dell’Ospedale Spallanzani di Roma, giungono altre buone notizie, questa volta dagli Stati Uniti, California. E’ un comunicato stampa dell’azienda biofarmaceutica Gilead Sciences a offrire nuove speranze nella lotta al coronavirus di Wuhan. In coordinamento con le autorità mediche cinesi è infatti stato possibile somministrare ad un piccolo numero di pazienti un farmaco antivirale sperimentale, il remdesivir. I risultati ottenuti sono promettenti.

Molecola di remdesivir

Il remdesivir aveva già mostrato attività in cavie animali infettate dai differenti generi di coronavirus responsabili delle epidemie di inizio millennio. Tra queste la SARS (sindrome respiratoria acuta grave) nel 2002 e la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) nel 2012. Si tratta di un analogo nucleotidico: i nucleotidi sono le unità elementari che costituiscono il DNA. Il remdesivir viene incorporato nella catena di DNA virale al posto di un normale nucleotide e ne provoca il blocco della sintesi.

Il farmaco ha mostrato in vitro attività inibitoria sulla replicazione del virus 2019-nCoV ed in vivo ha ridotto la sintomatologia nei pazienti contagiati. Ne è stato autorizzato l’utilizzo compassionevole negli Stati Uniti. Tuttavia è necessaria una rapida programmazione di studi clinici (randomizzati controllati) per determinare la reale efficacia ed il profilo di sicurezza del farmaco. A tale scopo, al Friendship Hospital di Pechino sarà avviato uno studio placebo vs remdesivir su 270 pazienti con polmonite causata dal virus.

In questi attimi nei laboratori di tutto il mondo si sta studiando l’attività di numerosi tipi di molecole sulla replicazione del virus. E’ notizia di oggi (5 febbraio) che un gruppo di ricercatori cinesi guidati dalla professoressa Li Lanjuan della Zhejian University avrebbero identificato ulteriori due farmaci antivirali particolarmente efficaci contro 2019-nCoV: l’Abidol e il Duranavir. Si tratta però di sperimentazioni in vitro e pertanto le molecole necessitano di essere inserite in protocolli di ricerca di più lunga durata per valutare i reali effetti sui pazienti e scongiurare il rischio di reazioni collaterali. L’OMS infatti allarma: <<Non ci sono ancora terapie efficaci riconosciute contro 2019-nCoV>>.

Alla luce di queste considerazioni riveste ancora più importanza l’isolamento del virus allo Spallanzani di Roma. Difatti era già stato isolato il 10 gennaio a Wuhan, ma è di fondamentale importanza comprendere come il coronavirus si modifichi nel tempo per mettere in atto un’altra strategia nella lotta al patogeno: la formulazione di un vaccino.

Conoscendo la struttura del virus possiamo infatti individuare le proteine che lo costituiscono, comprendere se si adattano o si modificano nel tempo; sulla base di queste conoscenze identificare le proteine immunogene e disegnare su queste un vaccino. Piccole parti totalmente innocue di virus sono in grado di scatenare la risposta immunitaria dell’organismo umano.

Se in un secondo momento l’organismo entra in contatto col virus, il sistema immunitario sarà in grado di riconoscere quelle piccole proteine, attaccarle, neutralizzare il virus e prevenire l’infezione. Tuttavia anche in questo caso la formulazione di un vaccino sicuro richiederà mesi.

In attesa che la potenza tecnica della scienza porti alla luce un farmaco efficace, è auspicabile che i protocolli di igiene attuati dal OMS a livello globale favoriscano la riduzione dei contagi e, come conseguenza diretta, la circoscrizione ed il controllo dell’epidemia.

Mattia Porcino

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