USA, Donald Trump sotto indagine per sottrazione di documenti riservati

Dopo mesi in cui la sua figura sembrava essere uscita fuori dai radar, Donald Trump torna a far parlare di sé. L’ex presidente degli Stati Uniti d’America è sospettato di uso illecito di documenti riservati a cui ha avuto accesso nel corso del suo mandato e che non ha restituito al termine dello stesso. L’accusa arriva direttamente dalla National Archives and Records Administration (NARA), l’agenzia governativa preposta alla conservazione dei più importanti documenti governativi e storici del paese, la quale ha più volte sollecitato l’entourage di “The Donald” a restituire quanto sottratto agli archivi statali.

La villa a Mar-a-Lago, Florida, di Donald Trump, fonte: breaking911.com

Le quindici scatole di documenti portate a Mar-a-Lago

In America vige dal 1978 il “Presidential Records Act”, legge che ha trasferito la proprietà legale dei documenti e delle registrazioni dei presidenti e vicepresidenti statunitensi allo Stato ponendoli sotto la supervisione della suddetta NARA. L’atto è stato più volte citato dagli archivisti messisi in contatto nel corso dello scorso anno con i collaboratori di Donald Trump senza mai però ottenere una risposta ufficiale. Secondo quanto previsto dalla normativa, l’imprenditore newyorkese avrebbe dovuto restituire diversi faldoni di documenti, confidenziali e non, entro il 20 gennaio 2021 ma questi ha volontariamente deciso di non adempiere a tale dovere e portare la documentazione sottratta nella sua casa a Mar-a-Lago, in Florida.

Per quasi un anno dunque i documenti sono rimasti a disposizione dell’ex presidente. Secondo quanto riportato da un informatore del Washington Post si sarebbe trattato di un ammontare tale da necessitare di quindici scatoloni per il trasporto. Dopo un anno di solleciti caduti nel vuoto, Davide Ferriero e gli altri vertici degli archivi hanno deciso di non richiamare più alla collaborazione l’entourage di Donald Trump e di agire direttamente. A fine gennaio 2022 un camion dell’agenzia è arrivato in Florida e ha recuperato quanto sottratto agli Archivi Nazionali di Washington. Come riportato dalla medesima fonte anonima, tra gli scatoloni era presente tanta documentazione innocua, come per esempio le comunicazioni di servizio e le indicazioni formali per gli eventi pubblici. Presente anche la lettera che Barack Obama lasciò sul “resolute desk” nello Studio Ovale, il giorno prima di lasciare la Casa Bianca. Confermata anche la presenza delle lettere scambiate con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e la mappa dell’uragano Dorian, divenuta a suo tempo famosa per essere stata modificata con l’ausilio di un pennarello per confermare quanto affermato dallo stesso Trump.

 

Kim Jong-un e Donald Trump, fonte: KTLA

Presenti anche documenti relativi all’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021, prontamente girati alla commissione della Camera che sta indagando su questi ultimi, ma ritrovati in pessimo stato per via dell’abitudine di Trump di buttare o strappare i documenti ritenuti da lui scomodi. I fogli in questioni erano stati infatti strappati e riparati con il nastro adesivo.

La non curanza di Trump

Che Donald Trump fosse un soggetto allergico al rispetto della burocrazia era cosa ben risaputa alla Casa Bianca. Come detto sopra, non era inusuale per i suoi collaboratori aggiungere ai loro compiti quello di recuperare e riparare la documentazione passata dalle mani dell’ex tycoon, spesso finita addirittura al difuori dello Studio Ovale. Ma oltre all’indifferenza con cui maneggiava rapporti o file anche classificati vi è un ulteriore gatta da pelare per l’Agenzia. Resta infatti da capire se oltre alla sottrazione di documenti per mero capriccio possa configurarsi anche l’accusa di sottrazione al fine di occultamento di materiale classificato attinente alle decine di controversie che hanno segnato la presidenza trumpiana. In particolar modo l’attenzione è incentrata sulle questioni attinenti le due procedure di impeachment: i rapporti con il leader ucraino Volodymyr Zelensky e l’assalto a Capitol Hill. Motivi che, secondo fonti interne, avrebbero spinto i vertici degli Archivi Nazionali a chiedere al dipartimento di Giustizia di avviare un indagine per appurare la presenza o l’eventuale assenza di documenti “classified”. Nel caso in cui documenti con tale connotazione non dovessero essere stati totalmente interessati dalla sottrazione di Trump allora sarà molto difficile che quest’ultimo incappi in procedimenti a carico della sua persona. Discorso diverso invece se ciò dove essere rilevato, ma ancora si tratta di un grosso, ma non improbabile, “se”.

 

Filippo Giletto

 

 

 

di Filippo Giletto

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