Nootropi: e se potessi studiare 24h al giorno senza sentirti mai stanco?

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Avete mai visto Limitless? Eddie Morra è uno scrittore in fase depressiva, la sua vita è costellata di ‘’mai na gioia’’ e sta per decidere di darci un taglio. Poi incontra per caso il suo ex- cognato, che di mestiere fa lo spacciatore, e gli racconta i suoi problemi davanti un caffè. E allora lui, dato il suo lavoro, cosa fa? Gli dà delle pillole dicendo che gli cambieranno la vita per sempre.

In effetti queste non sono le solite pillole di merda sintetica: sono pillole che amplificano il funzionamento del cervello umano. In pratica, pillole dell’intelligenza. Grazie ad esse, Eddie, riesce a fare qualsiasi cosa in brevi periodi di tempo: quello che riusciamo a fare noi in un’ora, lui la fa in un secondo.

Scoperta della vita o rovina totale? Questo sta a voi scoprirlo, se deciderete di vedere il film.

Ma, come spesso accade, la realtà supera di gran lungo la fantasia. Il nostro cervello si accende: proviamoci davvero a creare qualcosa che amplifichi le nostre capacità cognitive. E così che, negli ultimi anni, hanno preso sempre più piede le Smart Drugs: le Droghe Intelligenti. Ammettiamolo, non c’è ossimoro più paradossale dell’abbinamento di queste due parole.

In termini scientifici, parliamo dei Nootropi (deriva dalle due parole greche “noos” (mente) e “tropein” (sorvegliare)), sostanze che aumentano e aiutano la produzione di alcuni neurotrasmettitori fornendo al fisico i precursori e i co-fattori di cui ha bisogno. I quattro neurotrasmettitori presi in causa sono acetilcolina, serotonina, dopamina e norepinefrina. Aumentando la quantità di essi in circolo c’è un miglioramento nell’apporto di ossigeno e di stimolazione della crescita nervosa.

Sintetizzate per la prima volta nel 1964, le sostante nootropiche sono generalmente usate in medicina come farmaci contro malattie neurodegenerative gravi quali Parkinson, Alzheimer, Sclerosi Multipla. La loro caratteristica è quella di avere un’azione diretta ed esclusiva sull’encefalo assicurando l’aumento della vigilanza corticale e della selettività della corteccia telencefalica del cervello. A beneficiarne sono soprattutto le funzioni cerebrali compromesse da patologie e condizioni degenerative di origine genetica.

Nell’encefalo, a seconda della classe appartenente, svolgono tutta una serie di funzioni quali stabilizzare l’umore, migliorare l’energia celebrare, l’agilità mentale, concentrazione, resistenza e attenzione, aumento della memoria e stimolanti dell’apprendimento.

Eureka! Verrebbe da urlare. Potrebbe sembrare la scoperta dell’America per lo studente universitario medio. Una tentazione difficile da resistere, stiamo parlando di un’amplificazione celebrale tale da poter rimanere ore e ore piegati sui libri senza mai provare stanchezza. Ed è per questi motivi che stanno diventando una vera moda, dilagando tra le aule di college e università di tutto il mondo, soprattutto inglesi.

In Gran Bretagna, infatti, 1 studente su 10 ne fa uso, accanto al già affermato Modafinil, farmaco utilizzato nei deficit di attenzione e iperattività, che già da qualche anno aveva preso piede tra gli studenti. Anch’esso sembrava una manna dal cielo se non fosse che, come tutti i farmaci mal utilizzati e le droghe, fa sprofondare in uno stato di apatia e depressione dal momento in cui l’effetto svanisce.

È tutta, ovviamente, una mera illusione. Le sostanze nootropiche possono provocare danni all’organismo. Secondo una ricerca della Drexel University di Pittsburgh, alcune sostanze possono ridurre la plasticità dei network neuronali del cervello provocando un’overdose di dopamina, glutammato e norepinefrina.

I ricercatori sottolineano la pericolosità degli effetti collaterali nei soggetti più giovani, fino ai 30 anni, un’età nella quale il cervello si sta ancora sviluppando.
“Individui sani corrono il rischio di superare i livelli ottimali di quelle sostanze e divenire iperdopaminergici o ipernoradrenergici, aggravando di conseguenza le espressioni comportamentali che stanno cercando di migliorare”, scrivono i ricercatori della Drexel.

Il gioco vale la candela? Vale la pena rischiare lo sviluppo di malattie gravi quali deficit cognitivi e motori, depressione, schizofrenia? Forse è più sensato ‘’mettere il culo sulla sedia’’ e studiare rispettando le proprie abilità e limiti.

Elena Anna Andronico

di Elena Anna Andronico

Elena Anna Andronico, Membro del Consiglio fondatore di UniVersoMe e co-responsabile di Radio UniVersoMe. Classe 1993, studio Medicina e Chirurgia e mi occupo della rubrica ''Scienza e Ricerca'' insieme al collega Gugliotta. Ho diverse passioni, dalla fotografia al pianoforte, dal nuoto alla scrittura. Quest'ultima, seppur è stata sempre un gioco, mi ha permesso di farmi conoscere attraverso la pubblicazione di un romanzo nel 2013. Ad oggi ho lavorato per RadioStreet, scritto per vari blog e testate giornalistiche no- profit. Il mio grande sogno è la chirurgia.

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