L’Assemblea spagnola ha approvato la legge sull’eutanasia . La norma andrà a regolamentare non solo l’eutanasia, descritta come “somministrazione di una sostanza al paziente da parte di personale sanitario competente”, ma anche il suicidio medicalmente assistito. Quest’ultimo definito come “la prescrizione o la dotazione da parte di personale sanitario di una sostanza al paziente, in modo che questo possa somministrarsela in autonomia, per causare la propria morte”.
Il premier spagnolo Pedro Sanchez, fonte: ilpost
Il testo, proposto dal partito del premier spagnolo Pedro Sánchez, il Partito Socialista, ha ricevuto la sua approvazione definitiva in Senato giovedì 18 marzo . Con 202 voti favorevoli, 141 contrari e due astenuti la legge è entrata in vigore nonostante l’opposizione dei partiti conservatori di destra : il Partito Popolare (centrodestra), Vox (estrema destra) e l’Union del Pueblo Navarro (partito di centrodestra della Navarra). Tra le motivazioni mosse dalle forze di opposizione vi è principalmente la considerazione del testo legislativo come una legalizzazione dell’omicidio.
Le forme dell’eutanasia
Con l’approvazione del testo di legge la Spagna diviene uno dei pochi paesi al mondo, dopo Olanda, Belgio, Lussemburgo, Canada, Nuova Zelanda e Colombia, ad avere legalizzato l’eutanasia in tutte le sue forme : attiva, passiva e suicidio assistito. Nel paese iberico i malati saranno autorizzati a fare ricorso all’eutanasia attiva , cioè la possibilità di ricevere la somministrazione di sostanze letali da parte di un medico, a quella passiva , che comporta la sospensione di un farmaco cosiddetto “salvavita”, e al suicidio assistito , che consente al paziente di ricevere farmaci letali che sarà lui stesso ad assumere. La legalizzazione di queste norme garantirà il diritto delle persone di poter scegliere, in caso di sofferenze insopportabili, e di poter interrompere l’accanimento terapeutico sui malati. Proprio il riconoscimento dell’eutanasia come diritto ha mosso le maggiori critiche da parte dell’Ordine dei medici spagnoli oltre che dal Comitato spagnolo di Bioetica. Questi ultimi si rifiutano di considerare tale riconoscimento come un diritto e affermano che vigileranno sul modo in cui verrà regolamentata l’obiezione di coscienza.A differenza di altri paesi come Svizzera, Francia, Austria, Germania, Danimarca, Norvegia, Ungheria, Lituania, Lettonia che invece autorizzano o l’eutanasia passiva o il suicidio assistito.
Manifestanti a favore del diritto all’eutanasia, fonte: Corriere della Sera
Prima della legge
Prima dell’approvazione della legge, l’eutanasia “attiva” era vietata dall’articolo 143 del Codice Penale spagnolo , che puniva con il carcere da 2 a 10 anni chi avesse aiutato altre persone a morire. Nel caso in cui la persona avesse sofferto di una malattia grave e incurabile la legge prevedeva le pene più lievi previste dal Codice per chi l’aveva aiutata a morire. In 11 delle 17 comunità autonome della Spagna era però già permessa la cosiddetta “eutanasia passiva” , che come detto non prevede la somministrazione di un farmaco da parte dei medici ma solo la sospensione delle cure o lo spegnimento dei macchinari che tengono in vita la persona.
Come ottenere l’eutanasia secondo la nuova procedura
Il testo di legge parla di eutanasia solamente nel caso in cui vi siano “malattie gravi e incurabili ” o “patologie gravi, croniche e disabilitanti ”, che non permettano l’autosufficienza e che generino “una sofferenza fisica e psichica costante e intollerabile”. Di conseguenza il diritto all’eutanasia è esercitabile solamente in un contesto di sofferenza che “la persona percepisce come inaccettabile e che non possa essere mitigata in altro modo”. Per potere accedere alla procedura il paziente deve essere in possesso della cittadinanza spagnola oppure essere legalmente residente nel paese. Deve inviare due esplicite richieste scritte a distanza di 15 giorni l’una dall’altra ed essere “assolutamente capace di intendere e di volere” . La richiesta dovrà essere approvata da due medici e da un organo di valutazione che si riservano la possibilità di rifiutare la domanda nel caso in cui i criteri di cui sopra non siano soddisfatti. Il personale medico avrà libertà di coscienza per rifiutarsi di prendere parte alla procedura così come garantita dal servizio sanitario nazionale. Dalla procedura si evince che bisogna avere confermato in quattro momenti la propria volontà, accompagnata inoltre dai referti medici necessari per dimostrare la propria condizione. Dopo l’accoglimento da parte della commissione esaminatrice il paziente dovrà dare un’ultima volta il suo consenso.
Marco Cappato in tribunale, fonte: associazionelucacoscioni.it
L’eutanasia in Italia e all’estero
In Italia l’eutanasia e il suicidio assistito sono ancora illegali . L’articolo 580 del nostro Codice Penale sanziona l’istigazione o l’aiuto al suicidio con la reclusione da 5 a 12 anni. Ma nel 2019 la Corte costituzionale ha dichiarato che non sempre è un crimine aiutare a porre fine alla propria vita qualcuno sottoposto a “sofferenze intollerabili”. Da anni numerose associazioni si battono in prima linea per il riconoscimento del diritto al fine vita, in particolare l’Associazione Luca Coscioni e il suo esponente Marco Cappato sulla cui esperienza personale è stata emanata la sopracitata sentenza.
In altri paesi attualmente l’eutanasia è legale in Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Canada. In alcune zone degli Stati Uniti e dell’Australia è consentita mentre in Colombia una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che la pratica è legale, tuttavia non è ancora normata. In Nuova Zelanda invece la legge è stata approvata e dovrebbe entrare in vigore il prossimo novembre.
Filippo Giletto