When you are too blessed to be stressed

Caro lettore

Ti immagino mentre, annoiato, forse stanco, leggi queste parole. Siamo già a Giugno, lo so bene – io, come te tra l’altro, mi ritrovo ad essere naufraga tra libri e dispense varie… eppure vorrei che anche tu capissi la bellezza del momento presente. Sì, hai letto proprio bene: c’è scritto bellezza!

Ma come, starai pensando, cosa c’è di bello nell’alzarsi la mattina con le idee ancora una volta confuse, magari, proprio su quel concetto che pensavi di aver capito e di poter archiviare tra le nozioni assimilate e metabolizzate definitivamente? Cosa c’è di bello nel ritrovarsi il cellulare intasato di messaggi da parte dei tuoi carissimi e fedeli compagni di corso che come te, sono alla ricerca della “versione ufficiale” su un determinato argomento e  cominciano a confrontarsi ed interrogarsi e confondersi e confonderti, facendo venire l’ansia persino alle tue ansie? Cosa c’è di bello nel vedere il sole splendente fuori dalla finestra, in un cielo azzurrissimo che si confonde con il mare all’orizzonte, mentre tu sai di dover stare seduto alla tua (rigorosamente scomoda) sedia di legno, ma soprattutto, sai di dover rimanere concentrato, altrimenti è la fine. Cosa c’è di bello in tutto questo, ti chiedi.

Eh, apparentemente ben poco: siamo giovani, arriva la bella stagione, gli aeroporti pullulano di gente più del solito, le spiagge si riempiono, le città si svuotano, tutto il mondo è in movimento, mentre tu, tu sai di dover stare fermo. Infatti studiare è un tuo dovere, tutti quanti hanno scommesso su di te, la tua famiglia, i tuoi amici, magari anche i tuoi vicini di casa, si aspettano di vederti con quella corona d’alloro a cingerti il capo, mentre un sorriso ineffabile ti piega il volto.

Potrei dirti che questo pensiero sia sufficiente a tirarti su e darti la forza, la volontà di continuare, ma non sarebbe completamente vero. Certo, avere uno sguardo positivo sui tempi a venire, può essere fonte di coraggio, ma siamo uomini ed abbiamo sempre bisogno di concretezza, di speranze tangibili che possano raggiungerci adesso, nel presente e stringerci forte, forte per abilitarci ad affrontare ogni giorno sempre con rinnovato entusiasmo.

Allora, caro lettore, pensa al giorno, in cui mettesti piede per la prima volta in facoltà, alle prime persone incontrate, le prime parole pronunciate dai professori, quella luce particolare che hai colto nello sguardo di tutti gli altri, felici come te di intraprendere questo nuovo percorso, magari lungo ed arduo, ma al contempo, l’unico che sembra essere stato pensato solo per te, l’unico in cui ti senti,  di esame in esame, sempre al tuo posto – nonostante la stanchezza e la quotidianità. E pensa a quanto dovresti essere grato per questa opportunità unica, di poter studiare cioè, quello che hai sempre desiderato, quando magari, nel modo, questa possibilità non è concessa a tutti. Quando senti, tra una pausa ed un’altra, dell’ennesimo attentato causato da folli integralisti islamici che al suon spietato di “Allah Akbar”, continuano a spezzare vite innocenti senza pietà e ringrazi che questa sorte non sia toccata anche a te, ringrazi di avere ancora tempo. Caro lettore, pensa alla generazione dei tuoi nonni che esattamente alla tua stessa età è stata costretta ad abbandonare sogni e speranze per essere coinvolta in una folle, quanto inutile guerra senza vinti, né vincitori; pensa all’umanità tutta, sofferente, in questo “nuovo” mondo che abbiamo creato ed a tutte quelle storie di vite meravigliose spese al servizio dei più indifesi ed emarginati.. storie di cui probabilmente non ne avrai mai contezza perché il bene fa sempre meno scalpore del male.

Renditi conto che quello che sei chiamato a fare, adesso, in questo preciso momento della tua esistenza, in cui ti sono richiesti tanti sacrifici, è sì, la parte più importante che potrà determinare chi sarai in un domani non troppo lontano, ma, non coincide affatto con quella che definiremmo una condizione disperata! Renditi conto che l’hashtag “MaiNaGioia”, proprio non s’addice alla tua situazione; ché prendere sul serio gli studi, senza lagnarti, è proprio il minimo che tu possa fare portando così una pietra al cantiere per la realizzazione di una società migliore, più sana. E’ necessaria l’opera di tutti, anche la tua, affinché il mondo possa raggiungere il suo destino, la sua destinazione.

Allora non è dello studio, degli esami che dovresti preoccuparti, caro lettore, ma del tuo atteggiamento dinnanzi ad essi.

 

Ivana Bringheli

di Redazione UniVersoMe

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