Fonte: corriere.it

Buffalo: odio razziale e suprematismo bianco. Un ragazzo uccide 10 persone in un supermercato

Nel pomeriggio di sabato 14 Maggio, un ragazzo di 18 anni, armato di fucile AR-15, ha ucciso 10 persone nei pressi di un supermercato a Buffalo, negli Stati Uniti. Catturato dal corpo di polizia locale si è successivamente dichiarato non colpevole di omicidio. Il giudice non ha concesso alcuna cauzione, il ragazzo è attualmente detenuto in una struttura penitenziaria in attesa del processo.

Gli sviluppi della vicenda

Payton Gendron – autore della strage – vive a Conklin, una città della contea di Broome dello Stato di New York. Per raggiungere il luogo del delitto ha viaggiato per 300 kilometri con la sua auto munito di un giubbotto antiproiettile e di un fucile. Una volta arrivato nei pressi del supermercato di Buffalo, Tops Friendly Market, ha prima sparato a 4 persone nel parcheggio antistante, uccidendone 3. Una volta entrato all’interno, ha continuato la sparatoria, colpito gravemente altri 9 civili, di cui 7 sono morti e 2 sono rimasti feriti. Una volta uscito dal supermercato le autorità locali erano sopraggiunte sul posto, Gendron si è inginocchiato ed ha puntato l’arma sul suo mento, poi, però, l’ha lasciata cadere al suolo.

Immagine del supermercato dove è avvenuta la sparatoria. Fonte: ilfattoquotidiano.it

Il presidente Biden: “Atto di terrorismo interno”

La notizia, ovviamente, sin da subito, ha raggiunto ogni angolo degli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden in merito a quanto accaduto ha dichiarato:

«Un crimine ripugnante e motivato dall’odio razziale perpetrato in nome della disgustosa ideologia del nazionalismo bianco. Un atto di terrorismo antitetico a ogni cosa che rappresenta l’America. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per porre fine a questo terrore alimentato dall’odio.»

Dietro ad un’azione del genere ci sarebbe dell’immotivato razzismo, è chiaro ed evidente. Il ragazzo, poco prima della strage, aveva pubblicato unmanifesto” delle proprie idee e intenzioni sui social. All’interno dello scritto – lungo addirittura 180 pagine – vi sono delle parti che rimandano ad una “filosofia” che si sta propagando all’interno di movimenti di estrema destra negli Stati Uniti. Si tratta della cosiddetta teoria dellaSostituzione dei bianchi“. Secondo questo pensiero cospirazionista negli Usa il tasso di persone dalla pelle chiara si sta radicalmente abbassando e tenderà ad estinguersi in favore della popolazione afro-americana.

Ecco spiegato il perché dei già citati 300 kilometri per raggiungere proprio quel supermercato, che generalmente gode di una clientela principalmente composta da persone di colore. Tra i frequentatori più assidui del supermercato in questione spicca proprio il sindaco di Buffalo, Byron Brown che amareggiato dalla vicenda ha dichiarato:

«Questa persona è venuta qui con l’obiettivo esplicito di uccidere il numero più alto possibile di neri.»

Le polemiche sulla vendita delle armi da fuoco e sull’utilizzo dei social

«E’ stata un’esecuzione stile militare su innocenti che volevano solo fare la spesa. Basta con la violenza delle armi da fuoco

Questa la dichiarazione del governatore dello stato di New York, Kathy Hochul. Parole che lasciano trasparire molta rabbia e che indirizzano l’attenzione su un argomento che negli ultimi anni è stato al centro di molti dibattiti negli USA: la vendita relativamente libera di armi da fuoco. Non si ha l’assoluta certezza riguardo l’acquisto del fucile semiautomatico da parte di Gendron. Molte sono però le indiscrezioni che sostengono l’acquisto illegale e la successiva modifica dell’arma in modo da renderla più “efficace”.

La particolarità della strage di Buffalo risiede anche nella body-cam attraverso il quale il 18enne ha trasmesso una diretta dell’attacco su un noto social – twitch – successivamente rimossa. Anche riguardo l’utilizzo sconsiderato dei social si sentono spesso opinioni, anche opposte le une dalle altre. C’è chi ne critica l’aspetto troppo “aperto” per ciò che riguarda la libertà di espressione dei creator che molto spesso dato il loro grande seguito sono in grado di influenzare – nel bene e nel male – il grande pubblico. Sembra essere di questo avviso lo stesso governatore Hochul che ha dichiarato:

«Le piattaforme devono essere responsabili di monitorare e sorvegliare i contenuti. consapevoli, in casi come questo, di poter essere ritenute complici. Forse non legalmente ma almeno moralmente

C’è chi invece si pone in una posizione contrastante rispetto a quest’ultima. Chi sostiene quindi che gli utenti dei social non debbano necessariamente avere una limitazione nel linguaggio o nei comportamenti. In questo modo si liberano dalla responsabilità sostenendo che i social non debbano avere un ruolo educativo. Di fronte a casi come questi quindi chi sostiene tale pensiero potrebbe lasciar ricadere la colpa su quelle istituzioni sociali che probabilmente non sono state capaci di formare la persona, istituzioni come la famiglia o gli ambienti dell’istruzione.

Francesco Pullella

 

 

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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