Webinar UniMe: “Il fenomeno del body shaming”

Si è svolto ieri, 19 Ottobre 2020 alle ore 15:00 in diretta Facebook e sulla piattaforma Microsoft Teams dell’Ateneo di Messina, il webinar “Il fenomeno del body shaming“. L’iniziativa si è tenuta nell’ambito della presentazione dei Corsi di Laurea dei Dipartimenti di Civiltà Antiche e Moderne e di Giurisprudenza ed all’interno del ciclo di incontri con le Scuole Superiori su “Social Media e nuove tendenze”. Un incontro realizzato per far comprendere ai più giovani come gli istituti universitari consentano loro di affrontare tematiche quotidiane, di vivere meglio nella realtà in cui si trovano e di comprendere appieno i fenomeni che li circondano, quindi osservando questo fenomeno dal punto di vista del diritto e della comunicazione.

La prof.ssa Francesca Pellegrino, coordinatrice del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, ha presentato le finalità e gli obiettivi del corso, parlando di un rinnovamento che prevede tre diversi percorsi: Forense, Impresa, Lavoro e Pubblica amministrazione e, infine, Internazionale ed europeo. Questi percorsi, a differenza dei precedenti indirizzi esistenti, sono stati orientati sui possibili sbocchi occupazionali della laurea in Giurisprudenza. Sono previsti insegnamenti in lingua inglese proprio per indirizzare il corso verso un piano internazionale. Al termine del percorso vi è la possibilità di acquisire un doppio titolo, in quanto è stata attivata una convenzione con l’università spagnola: Universidad de Castilla -La Mancha.

Il prof. Marco Centorrino, coordinatore del corso di laurea in Scienze dell’Informazione: Comunicazione pubblica e tecniche giornalistiche, ha affermato che, in occasione del decimo anno di inaugurazione del corso, si è deciso di modificare in parte la struttura del corso per aggiornarlo rispetto a quelle che sono le esigenze del momento, il mercato del lavoro e ciò che il mercato del lavoro richiede.

Dopo l’introduzione ai corsi, il prof. Francesco Pira, delegato del Rettore alla Comunicazione, ha preso la parola, partendo dalla definizione di social network, affermando che “sono divenuti ormai luoghi di costruzione identitaria in cui definire anche la propria intimità, sessualità e genere. Al centro di tutto vi è il corpo che rappresenta il dominio della sessualità e quest’ultima rappresenta l’io. Nell’era della vetrinizzazione, il modo di presentarsi, essere grassi o magri, alti o bassi, il modo di vestire e di truccarsi, scatenano il linguaggio d’odio e forme di bullismo, cyberbullismo e discriminazione.” Con questo incipit introduce il fenomeno del body shaming. Le vittime di body shaming le possiamo trovare in ogni contesto sociale, in modo particolare nel mondo dello spettacolo dato che parliamo di personaggi che ogni giorno si espongono e, anche nei momenti in cui si vorrebbe avere un po’ di privacy, quest’ultima viene negata dai paparazzi che colgono l’attimo giusto per mostrare quei pochi momenti di vita da persona comune in prima pagina. Tra le vittime di body shaming ha citato la cantante Elodie, la quale racconta che un noto cantante le ha detto più volte di mangiare per il suo fisico; Vanessa Incontrada che ultimamente ha fatto molto parlare di sé per la sua scelta di posare nuda sulla copertina di Vanity Fair, proprio per combattere il fenomeno del body shaming; la cantante Arisa, attraverso un post su Instagram, mette in mostra tutte le sue forme scrivendo: “Sono un albero di arance, un panino al latte, una dea.” Il post ha raggiunto in poche ore tantissimi like come segno di apprezzamento per il gesto. Un’altra vittima recente di body shaming nel mondo dello spettacolo è stata la cantante Billie Eilish: “in 10 mesi ha sviluppato un corpo da mamma”, “fa più schifo di Adele 10 anni fa”, “a me fa senso quella pancetta”. Questa è la generazione dei selfie e di Instagram, le cui massime esponenti sono le influencer, modelle dai corpi presunti perfetti, che sono il frutto del fotoritocco d’immagine o della chirurgia estetica. Questa nuova logica di “Influencer system” influenza i comportamenti dei ragazzi, e, in particolare, delle ragazze.

Oggi sui social perdiamo ogni freno inibitorio. Pensiamo di pubblicare tutto quello che di gradevole o assurdo produciamo. Dobbiamo, invece– conclude il professore Pira- imparare a salvaguardare la parte emozionale legata al proprio io. Viverla fuori dallo schermo del nostro smartphone per entrare nella vita reale. Non bisogna avere nessun complesso di inferiorità a causa dell’aspetto fisico, andare al di là delle imperfezioni, imparare a riconoscere quanta bellezza è presente in noi indipendentemente da quelle che possono essere le forme e le proporzioni.

Il prof. Stefano Agosta, organizzatore dell’incontro, ha ricostruito un modello descrittivo di questo fenomeno. Descrive il body shaming come una violenza più subdola, in quanto non parliamo di violenza fisica, ma di violenza psicologica. Si distinguono, dal punto di vista etimologico, Body shaming e Body shame. Body shaming è l’atto di far vergognare qualcuno per il proprio corpo, e si contrappone o si completa con l’espressione body shame che riguarda la conseguenza di questo atto sulla persona. Distingue diversi tipi di esteriorità: un aspetto fisico caratterizzato dalle nostre parti del corpo, un aspetto fisico modificato a causa di patologie e un aspetto fisico modificato per libera scelta. Le critiche interessano persone di ogni età e sesso, ma i più colpiti sono i giovani a causa dell’era dei social in cui viviamo, con maggiore incidenza sulle donne. Afferma che “è importante distinguere quella che è l’espressione di un giudizio costruttivo, non dettato da una volontà distruttiva ma da una preoccupazione, dal commento distruttivo volto al disprezzo e alla derisione. Conclude affermando che, per combattere il body shaming, hanno fondamentale importanza gli incontri con le scuole. Importante è anche la disapprovazione da parte degli utenti, infatti è stato inaugurato l’hashtag #bodypositive da alcune influencer.

La prof.ssa Maria Astone, docente di diritto privato nel dipartimento di Giurisprudenza e presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Sicilia (CO.RE.COM), afferma che l’intervento del CO.RE.COM Sicilia sia importante perché presta attenzione a tutte le problematiche che si pongono in internet nei confronti dei soggetti vulnerabili, infatti, a Luglio 2020, è stato istituito l’Osservatorio Internet e Soggetti Vulnerabili proprio per monitorare i fenomeni di abusi e devianza che si consumano sulla rete, di cui fanno parte professori delle università siciliane, tra cui sociologi e psicologi.

Il webinar si è concluso con le domande dei ragazzi delle scuole superiori, alle quali i docenti hanno risposto chiarendo dubbi e curiosità.

 

Diana Colombraro

 

Immagine in evidenza: changethefuture.it

di Redazione UniVersoMe

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